Un’introduzione alla socioanalisi di Paolo Dova

par Damiano Mazzotti
giovedì 16 ottobre 2008

In uno scritto giovanile di Paolo Dova (1988) che precorre i tempi, si trovano alcuni passaggi interessanti che descrivono pienamente l’attuale stato dell’evoluzione sociale occidentale e forse globale.

Esaminiamone alcuni: …quando oggi viviamo concretamente in un pantano culturale e politico! Anziché farneticare su concetti astratti, denunciamo i fatti e il non fatto, studiamo le leggi, non per riimmaginarle alla luce di nuovi e vecchi miti, ma per applicarle. Trasformiamo l’obsoleto esercizio di riflessione morale o sulla morale, in esercizio civico, in operato concreto, in piena presa di coscienza e partecipazione politica. Non ammettiamo più il passivo diritto di lamentela continua e personalistica, impariamo a scegliere di volta in volta. Se ci manipolano e infinocchiano costituiamoci in parte civile anziché essere muto mormorio. Delle due una: o stiamo “bene” e allora non lamentiamoci come bambini viziati, oppure impegnamoci concretamente a partire dalla analisi di quanto maggiormente ci disturba. Se ci disturba ad esempio l’azione di rimbambimento dei mass-media, cominciamo a sospendere la collaborazione al loro operato.

-Ma il difficile appunto sta nel non soggiacere alla diffusa narcosi legalmente riconosciuta (lavaggi del cervello mediatici e psicofarmaci), nel circolo vizioso che conduce al disagio e alla malattia. Ridiamoci allora più tempo per riamministrare l’esistenza ritrovandone senso invece di scontento. Opponiamo alle rigide leggi dell’economie di mercato la ragionevole legge di una economia esistenziale, con borsa forse più povera, ma tempo più ricco. Non ci rendiamo conto di vendere il nostro tempo, la nostra vita, paurosamente sottocosto. Forse l’angoscia esistenziale deriva in realtà da tale condizione in ultima analisi, invece dei metamotivi dichiarati delle innumerevoli discipline che si definiscono terapeutiche.

-La Socioanalisi introduce il concetto di democrazia psichica, cioè del grado di libertà psicologica che sussiste all’interno di un sistema costituito. Se ci troviamo in presenza di sofferenza psichica, di uno stato di crisi che non si risolve, questo significa che siamo parte di un totalitarismo che agisce a livello mentale. Occorre allora un operato differenziante che riporti alla singolarità, prima attraverso il distacco dagli schemi obbligati e poi lungo traiettorie soggettive di rifondazione privata e pubblica.

- Se il tempo del lavoro rimane ancora dannazione per la prevalenza di tutti noi (e nel 2008 il tempo del non lavoro del disoccupato o sottoccupato), facciamo in modo che non sia altrettanto per l’altro tempo che ci rimane, non strutturandolo secondo gli stessi schemi e ritmi, altrimenti incorriamo nella destrutturazione psichica (rincoglionimento) o nelle maglie del Valium & C… Bisogna bilanciare il lavoro fonte di ansia e di rigetto con attività liberamente scelte, un lavoro autonomo di ricerca, studio, di dibattito aperto su cose e problemi concreti e appassionanti.

 Dunque la Socioanalisi, aliena da classificazioni date, non ci considera come oggetti da curare, bensì come soggetti che si devono “autocurare” e o autorealizzare. E’ un operato concreto che responsabilizza e non chiacchiera spesso inconcludente che deresponsabilizza. E’ anche una messa in discussione dei rapporti di forza e uno studio privato e pubblico dei rapporti di potere per una consapevolizzazione e spettacolarizzazione più dinamica e positiva.

Concluderei con una citazione di Foucault (L’ordine del discorso, pag. 247): “E, se la prigione assomiglia agli ospedali, alle fabbriche, alle scuole, alle caserme, come può meravigliare che tutte queste cose assomiglino alle prigioni?

P.S. La politica è l’ombra gettata nella società dal grande capitale e così resterà finché il potere sarà in mano al business privato attraverso il controllo privato delle banche, della terra e dell’industria, e fino quando sarà rafforzata dall’influenza diretta sui giornali, agenzia di stampa, e i vari servizi di pubblicità e propaganda (John Dewey, Filosofo Sociale).


Leggi l'articolo completo e i commenti