Un improbabile racconto sarebbe infatti la nostra realtà

par Drusilla
giovedì 13 agosto 2009

C’è questa volta, nel nostro paese, un regnante cattivo che delle donne ama aver possesso. Le usa per deliziare le sue giornate mentre le giovani fanciulle si sono ormai rassegnate. "Fuori dal palazzo non si mangia" pensano a ragione. Infatti, il paese cade in povertà mentre il sovrano va dichiarando un’illusoria stabilità generale conciliante il suo godimento nel carpire tanta disponibilità in fiore.

Per quanto l’impostazione introduttiva dell’articolo alluda ad un puerile racconto d’invenzione è bene che il pubblico s’avveda della somiglianza che tale atteggiamento ha col trattamento che la classe politica gli va riservando. Non è difficile constatare quante restrizioni il popolo si stia vedendo normativizzare come a voler sottolineare l’immaturità presunta degli abitanti della nostra penisola, come a volerli ammaestrare a suon di frustate.

Di questi tempi la dignità femminile viene messa a dura prova sia dalla crisi del lavoro che dalla crisi del ruolo di detta categoria di genere all’interno dello scenario politico. Infatti, la povertà condita con una punta d’ambizione, generata dalla consapevolezza del proprio piacevole aspetto fisico, ha indotto un’interessante quantità di donne ad offrirsi al "cavaliere", nostro attuale premier, fattosi spontaneamente carico del ruolo di protettore di questa tipologia d’offerenti. E’ ormai noto come certa "beneficenza" abbia avuto luogo ma penso sia bene evidenziarla ancora una volta in questa sede.


A dispetto dell’effettivo significato del concetto di "pari opportunità", il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi si è prodigato nell’elargizione di favori previa expo femminina in cui anche le prestazioni fisiche venivano passate al vaglio imperscrutabile del "giudice" medesimo; favori arbitrariamente concessi anche in campo professionale e che, inoltre, l’ex senatore del Pdl Paolo Guzzanti non ha esitato a denunciare a ragion veduta.

Questo scenario ci porta a pensare che per quanto vi sia una notevole quantità di ministre in parlamento, queste non rispecchino un’altrettanto importante disponibilità verso il loro stesso sesso al di fuori di quell’ambito.

Sarebbe bene far notare agli amministratori del nostro Stato il paradosso tutto italiano che celebra la lascivia in parlamento ma deplora la prostituzione come lavoro, condannando quelle donne che non possono vendersi ai vertici della scala sociale ad uno sfruttamento spietato perpetrato da gente malavitosa. Gente, quest’ultima che se vedesse la prostituzione normativizzata e regolarizzata, subirebbe un grosso colpo ed una forte concorrenza, apportando alle statistiche occupazionali dello stato, invece, nuova vita e nuove entrate erariali. Con questo atteggiamento lo Stato si sta rendendo complice in duplice istanza dello sfruttamento del popolo attorno a cui, invece, dovrebbe sempre dedicare attenzione e protezione.

Intanto, per i cittadini ancora immersi nelle sabbie mobili del precariato si prospetta un futuro nebuloso.


Leggi l'articolo completo e i commenti