Ungheria e Rom: l’opposizione attacca il Presidente: “Da quando siamo nell’UE non si fa più integrazione”

par Sergio Bagnoli
sabato 25 settembre 2010

Un terzo dei Rom allontanati dalla Francia provengono da Petrosani, la città mineraria dei Carpazi occidentali, governata da un Sindaco appartenente al clan dei Jacob-Ridzi.

In vista del Consiglio speciale europeo, monotematico, che, il prossimo undici e dodici Ottobre, a Bucarest dovrebbe finalmente affrontare una volta per tutte la questione Rom e nel tentativo di mettere la sordina alle feroci polemiche che ultimamente hanno diviso il Presidente francese Sarkozy, da una parte, e il Vice- Presidente della Commissione europea Viviane Reding, del Partito popolare, dall’altra, la burocrazia di Bruxelles sta cercando in questi giorni di capire perché in Romania, nazione da cui proviene la quasi totalità dei Rom allontanati dalla Francia, non si riescano ad utilizzare in maniera soddisfacente i fondi europei destinati all’integrazione ed alla civilizzazione di questa popolazione che, aldilà delle singole responsabilità penali di cui si è caricata nei vari Stati più progrediti dell’Unione europea dopo il 2007, è stata nel passato vittima, al pari degli ebrei, dell’atroce olocausto di matrice nazista. L’opposizione liberal-socialista al Parlamento di Bucarest, però, è già in grado di indicare un colpevole per la cattiva gestione dei fondi europei previsti: l’attuale Presidente romeno Traian Basescu e la “cricca” al potere che lo circonda.

I suoi fedelissimi, in buona parte avvenenti donne, sarebbero i maggiori indiziati della sottrazione di centinaia di migliaia di Euro, stornati per far fronte o ad altre necessità avvertite come più urgenti dall’etnia romena , cui i rom sono estranei, o, addirittura, rubati ed andati ad ingrassare i conti correnti all’estero dei cacicchi locali iscritti al partito del Presidente, il Pdl. Per capire meglio la denuncia fatta soprattutto dal segretario liberale romeno Crin Antonescu e dal suo omologo socialista Victor Ponta è necessario andare a Petrosani, povera cittadina mineraria situata in una valle dei Carpazi occidentali sulla strada che collega la Transilvania alle Porte di Ferro.

Petrosani è assurta nel passato all’attenzione delle cronache internazionali per la rivolta dei minatori che, nel 1990 e cioè l’anno successivo alla cruenta Rivoluzione che depose il regime comunista, occuparono Bucarest al fine di impedire un’immediata vittoria delle forze liberali ed anti-tiranniche incarnate sopratutto dai giovani studenti universitari della capitale e da quella borghesia filo- occidentale che Ceausescu non riuscì mai ad opprimere del tutto. I manifestanti chiedevano una decisa cesura con il passato e la scomparsa dalla scena politica romena di certi camaleontici dirigenti ex-comunisti che, alla notizia della fucilazione del dittatore, vestirono immediatamente la casacca democratica. Tra quei minatori reazionari molti appartenevano all’etnia Rom. Una volta chiuse le miniere di carbone della città, tra le maggiori dell’Europa centro-orientale, quegli stessi Rom sono rimasti senza occupazione in preda alla miseria. Sono originari di Petrosani quasi quattromila dei novemila Rom di cittadinanza romena allontanati negli ultimi mesi dalla Francia. Vivono nelle cosiddette “Colonie”, le case popolari costruite dal regime comunista per soddisfare le esigenze abitative degli allora minatori, oggi costruzioni assolutamente fatiscenti senza acqua, fornitura elettrica e sistema fognario decente. I loro bambini non vanno a scuola perché le scuole di Petrosani non li accettano insieme a romeni ed ungheresi. Giocano e crescono nell’assoluta sporcizia tra zecche e topi. Le malattie dermatologiche dovute alla mancanza d’igiene afferiscono la quasi totalità dei residenti delle Colonie. L’Unione europea ha stanziato molti soldi per l’integrazione e la civilizzazione dei Rom di Petrosani ma dopo il fatidico primo gennaio 2007, giorno dell’integrazione della Romania nell’Unione, più nulla è stato fatto per le genti di etnia zingara.

Si è preferito favorirne l’espatrio così per togliersi il fastidio una volta per tutte. In Romania i fondi europei pro-rom sono gestiti localmente dai vari Sindaci. Per questo motivo i pochi progetti presentati a loro favore puzzano di dilettantismo ed hanno scarsissime probabilità di venire approvati a Bruxelles. I vari Sindaci, poi, per questioni elettorali, considerato che quasi nessuno degli eletti è di etnia Rom, preferiscono stornarli a favore di altre esigenze della popolazione romena. Troppe volte però, come si dice a Petrosani, preferiscono metterseli in tasca. Nella città mineraria il primo cittadino, Tiberiu Jacob-Ridzi ovviamente del Pdl, è infatti il marito di Monica, l’ex Ministro romeno alla Gioventù che nell’estate dell’anno scorso dovette dimettersi dall’incarico a causa di una bruttissima storia di tangenti. Il clan dei Jacob-Ridzi è una sorta di consorteria feudale che in questa povera landa tra Transilvania e Valacchia governa con metodi assolutamente mafiosi e clientelari. Monica e Traian sono molto intimi del Presidente Basescu. Altre consorterie politico- criminali afferiscono altre regioni della Romania e quotidianamente impiegano secondo i propri interessi i fondi che Bruxelles destina all’integrazione dei Rom. Le denuncia del leader liberale romeno Crin Antonescu si dimostra dunque più che fondata. Per risolvere la questione che oggi affligge tutt’Europa, dunque, la Commissione europea è chiamata a fare la voce grossa proprio con il Presidente Basescu. Da ciò dipende gran parte della sua credibilità.  


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