Un miliardo di euro di perdite per il calcio italiano
par Paolo Borrello
venerdì 3 giugno 2011
I problemi del calcio italiano non riguardano solo le scommesse. Sono molto rilevanti infatti le difficoltà economiche e finanziarie. Solo nelle ultime tre stagioni (dal 2007 al 2010) A, B, Lega Pro hanno macinato perdite per un miliardo di euro. Ad evidenziarlo è il Report Calcio 2011 realizzato da Arel, Pwc e dal centro studi della Figc.
Nell'analizzare dettagliatamente i conti delle società italiane lo studio sottolinea, in particolare, come nel massimo campionato ormai da due stagioni i costi strutturali superino i ricavi di 180 milioni l'anno. È inoltre indicato che i ricavi (2,5 miliardi) non possono crescere ulteriormente, a meno che non si costruiscano stadi di proprietà. E tra i punti critici c'è anche il fatto che gli ingaggi dei calciatori pesano ancora per 1,5 miliardi di euro. Il costo del lavoro in serie A è, infatti, il più alto fra le “top league” europee. Ingaggi e ammortamenti assorbono il 72% del fatturato, al netto delle plusvalenze del calciomercato. Per quasi due terzi i ricavi derivano poi dalle emittenti radiotelevisive. Una teledipendenza sconosciuta altrove.
La Premier League, che pure ha molti club indebitati, su un fatturato di 2,4 miliardi di euro incassa solo il 50% dei diritti tv. Il piano inclinato sul quale si muove il calcio italiano si traduce sul piano patrimoniale in una costante crescita dei debiti globali: in A sono saliti tra il 2008 e il 2010 da 1,9 a 2,3 miliardi, mentre in B sono passati da 367 a 358 milioni. Il patrimonio netto, di conseguenza, si è ridotto da 460 a 406 milioni. Solo nella stagione 2009-2010 la serie B ha generato una perdita d'esercizio di 83 milioni. L’Italia del Pallone soffre poi di un eccesso di club: 132 società professionistiche, il triplo di Francia e Spagna. Se si guarda infine alla Lega Pro (85 le squadre attuali, 76 nella prossima e nell'arco di un triennio un'unica serie di tre gironi da 20 club ciascuno) in tre anni le perdite (provocate da 1,9 milioni di introiti medi annuali al cospetto di 2,9 milioni di spese) hanno fatto diminuire mediamente il patrimonio netto a 55.000 euro in prima divisione e 42.000 in seconda divisione. Questi dati confermano le “sofferenze” economiche che, nell’ultima stagione calcistica, si sono manifestate apertamente, determinando numerose penalizzazioni a carico di società in ritardo nei pagamenti degli stipendi o con forti debiti fiscali e contributivi. Tale situazione desta ancora maggiore stupore se si considera che i risultati, a livello internazionale, del calcio italiano sono stati più che modesti. Comunque, se non saranno realizzate iniziative efficaci, ad esempio l’adozione di incentivi volti a favorire il diffondersi di stadi di proprietà delle società (una proposta di legge in tal senso è ferma da tempo in Parlamento) e soprattutto un rigoroso contenimento dei costi, la situazione economica e finanziaria del calcio italiano è destinata a peggiorare. Se ciò avverrà è probabile che il numero delle società professionistiche si ridurrà drasticamente, lasciando maggiore spazio al “dilettantismo”. E’ non è detto che ciò sia un male.