Una sanità sicura non può che essere laica

par UAAR - A ragion veduta
martedì 24 giugno 2014

 

L’istinto di sopravvivenza è profondamente radicato nel comportamento umano. L’irrazionale vi ha prosperato sopra in lungo e in largo, formulando prospettive di salvezza eterna o, quantomeno, di guarigione concreta qui e ora. È una risposta che ha assunto quasi sempre connotati religiosi, benché spesso uniti a caratteristiche magiche o superstiziose. Oggi non è più così: la medicina si basa sulla realtà, e lo spazio per l’irrazionale religioso si è progressivamente ridimensionato. Non è tuttavia sparito. E non è nemmeno più così solo. Un approccio laico e razionale alla malattia è assai lontano dall’essere prevalente.

È per questo motivo che il Center for Inquiry, l’associazione Usa omologa all’Uaar, ha lanciato nelle scorse settimane una campagna denominata Keep Health Care Safe and Secular, (“Mantenete l’assistenza medica sicura e laica”). “Sicura e laica” significa basata su principi scientifici: al bando quindi ogni applicazione del pensiero magico, delle dottrine religiose, delle teorie cospirative. L’assistenza medica, ricorda il Cfi, deve essere sempre basata su soluzioni efficaci ed esiti dimostrati. Tradotto in pratica, significa denunciare l’ampio sostegno pubblico che ricevono gli ospedali di proprietà ecclesiastica, che limitano l’assistenza medica sulla base dei propri dogmi, o l’invasività delle convinzioni religiose nelle scelte di fine di vita, che spesso ledono l’autodeterminazione dei pazienti. Significa anche denunciare i guaritori e le loro pretese “miracolistiche”. Significa battersi per i diritti riproduttivi delle donne e la salute riproduttiva di tutti.

 

Ma un convinto impegno per una sanità sicura e laica significa anche prendere il toro per le corna, e uscire fuori dagli ambiti tradizionali di attività di un’organizzazione secolarista. Ed ecco dunque l’impegno contro chi nega l’efficacia dei vaccini o le pratiche che ricadono sotto la vaghissima definizione di “medicina alternativa” (che poi tanto alternativa non è, se solo negli Stati Uniti ha raggiunto l’incredibile giro d’affari di 35 miliardi di dollari). La medicina o è scientifica o non è: può utilizzare diverse metodologie a seconda del quadro clinico del paziente, ma non dovrebbe mai suggerire rimedi la cui efficacia e sicurezza non è dimostrata (salvo che in un chiaro contesto di sperimentazione in cui il paziente è consenziente e al corrente dei rischi).

Si sa, cadere nell’irrazionale è facilissimo, quando non sembra disponibile alcuna soluzione razionale. Se accade, però, è perché manca, negli Usa come altrove, una diffusa e corretta informazione sulla materia, che consenta ai cittadini di formulare scelte consapevoli. La responsabilità è da addossare soprattutto alle istituzioni e ai mass media. Ma anche alle confessioni religiose, la cui interferenza nell’assicurare le cure mediche “è un problema serio, e talvolta anche un serio problema letale”, come ha ricordato il presidente del CFI Ronald A. Linday nel presentare la campagna. Il diffondersi di convinzioni pseudoscientifiche è altrettanto pericoloso. Ed è forse venuto il tempo di fronteggiarle con convinzione. Ne va della vita, e della vita di tutti.

 

Photo: Center for Inquiry


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