Incostituzionale perché non ha senso che la norma si applichi solo ai futuri processi, creando quindi una disparità con i processi più vecchi nel sistema giudiziario. I rilievi del Presidente sono una diretta esortazione a emendare la legge dopo le dure proteste di giornalisti e magistrati contro una norma vista da molti come un attacco diretto alla giustizia e alla libertà di stampa. Senza emendamenti il Presidente della Repubblica ha chiarito che non potrebbe approvarla.
Un probabile sostanziale cambiamento sarà quello di rendere le intercettazioni possibili non con "evidenti indizi di colpevolezza" ma con "evidenti indizi
di reato". Ma un altro aspetto controverso della norma, criticato anche dal
garante della privacy, è il
carcere fino a un anno per i giornalisti che pubblicano intercettazioni. Una simile legge porterebbe l’Italia sullo stesso livello dei paesi in cui la libertà di stampa è molto limitata e i giornalisti
vengono arrestati di continuo.
I giornalisti italiani infatti hanno proclamato uno
sciopero il 13 luglio (i giornali non usciranno il 14) e in rete si propone di estendere la protesta
anche ai blogger, che potrebbero venire colpiti da un altro aspetto della legge,
l’obbligo di rettifica entro 48 ore. Ora il governo Berlusconi sembrerebbe disposto a fare
qualche piccolo passo indietro, anche perché preoccupato dalla decisione della Corte Costituzionale sul
Lodo Alfano, la legge che blocca i processi contro le alte cariche dello stato e che in questo periodo blocca in particolare il
processo Mills. L’iniziativa del Presidente Napolitano dimostra che in Italia resiste ancora
qualche baluardo di legalità e ragione, ma è tutto da vedere se e come il decreto sulle intercettazioni
verrà cambiato.
Le parti di questa legge che costituiscono un
diretto attacco alla magistratura e alla libertà di stampa sono tante, non dimentichiamo anche il
divieto di citare i nomi dei giudici coinvolti in un’indagine. Ma soprattutto la
motivazione politica dietro il decreto intercettazioni può essere soltanto una: quella di difendere la classe politica italiana dalle inchieste giudiziarie e di stampa. E’ una legge
senza traccia di interesse pubblico e dovrebbe essere
ritirata. Diffilcile che qualche emendamento possa essere sufficiente. Potrebbe bastare per salvare la giustizia, ma non la
libertà di stampa.