Una storia dedicata al prete che benediceva le torture

par l’incarcerato
giovedì 11 giugno 2009

Qualche anno fa, e precisamente nel 2003, Roma era diventata una città più caotica del solito. Il traffico bloccato, la gente si innervosiva ancora di più del dovuto, certo forse era più comprensiva se tutto questo caos fosse dovuto da una manifestazione.

In realtà si celebrava un “importantissimo” matrimonio alla chiesa di Santa Maria Degli Angeli: si sposava il rampollo di casa Savoia Emanuele Filiberto (per fortuna non entrato ora per un pelo nel Parlamento Europeo) con l’attrice francese Clotilde Courao.

Che bella festa, erano 30 anni che i Savoia non entravano in Italia perché non gli era stato permesso. Grazie al governo Berlusconi, il loro “triste” esilio era finito e Filiberto poteva realizzare il suo sogno: sposarsi nella sua terra amata. E dopo, visto che oramai c’era, fare pure un po’ di politica.

Però quasi mi dispiace rovinare questo avvenimento che può sembrare una di quelle favole che un tempo si raccontavano ai bambini prima di andare a dormire,quelle che narravano di re e cavalieri erranti i quali combattevano con onore, oppure racconti memorabili come quelli del Piccolo Principe….

Il padre del festeggiato (il principe Alberto) era più ingrassato del solito, già pensava ai futuri torbidi affari che farà qui in Italia con la complicità dei parlamentari del governo, ovviamente tutti piduisti come lui. In seguito sarà arrestato, ma come al solito rilasciato. E non è la prima volta che gli succede, dopotutto se era stato scagionato quando nel lontano 78 era stato accusato di aver ucciso un ragazzo (morto dopo giorni di agonia), il futuro non gli potà mai riservare brutte sorprese.

Un impunito perpetuo.

Ma la motivazione che trasforma questa apparente favola in un racconto tragico e per niente commovente (benché tutti erano emozionati per il matrimonio, ad alcuni uscivano perfino delle lacrimucce), era che il matrimonio veniva celebrato da un certo Monsignor Pio Laghi, un sacerdote a detta dei cronisti di “elevata statura”! Mi chiedo perché questa definizione, alto non lo è, di moralità ancor peggio, non si sa a che cosa si riferissero!

Purtroppo questo “illustre personaggio” entra a far parte di una brutta storia, da non dimenticare, una storia che deve rimanere nella memoria di tutti, gli appartenenti di questo mondo.

Si tratta della dittatura Argentina che purtroppo è poco conosciuta, parliamo delle 70000 vittime scomparse, parliamo dei desaparecidos. Pochi sanno che tra questi, almeno un migliaio, erano italiani.

Si sa che l’Argentina era meta di tanti italiani che cercavano lavoro, e molti di essi erano giovani che avevano degli ideali. Giovani che lavoravano duramente e, giustamente, pretendevano dei diritti, pretendevano la democrazia. E la cosa farebbe ribrezzo pure al peggior cinico di questa Terra è che l’Italia non li ha, come vedremo, aiutati; anzi si è resa complice di questi golpisti militari.


L’ ammiraglio Eduardo Emilio Massera, iscritto alla P2, fece parte del triumvirato golpista (assieme a Videla e Agosti) che si instaurò il 24 marzo 1976. Fu la giunta più sanguinaria della storia e anche la più silenziosa perché imbavagliarono tutti i mezzi di informazione. Un vero e proprio sanguinario, tanto che nominò come comandante del primo corpo d’armata il generale Suárez Masón, altro iscritto alla P2 , e fu una delle figure guida della più estrema tra le fazioni militari durante l’era della repressione.

L’ammiraglio Massera aveva torturato migliaia di desaparecidos italiani ed essendo piduista aveva l’aiuto di tanti “colleghi” nostrani, sapete che l’ambasciatore italiano a Buenos Aires, Enrico Carrara, amico dei militari e informato in anticipo del golpe del 24 marzo, aveva provveduto a blindare le porte dell’ambasciata? Non voleva si ripetesse quello che era accaduto tre anni prima a Santiago del Cile, dove grazie al coraggio di due diplomatici allora giovani - Roberto Toscano e Tommaso de Vergottini - l’ambasciata italiana aveva accolto migliaia di profughi.

Nell’agosto del ’76 l’ambasciatore Carrara, dichiarava frivolo e impudico nel mezzo
dell’apocalisse argentina che «Qui mi sembra che la questione dell’ordine pubblico sia stata brillantemente risolta».

E l’allora nunzio apostolico Monsignor Pio laghi era amico intimo di Massera! Erano amici perché magari avevano gli stessi “principi”, dopotutto avevano in comune un amore verso l’Italia (quella piduista ovviamente), una sua celeberrima frase da lui smentita era una di queste: “Sono i nuovi crociati contro il flagello della sovversione”, magari lo diceva sorridendo quando giocava a tennis con l’ammiraglio Massera, dicono che era un gran campione. In effetti organizzerà, in futuro, partite di tennis qui in Italia per beneficenza.

Il monsignore stimava moltissimo Massera anche perché era antiabortista, infatti quando catturava qualche fanciulla incinta la accompagnava al parto e poi faceva prendere il suo bambino nato da qualche suo amico e torturava la madre buttandola poi in mare da un aeroplano. Commovente difensore delle vite che nascono.

Commuove ancora di più quando in un omelia celebrata dopo il golpe disse "Il Paese ha un’ideologia tradizionale e quando qualcuno pretende di imporre altre idee diverse ed estranee, la Nazione reagisce come un organismo, con anticorpi di fronte ai germi, e nasce così la violenza. I soldati adempiono il loro dovere primario di amare Dio e la Patria che si trova in pericolo".

E bravo il nostro monsignore che nel frattempo ha fatto carriera, infatti era stato promosso dal “terzomondista” Giovanni Paolo ll addirittura come portavoce all’estero del Vaticano.

Chissà se riesce a dormire serenamente la notte, secondo me tutte le notti gli rimbombano gli echi delle grida di queste fanciulle, di questi ragazzi che subivano le più indicibili torture, tutte eseguite con la sua benedizione.

Per concludere, ritorno al racconto iniziale. Ovvero il matrimonio dei Savoia da lui celebrato a Roma. Provo ad immaginare come abbia concluso il matrimonio : “Nel nome della P2 (ops di Dio) vi dichiaro marito e moglie!”

Commovente, no?


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