Unioni Civili: arriva il compromesso clericale

par Salvatore Primiceri
martedì 23 febbraio 2016

Dopo le incomprensioni con il Movimento 5 Stelle, Renzi dice di non fidarsi più e annuncia di voler trovare un accordo di maggioranza sulle unioni civili per arrivare ad una rapida approvazione. Ma l'accordo con Alfano passa necessariamente dallo stralcio della "stepchild adoption". L'ennesima vittoria dei conservatori cattolici?

Da quanto si apprende il Governo avrebbe trovato la via dell'accordo all'interno della maggioranza sul dibattutto DDL Cirinnà, il disegno di legge sulle unioni civili.

Sostanzialmente sparirebbe la "stepchild adoption" che tanto indignava i "cattodem", NCD e vari esponenti di un certo clero, ovvero l'adozione del figlio del partner in una coppia omosessuale.

In cambio di questo "sacrificio" il PD vedrebbe approvata tutta la restante parte della legge attraverso la fiducia ad un maxiemendamento in preparazione, quella che regola l'unione civile anche tra persone dello stesso sesso e che ne disciplina i diritti tra i quali l'assistenza ospedaliera del partner, la pensione di reversibilità, successioni, e così via.

Sembrerebbe trattarsi dell'ennesimo compromesso all'italiana di stampo conservatore mascherato sotto princìpi di ispirazione cattolica (ma ci sarebbe da discuterne sull'opportunità di tirare in ballo il cattolicesimo) che mi ricorda gli avvertimenti dei filosofi Bentham e Mill quando dicevano che una legge deve innanzitutto non recare danno a nessuno.

E' così? L'impianto originario del DDL Cirinnà non solo non procurava danno a nessuno ma, anzi, allargava la torta dei diritti secondo il principio della "felicità per il maggior numero possibile". Riconosceva, dopo trent'anni di discussioni e richiami (e condanne) dall'Europa, il diritto a persone conviventi anche dello stesso sesso a vedersi rispettate e a vedere rispettato il proprio progetto di vita comune.

Il nuovo impianto al ribasso invece procura danno ai quei pochi casi, ma pur sempre aventi diritto di tutele e rispetto, di bambini che si troveranno così col rischio di non veder riconosciuta giuridicamente la figura di una persona che loro considerano come un padre o una madre aprendo le porte ad una sofferenza che solo il buonsenso di un giudice potrà eventualmente arginare, non avendone il Parlamento avuto il coraggio.

Per contro, il governo sceglie di andare avanti solo sulle unioni scegliendo il cosiddetto "male minore".

Eticamente è un metodo molto discutibile di agire, almeno per la mia opinione, soprattutto da chi si vanta di essere "l'uomo del buonsenso" ovvero il ministro Angelino Alfano, e da chi si vanta di essere "l'uomo del fare e del rinnovamento", ovvero il premier Matteo Renzi.

Rimane quindi un "tabù" il tema delle adozioni, materia su cui bisognerebbe invece intervenire alla svelta in modo da agevolare le pratiche di affido dei tanti bambini costretti a vivere in orfanotrofi. Un sistema di adozioni più snello potrebbe aprire le porte della serenità a migliaia di minori.

Ma i giochi politici, le tattiche parlamentari, nonchè quel certo grado di influenzabilità ideologica sembrano aver nuovamente impedito all'Italia di rendersi all'altezza di altri Paesi Europei, quei Paesi a cui ci permettiamo anche di andare a sbattere i pugni sul tavolo.

A questo punto una domanda sorge spontanea: ammesso che le unioni civili diventino finalmente legge, quanti decenni ora ci impiegheranno per legiferare in tema di adozioni?

 


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