Una penisola che si suicida per la crisi

par Samanta Di Persio
mercoledì 19 febbraio 2014

Il 17 febbraio mi ha scritto sulla pagina del libro “Imprenditori suicidi“ un imprenditore di Bologna chiedendomi aiuto. Non è un grido di chi ha bisogno di soldi, ma di chi vuole un’assistenza psicologica. 

Un ragazzo di 36 anni che, per ribellarsi ad un sistema che chiede soltanto, ha smesso di pagare le tasse da quattro anni: 

Ho capito come si faccia in fretta a considerare il suicidio come soluzione. Cerco di allontanare l’idea pensando a mio figlio e alla mia compagna, ma quando mi perdo nelle mie preoccupazioni arrivo sempre lì. So che la mia vita vale di più, che valgo più dei 90.000 euro di debito con Equitalia, però non vedere più un futuro è devastante. E non parlo di vizi e beni, non sono più interessato a quelle cose inutili, mi riferisco al fatto che non posso essere un sostegno economico alla vita di Diego,a non poter progettare nulla per lui anche se la famiglia della mia ex moglie è solida e non gli mancherà mai niente,non era questo che avevo in mente.

La mia codardia mi impedirà di fare gesti estremi, ma mi sono già suicidato dentro e citando il servizio delle iene di ieri sera,non vedo più il mondo a colori. Grazie per quello che fate perché la politica si è già espressa sull’argomento, pura statistica al confronto con la Grecia, voi invece vedete le persone, non il loro fallimento e il loro debito. Conoscete su Bologna qualcuno che si interessi davvero alla prevenzione suicidi? Grazie ancora, un abbraccio.” 

La politica in questi anni ha preteso solo tasse sempre più alte, e come soluzione le aziende pensano al taglio degli stipendi, ma se i soldi sono sempre meno, chi consuma? Anche un bambino capirebbe che non può essere la soluzione giusta: garantire lavoro ma con un salario più basso. I piccoli imprenditori sono disperati, loro non possono chiudere e andarsene all’estero, per fallire ci vogliono soldi, così come per aprire un’attività da un’altra parte: lo possono fare solo i grandi, quelli che hanno abusato dei finanziamenti statali senza nemmeno ridarli sottoforma di tasse.

Ogni città ha la sua vittima, frustrazione ed impotenza ormai sono diffuse e chi resta deve fare i conti con il dolore e con Equitalia che chiede il conto perché i morti della crisi lasciano in eredità i debiti. E’ di oggi anche la notizia di un giornalaio che conoscevo, Gianni Marcotullio si è tolto la vita, continuava a tenere aperta la sua attività in un paesino dell’entroterra abruzzese, Catignano, luogo che nessun politico ha mai ritenuto meritevole di sviluppo turistico; dove chi resta è davvero un eroe.

E così se ne vanno per dignità, perché non possono onorare i loro debiti. Mentre chi ha portato alla deriva questo Paese, rimane al solito posto, senza provare nemmeno un po’ di vergogna.

 

Illustrazione di Mauro Biani

 


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