Ungheria, la furia di Orbán contro i diritti delle persone transgender

par Riccardo Noury - Amnesty International
martedì 26 maggio 2020

Alla fine di marzo, il leader ungherese Viktor Orbán si era fatto affidare da un docile parlamento pieni poteri per affrontare la pandemia da Covid-19.

Uno dei primi provvedimenti che il parlamento si è affrettato ad approvare, col coronavirus con c’entra assolutamente nulla.

Ieri è entrata in vigore una norma che vieta il riconoscimento giuridico del genere alle persone transgender e intersessuate.

La norma approvata stabilisce la registrazione del sesso alla nascita di una persona nelle anagrafi nazionale delle nascite, dei matrimoni e dei decessi, senza possibilità di modifiche successive.

Ciò significa che i documenti d’identità di ogni persona conterranno le stesse e non più modificabili informazioni, impedendo pertanto alle persone transgender e intersessuate di registrare i loro nomi associandoli alla loro identità di genere e vederli trascritti in ogni atto ufficiale.

“Questo voto spinge l’Ungheria indietro verso tempi bui e sopprime i diritti delle persone transgender e intersessuate, che dovranno subire non solo ulteriori discriminazione ma anche le conseguenze di un clima ancora più intollerante e ostile verso la comunità Lgbti. Chiediamo al Commissario per i diritti fondamentali dell’Ungheria di sollecitare urgentemente una revisione da parte della Corte costituzionale che porti all’annullamento di questa terribile nuova norma”, ha dichiarato Amnesty International.


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