Un nuovo equilibrio di sistema, parola di Professional Consumer

par Professional Consumer
giovedì 18 dicembre 2008

La crisi?

Io tu noi voi, tutti clienti. Clienti di tutto.

Tutto si è fatto merce, tutto business: tutto deve essere consumato.

Proprio a questo tutto non siamo più in grado di corrispondere.

Ci abbiamo provato. Oh, se ci abbiamo provato.

La crisi?

Io tu noi voi, tutti clienti. Clienti di tutto.

Tutto si è fatto merce, tutto business: tutto deve essere consumato.

Proprio a questo tutto non siamo più in grado di corrispondere.

Ci abbiamo provato. Oh, se ci abbiamo provato.

Abbiamo messo in gioco le nostre risorse: prima i redditi poi i risparmi infine il debito su cui il credito a fatto sboom.

Sta qui la crisi: non siamo più in grado di sostenere questa domanda di tutto.

Le istituzioni, tutte, di ogni ordine e grado, per tutta risposta confezionano tutto: sussidi, bonus, ricette congiunturali per dare sostegno alle famiglie, per sostenere i consumi, che possano sostenere le imprese, che sostengono l’occupazione e tutti felici e contenti.

Già, così però la domanda resta sovralimentata e le risposte solo congiunturali.

Congiunturali appunto, con il fiato corto.

C’è bisogno d’altro.

Occorre un nuovo equilibrio di sistema: parola di Professional Consumer.

Tre mosse: scacco matto!

La prima, una provocazione ma non troppo: riduzione della domanda.

Mettiamola così: restituire alla collettività le risorse indebitamente rese merci.

Due per tutte: l’acqua e la sosta automobilistica; una parte insomma di quelle cose che necessitano per tirare a campare.

Verrebbe ridimensionata la domanda complessiva. Con i risparmi ottenuti si può rifocillare il reddito per consumare la domanda restante e generare ricchezza.

Altra provocazione: ampliamento della domanda mediante l’ampliamento dell’offerta, la nostra.

Pure qui due esempi per tutti.

Attenzione e tempo sono nella disponibilità dei consumatori. Sono risorse scarse, merci sofisticatissime, immateriali ed ecocompatibili, cedute a titolo gratuito o quasi.

C’è chi sul mercato dell’informazione, della pubblicità, dell’intrattenimento possa fare a meno della nostra attenzione?

C’è chi tra i venditori non abbia bisogno del nostro tempo, al fin di rendere acquistabile l’acquistabile?

Queste nostre risorse vanno messe a reddito!

Dulcis in fundo, restituire dignità al lavoro di consumo, non sussidi alle famiglie.

Questo il precetto: riduzione dell’IVA sui prodotti acquistati e della TARSU sullo smaltimento del consumato.

Un modo per fornire risorse “premio” a quegli individui che hanno mostrato una maggiore propensione al consumo; proprio quelli dei redditi insufficienti.

Perché signori, è inverecondo chiedere di consumare per produrre ricchezza fino allo sfinimento economico e veder tassare questo esercizio di lavoro.

Sissignori, ci sarà un costo da sostenere, non un cent in più di quello previsto dai Sussidiatori con in più i benefici: dignità, riscatto, orgoglio e, ve lo giuro, continuità d’esercizio.

 

 

 

 


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