Un giorno in Tribunale tra pelati e truffati, rom e prostitute
par Ambra Ruggeri
mercoledì 23 marzo 2011
Il tribunale specchio della società , dove uomini del foro si sovrappongono e confondono tra colletti bianchi, prostitute, magnaccia, ladri e spacciatori. Ecco cosa avviene nelle aule tra un udienza e l’altra in un giorno di ordinaria giustizia.
Il 14 marzo 2011 in una delle aule del Tribunale Penale di Roma verrà presentata l'arringa degli avvocati difensori di Unicredit Banca (ex Banca di Roma) all'interno dell'istruttoria sul crack Cirio, la bancarotta del re dei pomodori in scatola.
Il 14 marzo 2011, varco per la prima volta i cancelli di un tribunale. Vesto i panni dell'osservatrice, il mio compito come quello dei miei colleghi è di seguire la vicenda Cirio, ma prima come Dante nella Divina Commedia, si devono attraversare vari gironi. Da un piano all'altro, da un corridoio all'altro è un susseguirsi di dannati. Il primo processo col quale mi scontro è di prostituzione, risale al 2007, l'aula è quasi deserta, atmosfera grigia. L'imputata è un'anonima prostituta, ha un nome e un cognome ma potrebbe essere chiunque, aspetto poco curato e sciatto, giubbotto nero, aria spaesata, le viene intimato più volte di ricordare cosa ha dichiarato nel 2007: "E' vero che versava alla signora X una somma tra le 10 e le 20 euro dopo ogni prestazione con i suoi clienti?" No non è vero- risponde la ragazza- La signora è una donna anziana e povera, ero io a darle i soldi di mia spontanea volontà perchè provavo pena, 5 euro massimo 10". "Non è quello che ha detto nel 2007, perché non dice la verità?" incalza il giudice, donna anche lei, capelli indomabili semiraccolti, una folta chioma rossa, sguardo attento, la sua presenza riempie l'aula.
Interviene la difesa, la ragazza nel 2007 era da poco arrivata in Italia, è straniera e non parlava bene l'italiano allora, non ha capito cosa ha firmato nel verbale quella notte in questura. Si chiude l'udienza, la ragazza dice di non ricordare cosa ha dichiarato anni prima, le toghe non insistono, si alza e un losco individuo, che la attendeva con ansia in fondo all'aula, la porta via bruscamente. Esco, devo raggiungere l'aula dove è già sicuramente iniziato il processo Cirio. Entro, qualche divisa e un'aula gremita di toghe nere. Oggi presenterà la sua arringa l'avvocato Vassali difensore Unicredit. C'è anche Cragnotti. Geronzi è assente. Qualcuno lo saluta: "Presidente!" segue una stretta di mano, Cragnotti sfoggia un timido sorriso, quasi imbarazzato, decide di cambiare posizione, si siede tra le toghe in un'ultima fila. L'arringa è appena iniziata. Non c'è ritmo, nell'aula dopo pochi secondi si respira già una certa pesantezza, Vassali utilizza un linguaggio accademico, sembra quasi una lezione di diritto con qualche accenno alla finanza.
Cragnotti segue, sguardo inespressivo, gambe accavallate, il corpo appoggiato su un lato della sedie, indossa un giaccone scuro e occhiali rossi, è attento. Entra uno dei suoi, insieme vanno verso l'uscita, fuori c'è un terzo, sono i consulenti dell'ex presidente per questo caso, si appartano, si siedono, discutono e vagliano carte. Prima di rientrare uno dei consulenti si imbatte in uno dei difensori del consiglio di amministrazione Cirio, qualche scambio di battute pungenti (il CdA si ritiene all'oscuro e addossa tutte le responsabilità alla figura di Cragnotti) e poi il consulente si abbandona ad un piccolo sfogo - Lo scandalo non è Cirio, ma questo processo! Tante bugie e generalizzazioni, si è voluta trattare la vicenda alla stregua di Parmalat, Cragnotti non è Tanzi! Questo dovrebbe essere un processo tecnico, dove sono i periti?Dove sono i tecnici? E' un processo assurdo!- Intanto è stata indetta una pausa, le toghe si disperdono. Cragnotti si lascia avvicinare ma solo dagli addetti ai lavori, è sereno ma conserva comunque un'aria seriosa. Dopo un quarto d'ora si rientra, Cragnotti si risiede, l'arringa continua e Vassalli snocciola la sua difesa: alla base del rapporto tra il signor Cragnotti e la banca di Roma c'era un rapporto di fiducia come tra una qualsiasi banca e un imprenditore. Cragnotti ha convinto l'istituto di credito dei suoi progetti, non c'era alcun sospetto circa la gravità della situazione economica del gruppo Cirio.
Lascio l'aula, l'arringa non è terminata, ma il leitmotiv è lento e sempre lo stesso. Accanto c'è un processo che coinvolge un gruppo di rom, la situazione è ben diversa, c'è tensione nell'aula, quasi si viene alle mani. Mi allontano e incrocio due giovani ammanettati scortati dalla polizia, in un'altra aula un gruppo di ragazzi, a metà strada dei tra peter pan e dei pirati, aspetta fuori un probabile verdetto insieme a qualche genitore. Siedono a terra, annoiati, distratti, sguardi spenti, impauriti.
E' ora di andare, la giornata è stata lunga e tra colletti bianchi, truffati, pelati, prostitute, ladri e spacciatori mi reco alla metro e tutte quelle facce mi sembra di averle già viste in tribunale qualche minuto prima. E tutto scorre.