Unioni gay, avanti poco e con cautela

par UAAR - A ragion veduta
giovedì 26 giugno 2014

La brusca accelerazione in tema di diritti per le coppie omosessuali, imposta dalla recente sentenza della Corte costituzionale, sta creando non pochi problemi all’attuale coalizione di governo che vede l’Ncd quale azionista di minoranza. E l’Ncd, come tutti sanno e come abbiamo più volte modo di ribadire, è al momento la parte politica di riferimento per le gerarchie cattoliche.

Già nell’immediato post-sentenza il premier Renzi aveva annunciato, in una riunione della direzione del Pd, che il disegno di legge messo a punto dalla senatrice Monica Cirinnà sarebbe approdato in aula per la discussione il prossimo settembre, subito dopo la riforma della legge elettorale. Un testo ambizioso, quello del ddl, ottenuto dalla sintesi di varie proposte e che prevede una sostanziale equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone dello stesso sesso, con l’unica differenza che non è prevista la possibilità di adozione da parte della coppia, ma al tempo stesso è prevista la cosiddetta “stepchild adoption”, ovvero l’adozione di fatto del figlio naturale o adottivo del partner. Forse troppo ambizioso per una maggioranza che deve fare i conti con l’Ncd da un lato e con la sua stessa corrente interna cattolica dall’altro, e infatti non mancano le prese di posizione nettamente contrarie. Del resto anche l’iter della legge anti omofobia dovette superare i numerosi paletti interposti da più parti, e il compromesso raggiunto fu decisamente al di sotto delle aspettative. Ed è ancora lontano dall’essere tramutato in legge.

Tra i primi a farsi sentire l’ex governatore lombardo di area Cl e senatore Roberto Formigoni, che in un tweet ha definito provocatorio l’annuncio di Renzi aggiungendo che non voterà mai la proposta presentata. Per il senatore Nico D’Ascola, intervistato in merito dalla rivista ciellina (siamo sempre da quelle parti) Tempi, il ddl della relatrice Cirinnà non è altro che un preludio al matrimonio gay, mentre di rischi per la tenuta della coalizione di governo parla esplicitamente l’inossidabile Carlo Giovanardi, paventando anche la formazione di maggioranze trasversali di cui potrebbero far parte il M5s e Sel, entrambi presentatori di proposte proprie non meno forti. In effetti diversi esponenti del M5s si sono già detti interessati a una convergenza sul tema, e di certo non sorprenderebbe se un eventuale sostegno arrivasse anche dal partito di Vendola.

Tuttavia, gli scenari che si aprirebbero, nel caso in cui realmente si formasse una maggioranza trasversale, sono impredicibili. È vero che il Pd ha stravinto l’ultima consultazione elettorale, ma ciò non gli garantisce affatto che in caso di crisi politica, e conseguentemente di elezioni anticipate, possa avere i numeri per governare senza far ricorso ad alleanze. Tanto per cominciare non esiste ancora una legge elettorale sostitutiva del proporzionale subentrato all’incostituzionale “porcellum”, e poiché le trattative sono tuttora in pieno svolgimento non è possibile capire se e come la prossima legislatura garantirà un governo stabile. Inoltre, non sembrano esserci, almeno per ora, forze politiche di aree contigue in grado di dare un solido apporto. Questo è insomma il classico caso in cui sarebbe meglio che il problema trovi soluzione adesso, poiché domani potrebbe non esserci più la possibilità di farlo.

Del resto, l’ambizione del progetto di legge renziano è più nel provvedimento in sé (la sua approvazione, nell’Italia clericale in cui ci troviamo a vivere, potrebbe persino apparire epocale), che nei contenuti dello stesso, che non ci collocherebbero certo tra i paesi più liberal. Nel dibattito parlamentare si potrebbero e si dovrebbero migliorare gli attuali testi in discussione. Infatti i disegni di legge sono addirittura due: il primo riguarda le unioni gay, quindi è per definizione rivolto unicamente alle coppie formate da persone dello stesso sesso, mentre il secondo mira a regolamentare le unioni di fatto, sia omo che eterosessuali, in stile Pacs. In sostanza, una legge il cui obiettivo dovrebbe essere quello di rimuovere l’aspetto discriminatorio dell’attuale definizione di matrimonio, che è esclusivamente eterosessuale, viene riservata unicamente ai discriminati e quindi, di fatto, discrimina gli altri. È proprio necessaria questa formulazione incoerente? Che problemi potrebbero mai sorgere qualora anche gli eterosessuali avessero la possibilità di accedere a questo istituto così simile al matrimonio, ammesso e non concesso che non venga stravolto?

Nel frattempo, la confusione regna sovrana nel panorama legislativo italiano. Mentre la Corte costituzionale bloccava la legge che prevede l’annullamento del matrimonio nel caso in cui un partner cambia sesso, il Ministero dell’Interno bocciava la delibera con cui il Consiglio comunale di Latina dava l’assenso alla trascrizione dei matrimoni gay celebrati all’estero, e tutto ciò nonostante il tribunale abbia imposto all’ufficiale di stato civile del comune di Grosseto di trascrivere proprio un matrimonio gay. Se l’Italia fosse un’orchestra sarebbe certamente la più stonata di tutte.


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