Una prima promessa autoritaria

par Davide Palazzo
martedì 14 aprile 2009

Nel silenzio assordante dei maggiori giornali (pure dei giornali cosiddetti “liberi”) il nostro Presidente del Consiglio ha tranquillamente annunciato di voler mettere in atto una svolta autoritaria. Non sarebbe certo la prima volta nel mondo e neanche in Italia, ma almeno in passato si è cercato di nascondere o comunque giustificare gli atti autoritari, dando loro un’immagine diversa. Ora no. Adesso il premier non si fa particolari problemi e parla molto chiaramente. E osservando la reazione da parte dei politici, della cosiddetta opposizione e dei giornali, non si può dire che faccia male!

 

Infatti, pochi giorni fa, Berlusconi si è particolarmente infastidito della presenza in Italia di giornali che addirittura hanno osato mostrare una lunga serie di sue gaffes nello spazio di pochissimi giorni. Probabilmente si è infastidito ancora di più per il fatto che tali gaffes sono ben visibili a tutti per mezzo di youtube e tutti si possono rendere conto del ruolo di Berlusconi durante gli incontri internazionali, non molto dissimile da quello del comico, più o meno volontario. Possiamo ricordare, ad esempio, quella più divertente, svoltasi il primo d’aprile a Londra, durante il G-20. Berlusconi, subito dopo la foto di rito con tutti i presidenti, inizia a gridare senza alcun preciso motivo “mr. Obamaaa”, non curandosi della solennità del momento, del fatto di trovarsi tra i 19 uomini più importanti della Terra, né della presenza della regina Elisabetta, la quale, infatti, piuttosto infastidita che stupita, si chiede chi sia quell’uomo, cioè più precisamente cosa ci faccia lì. Che poi è quello che si chiedono un po’ tutti.

Quindi Berlusconi, infastidito dal fatto che i giornali avessero riportato ciò che si vede chiaramente sui vari video presenti su internet, ha detto cose che in altri Paesi democratici avrebbero creato un po’ di scompiglio, ma che da noi sono state abbastanza taciute, quando non elogiate. In particolare, ha affermato che “questa è calunnia nei miei confronti e disinformazione nei confronti dei lettori quindi a un certo momento non voglio arrivare a dire di fare azioni dirette e dure nei confronti di certi giornali e di certi protagonisti della stampa, però sono tentato perché non si fa così." Poi ha aggiunto: “Perché, voi pensate che se io dico: non guardate più una tv o altro, non c’è nessuno che mi segue in Italia?”

La gravità di tali affermazioni è enorme. Anzitutto, leggendo la prima frase risulta chiaro che le stesse parole del premier siano un attacco alla libertà e alla democrazia, perché Berlusconi promette qualcosa che, pur essendo presidente del Consiglio, cioè pur avendo un enorme potere, non potrebbe mai fare, se non modificando la natura dello Stato italiano e trasformandolo in senso autoritario. Questo perché, a meno che non si cancelli qualche articolo della Costituzione, nessuno ancora può mettere in atto “azioni dure” nei confronti dei giornali che non gli piacciono. Quindi, nel momento in cui Berlusconi dice di essere tentato di agire duramente, in pratica dice di essere tentato di trasformare lo Stato in senso autoritario e senz’altro di fatto minaccia i giornali e i giornalisti. Il che, quando avviene da parte di un uomo che ha già un grandissimo potere economico, oltre che politico, potrebbe essere preoccupante. Anzi diventa preoccupante, dal momento che diversi politici appoggiano le parole del premier: ciò ci fa capire come, ormai, praticamente ogni cosa che fa o dice Berlusconi trova l’appoggio del suo partito, a prescindere dalla natura più o meno democratica delle sue azioni o delle sue parole. I giornali, intanto, attaccati ed anzi minacciati, non hanno reagito più di tanto. Sul Corriere della Sera, sulla Stampa o su Repubblica non si leggono vibranti editoriali in difesa della libertà di stampa. Siamo messi proprio bene.

La seconda frase, invece, evidenzia, se ce ne fosse bisogno, l’anomalia di un presidente del Consiglio editore di una moltitudine di giornali e proprietario o controllore delle più importanti televisioni. Si può subito notare che il discorso di Berlusconi risulta ancora più grave, se si considera che egli già controlla un’enorme quantità di giornali, che, proprio perché controllati, più che giornali veri e propri sono strumenti di propaganda. Non contento dei suoi giornali, che certo non mettono in evidenza i suoi difetti, attacca i pochi giornali da lui non controllati. L’obiettivo parrebbe dunque quello di controllare tutta l’informazione. Poiché si è permesso in passato che un politico ne controllasse un’enorme parte, con grave danno della democrazia, non dubito che molti permetterebbero che la controllasse in maniera totale. Ora, la seconda frase di Berlusconi è la dimostrazione di come il conflitto di interessi non sia più un problema per Berlusconi e dunque non sia più nascosto. Egli, dall’alto della sua incredibile posizione di presidente del Consiglio, proprietario di Mediaset e, come ha avuto modo di dimostrare in passato, controllore della Rai, o almeno di due televisioni su tre della Rai, non si fa problemi a dire di poter consigliare agli italiani che canali guardare. Immaginiamo che il consiglio non ricadrà sulle televisioni Rai, ma sulle televisioni Mediaset, così Berlusconi in un sol colpo ottiene che la gente non sia informata se non attraverso i mezzi da lui controllati e che le sue aziende siano libere dalla concorrenza della Rai. Che un presidente attacchi così la stampa libera e consigli, o pensi di farlo, di guardare le sue televisioni, è un’assurdità cui solo in Italia abbiamo il vantaggio di assistere.


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