Una giornata a l’Aquila con Silvio e Anna “Tu vivi nei reality noi nella realtà”

par Resist Enza
mercoledì 30 settembre 2009

Quando un italiano si reca all’estero o che vivendoci incontra qualche sconosciuto che nella conversazione viene a sapere della sua nazionalità, la domanda ritorna come un rituale: Come mai l’Italia terra di cultura si è scelto Berlusconi per governarla? E l’imbarazzo è grande a sciogliere questa che è una contraddizione agli occhi di chi ci guarda dal di fuori.

Per cercare a mia volta di redimere la questione, prendo spunto da questa foto che Anna Pacifica Colasacco ha pubblicato, sull’ultimo post del suo blog Miss Kappa, ieri 29 settembre, data del 73esimo compleanno di Silvio Berlusconi, da lui festeggiato in mattinata in Abruzzo con la cerimonia di consegna dei primi appartamenti del cantiere di Bazzano, frazione dell’Aquila, e concedendosi poi un bagno folla sotto l’inquadratura delle telecamere. Mentre lui si allontana un’anziana signora(*) gli rivolge queste parole: "Presidente non si deve arrabbiare con i suoi avversari" a cui lui replica: "Signora sono loro che l’hanno con me"

A l’opposto di Bazzano, nella tendopoli dismessa di piazza d’Armi, si è tenuta a buona distanza dal ceremoniale ufficiale una manifestazione organizzata dai comitati spontanei sorti dopo il sisma del 6 aprile con la presenza di Sabina Guzzanti che, nei panni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha improvvisato un discorso ai aquilani: “Ho deciso che passerò all’Aquila le prossime ricorrenze. Voglio restare qui e fare dell’Aquila una nuova Salò, ma non parlatemi di dittature”.

Anna ha intitolato la foto “Berlusca sulla spazzatura” (si vede Sabina Guzzanti e manifestanti con al primo piano i detriti lasciati dall’evacuazione del campo).

Certo Anna non è una devota - come si usa dire da queste parti - del premer contrariamente a questa anziana signora di cui le agenzie stampa oggi riportano le parole. E la faccia di Anna non si vedrà mai sulle rete pubbliche mentre si rivolgerà al presidente del Consiglio per interrogarlo, da cittadina aquilana, sul suo “abbiamo fatto un vero miracolo”. Dal giorno del sisma, Anna racconta sul suo blog il passare dei giorni, la sua vita quotidiana e i suoi pensieri di terremotata. Contrariamente a tanti altri che si sono resignati, per temperamento o stanchezza o calcolo opportunista, ad aspettare che ciò che in una nazione evoluta sarebbe un loro diritto, che lo Stato di cui sono cittadini riconsegni loro quel filo, interrotto dalla scossa del 6 aprile, della banale quotidianità dei luoghi a loro familiari, e che qui in questa Italia del XIXesimo secolo rimane sempre un favore concesso da impetrare.

Anna racconta: 

“Lo sapete, son sincera. Sempre. E qui, su questo blog porto me stessa. Per come sono. Con quello che sento. Con quello che vedo. Eravamo pochi, pochissimi, alla manifestazione. Eravamo noi, i soliti. Mi vien da dire gli irriducibili, anche se il termine poco mi piace. E ci siamo riconosciuti. E ci siamo abbracciati. Visionari con i piedi ben piantati a terra. Diversi. Tra la massa amorfa. E silente. Le automobili sfilavano nella corsia lasciata libera accanto a noi che manifestavamo. Gli Aquilani, quei pochi che sono in città, ché questa città ormai vede solo gente di fuori, ci dicevano "bravi". Ma loro non c’erano in mezzo a noi. Loro ci guardavano. E annuivano. Gli operai che lavorano alle C.A.S.E., trasportando le pareti prefabbricate degli appartamenti-loculo, ci han gridato "andate a lavorare". Meschini: son loro che stanno lavorando al posto nostro. E sulla nostra terra. Io lo so, lo sento che molti sanno che le nostre rivendicazioni sono giuste e legittime. E che noi siamo la loro voce. Ma non scendono in piazza. Lasciano i soliti allo sbaraglio. Verrebbe da abbandonare, se non fossimo così testardamente convinti ad andare avanti, anche se pochi. Anche se soli. Le cause giuste non hanno mai strade agevoli. Arrivati al campo abbandonato di Piazza d’Armi, dove pochi vivono in condizioni disumane, abbiamo avuto il nostro Presidente del Consiglio. Tutto per noi. A farsi far domande ed a dare risposte. Sulla spazzatura.
Un abbraccio. Son triste.”


Questa giornata particolare a l’Aquila mi ha fatto venire il desiderio di rileggere le pagine di Raffaele Simone nel suo libro Il mostro mite ( edizioni Garzanti, 2008):


“Oggi la sinistra si trova a dover lottare con due avversari di temibile forza. Il primo è la natura ‘penitenziale’ dello stare a sinistra: lo sforzo che comporta, la massa di sacrifici e rinunce che implica, il bisogno di farsi perdonare (o sforzarsi di dimenticare) la scia di sofferenze che la storia dei comunismi e dei socialismi porta con sé. Il secondo è il Mostro Mite, la faccia sorridente che il Leviatano ha assunto nell’era globale.”

E quindi elenca i postulati incarnati qui da noi da Silvio Berlusconi e che rendono così appetibile tra i suoi elettori:
“1. postulato di superiorità («io sono il primo, tu non sei nessuno»);”
“2. postulato di proprietà («questo è mio e nessuno me lo tocca»);”
“3. postulato di libertà («io faccio quel che voglio e come voglio»);”
“4. postulato di non-intrusione dell’altro («non ti immischiare negli affari miei»);”
“5. postulato di superiorità del privato sul pubblico («delle cose di tutti faccio quel che voglio»).”


Oggi nella sua visita in Abruzzo, Silvio Berlusconi ha dichiarato: “Io credo che sia stato fatto un vero miracolo. Qui c’è l’Italia vera, quella che vorremmo sempre vedere. La parola che mi viene in mente è una sola ’evviva evviva evviva’ ce l’abbiamo fatta”. “Lo Stato questa volta c’è stato: abbiamo dato la dimostrazione a tutti i cittadini italiani che lo Stato non è oppressore ma amico. Che è uno stato vicino a tutti i cittadini e che non lascia indietro nessuno. Questo è lo Stato che ci piace e che tutti vogliamo. Questo è lo Stato che ha medaglia d’oro sul petto’’.

Un lettore nella rubrica di Corrado Augias scriveva: “Raffaele Simone fa un’acuta osservazione: essere di destra, scrive , non comporta sforzo. Basta seguire gli istinti, il senso della proprietà, l’ egoismo animale, il disinteresse per ciò che è fuori della stretta sfera personale o di famiglia. Essere di sinistra invece è faticoso, bisogna saltare fuori da quella pelle, immaginare gli altri, prevedere, concedere”.


(*) qualcuno come augurio per i 73 anni del premier ha gridato “Buon compleanno nonno Silvio”

Credits Photo: Miss Kappa


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