Una lettera per la crescita dell’Europa. Sarà efficace?

par Paolo Borrello
mercoledì 22 febbraio 2012

Molto spesso in Europa si discute sulla necessità del rigore fiscale, sulla necessità quindi di ridurre i deficit e i debiti pubblici. Più raramente si rileva che occorra promuovere la crescita economica, anche per conseguire gli stessi obiettivi della finanza pubblica (si ricorda che questi obiettivi sono generalmente rappresentati dai rapporti tra il deficit o il debito pubblico e il Pil), oltre che per aumentare l’occupazione.

Ma una lettera che i capi di Stato e di governo di 12 Paesi dell'Unione Europea hanno scritto ai colleghi degli altri Stati membri sembra andare in una direzione diversa, in quanto sollecita l’adozione di interventi volti a a favorire la crescita. La lettera, inviata in vista del prossimo Consiglio europeo del primo marzo, è un vero e proprio piano anticrisi in otto punti. Gli obiettivi sono modernizzare l'economia, aumentare la competitività e correggere gli equilibri macroeconomici. L'iniziativa è stata promossa da Italia, Gran Bretagna e Olanda, ma a firmare il documento si sono aggiunti anche i leader di Estonia, Lettonia, Finlandia, Irlanda, Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Svezia e Polonia. Quindi non hanno firmato la lettera i rappresentanti di Germania e Francia.

La lettera - dal significativo titolo “Piano per la Crescita in Europa” - propone innanzitutto di sviluppare e completare il mercato interno europeo, in particolare nel settore dei servizi. Si chiede poi di creare un vero mercato unico digitale entro il 2015 e e di attuare l'impegno a realizzare un mercato unico dell'energia, effettivo ed efficace, entro il 2014. Il quarto punto riguarda la creazione dell'Area europea della ricerca, mentre il quinto pone l'obiettivo di allargare al livello mondiale l'apertura del mercato, attraverso gli accordi commerciali internazionali. Il sesto punto ripropone l'obiettivo di ridurre gli oneri amministrativi della regolamentazione Ue che pesano sulle imprese. Il settimo obiettivo è quello di “promuovere un mercato del lavoro ben funzionante”, che crei opportunità di impiego e livelli più alti di partecipazione per giovani, donne e lavoratori anziani. L'ottavo e ultimo punto, infine, prospetta la costruzione di “un settore finanziario robusto, dinamico e competitivo, che crei posti di lavoro e fornisca sostegno vitale ai cittadini e alle imprese”.

In particolare, si legge nella lettera (con un chiaro riferimento alla situazione in Germania, paese che appunto non ha firmato il piano), andrebbero “ridotte le garanzie implicite destinate a salvare sempre le banche, che distorcono il mercato unico”. “Senza questi sforzi - spiegano i 12 leader - non getteremo le basi per una ripresa economica forte e duratura. Ma è necessaria anche un'azione per modernizzare le nostre economie, costruire una maggiore competitività e correggere gli squilibri macroeconomici. E' necessario ripristinare la fiducia, tra i cittadini, le imprese ed i mercati finanziari, nella capacità dell'Europa di crescere in modo forte e sostenibile in futuro e di mantenere il suo posto nella prosperità mondiale”.

Come valutare questa lettera? Non si può non rilevare la mancanza delle firme di Germania e Francia. Non credo però che essa sia in contrasto con questi due paesi, in quanto, ad esempio, tra i firmatari vi sono i rappresentanti di paesi che hanno posizioni molto vicine alla Germania (Olanda e Finlandia in primo luogo). Del resto i contenuti della lettera non sono affatto alternativi rispetto alla politica economica fin qui seguita dall’Unione Europea. La logica infatti è la seguente: l’intensificazione della crescita economica può essere ottenuta, prevalentemente, tramite maggiore competitività, maggiori liberalizzazioni, minori restrizioni commerciali. Non si sostiene affatto che sia necessaria una politica economica espansiva, tendente ad accrescere la domanda effettiva, tramite una politica fiscale appropriata ed investimenti pubblici, soprattutto in infrastrutture. Insomma non si propone di allentare il rigore fiscale. Non si propone di ridurre almeno un poco gli obiettivi di finanza pubblica. Certo gli interventi sollecitati potranno avere effetti positivi sulla crescita, ma nel medio-lungo periodo. Il problema principale però è stimolare la crescita nel breve periodo e tale obiettivo può essere ottenuto solo tramite una politica fiscale espansiva.


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