Una previsione sulla sentenza Mediaset: la linea di Coppi nel "paese del diritto"

par paolo
mercoledì 31 luglio 2013

Ore 10,15 circa del 31 luglio 2013. Contravvenenendo alla mia indole razionale, che mi induce a valutare solo i fatti, faccio una previsione di tipo probabilistico sulla sentenza Mediaset, attesa in serata o al massimo per domani. Previsione fondata sulla mia scarsissima cultura giuridica, ma con la presunzione di conoscere a fondo come vanno le cose in questo paese.

Silvio Berlusconi, questa sera o al massimo domani, verrà parzialmente o totalmente assolto. Escludo l'ipotesi di una condanna piena che confermerebbe definitivamente la sentenza dei primi due gradi di giudizio.

In alternativa si potrebbe arrivare anche all'escamotage di un annullamento della sentenza di appello con rinvio ad un nuovo procedimento, che si tradurrebbe in prescrizione certa, ovvero "assoluzione piena perché il fatto non sussiste", secondo l'interpretazione giuridica del tutto "sui generis" della sua appassionata, variegata e quasi mai disinteressata, corte di estimatori.

È atteso un intenso cannoneggiamento mediatico che magnificherà il trionfo giudiziario di colui che, a detta di molti, è "incondannabile". 

Artefice di questo successo sarà il principe del foro, Franco Coppi.

L'avvocato, illustre professore di diritto, che fece assolvere Giulio Andreotti dall'accusa di rapporti con la mafia, e che vanta un percorso professionale immacolato, fitto di importanti successi. È stato chiamato ad integrare la difesa dell'imputato affidata, fino ad ora ad avvocati legislatori, che più che in punta di diritto hanno scelto percorsi alternativi per rimuovere i reati o per mandarli in prescrizione.

La difesa dell'avvocato Ghedini, parlamentare del Pdl, si è infatti sempre contraddistinta per i tanti tentativi di rinvio per legittimi impedimenti, lodi vari (Alfano,Schifani...) o leggi "ad personam" (falso in bilancio). Strategia difensiva che, almeno nel caso in questione, evidentemente non ha prodotto gli effetti sperati. A questo punto è stato chiamato Franco Coppi, l'invincibile, considerato un vero "avvocato del diavolo".

Insomma la doppia veste di avvocato che produce leggi a favore dell'imputato, questa volta, a differenza dei numerosi casi precedenti favorevoli, non ha giovato o ha giovato solo parzialmente a Silvio Berlusconi, unico caso mondiale di imputato in grado di fabbricarsi leggi ad "hoc" che servono alla sua strategia difensiva.

L'abbrivio di Franco Coppi è stato diverso ed improntato ad uno stile decisamente più "soft" nei rapporti con il collegio giudicante. Da subito ha escluso l'ipotesi di chiedere un rinvio della sentenza, che avrebbe comportato anche un cambio dell'attuale configurazione giudicante considerata "la più favorevole possibile", come cultura politica, all'imputato.

Ieri sera, al termine della lunghissima requisitoria del procuratore generale (l'accusa) Murra, che ha chiesto la conferma di 4 anni di condanna penale per i reati ascritti, ma la riduzione da cinque a tre anni di interdizione dai pubblici uffici, Coppi ha dichiarato: "La relazione del giudice Amedeo Franco (giudice relatore della Corte di Cassazione) è stata una relazione completa e impeccabile".

Insomma a giudizio di Coppi, la ricostruzione dell'iter processuale sui diritti Mediaset, fatta dal giudice in due ore di intervento che hanno delineato il ruolo rivestito da Silvio Berlusconi e dagli altri imputati coinvolti nel procedimento, è stata inappuntabile. Prima mossa distensiva che spiana la strada, creando un clima favorevole, del tutto opposta alle posizioni tradizionali del duo difensivo Longo-Ghedini che, nella migliore delle espressioni, giudicavano il tribunale "luogo sfavorevole e ostile all'imputato". Insomma una versione difensiva che detesta gli eccessi coreografici e dichiarazioni avventate, ma si affida al diritto e combatte le sentenze nel merito e non i giudici .

Franco Coppi ha sollevato, nella sua relazione difensiva, una cinquantina di eccezioni. E punta dritto come un fuso ad una assoluzione piena o, in subordine, alla riduzione della pena con annullamento dell'interdizione. Gira voce che abbia in serbo l'asso nella manica, ovvero la prova "aurea" che Berlusconi non poteva materialmente essere l'architetto ed il beneficiario della "frode fiscale con relativa costituzione di fondi neri".

Ci riuscirà, con ogni probabilità - la mia non è scaramanzia - e metterà il paese di fronte ad un dilemma: i collegi giudicanti di 1° e 2 ° grado, nonché i procuratori che hanno sostenuto la tesi accusatoria, tutti degli "emeriti imbecilli", degli straniti esperti di diritto o sono, come dice Mariastella Gelmini, Michaela Biancofiore, Cicchitto, Bondi, Lupi, Quagliariello, Capezzone ecc... dei pericolosi eversori comunisti che vogliono rovesciare il quadro politico italiano?

Perché, se è vero come è vero, che la Corte di Cassazione non delibera sul merito delle sentenze ma valuta l'applicazione corretta delle procedure che hanno prodotto le sentenze - ovvero la sussistenza di eventuali vizi procedurali in ragione dei quali le sentenze vengono "cassate " ovvero annullate - delle due l'una, non ci sono santi .

E non bisogna neache pensare che il giudizio della Cassazione possa essere "ambientalmente influenzato" dalle sorti del governo Letta o dalla posizione assunta dal Presidente Giorgio Napolitano, perché sarebbe come affermare la "parzialità " di giudizio di altri organi istituzionali e quindi ci troveremmo di fronte al classico salto dalla padella alla brace .

Oltretutto, se verrà confermata la mia previsione, dovrebbe anche essere rivista l'ottimistica posizione del 72esimo posto nella graduatoria mondiale sulla "pulizia del paese" (Corruption index - Transparency International) che attualmente ricopre l'Italia, dopo paesi giganti del pensiero e della civiltà come Rwanda, Namibia, Capo Verde e Repubblica di Macedonia.

Perché un paese con giudici così inadeguati non può assolutamente garantire la legalità. Quella scritta "la legge è uguale per tutti" dovrebbe sparire, al pari del crocefisso, dalle pareti delle aule giudiziarie, perché è un insulto ai poveracci che non possono avvalersi dei servigi dell'avvocato Coppi.

 

Foto: Acidonucleico/Flickr

 


Leggi l'articolo completo e i commenti