Un dibattito sul nulla al capezzale di un moribondo

par Daniel di Schuler
sabato 19 gennaio 2013

A questo è somigliata, fino ad oggi, la campagna elettorale, mentre nessuno ha il coraggio di dire agli italiani quanto grave sia la situazione e quanto ancora lunga da fare, e faticosa, la strada per uscire dalla crisi.

Immaginate di soffrire di una lunga malattia che vi stia portando inesorabilmente verso la tomba. Nessuno vi ha proposto davvero delle cure, fino ad ora. Solo un paio di medici sono riusciti a rallentare il decorso del vostro male, a costo di mettervi a dieta e farvi deglutire delle medicine dal sapore orribile.

Si presenta a voi un nuovo dottore. Non vi dice nulla riguardo alle vostre condizioni di salute. Vi assicura, però, che se sceglierete lui non dovrete più stare in dieta né prendere medicine.

“E la mia malattia?”, vi pare il caso di chiedergli.

“Ma vuole proprio parlare di quello?”, vi risponde lui, “piuttosto, non le piacciono i francobolli?”.

Un dialogo del genere è quello che sta avvenendo tra cittadini e politica nel corso di questa campagna elettorale.

Le varie forze politiche fanno a gara nel promettere di diminuire la pressione fiscale, senza però dire dove diavolo taglierebbero le spese per far quadrare i conti. Non spendono una sola parola per commentare i dati disastrosi della produzione industriale (secondo l’Istat, novembre 2012 è calata del 9,3% rispetto allo stesso mese di due anni fa) né accennano a come intendano far recuperare all’Italia il suo deficit di competitività. Quanto al grande male di cui soffre il paese, quello che in ultima analisi lo sta uccidendo, la scarsissima efficienza del settore pubblico, neppure una parola. La nostra giustizia civile è tra le ultime al mondo per celerità, peggio di noi solo la Somalia e qualche altro paese nell’abisso, e la nostra pubblica amministrazione di gran lunga la peggiore tra quelle dei paesi sviluppati, ma questi temi sono tabù. Un costo del lavoro bassissimo (tanto da avere di fatto ucciso il mercato interno) non riesce ad attrarre alcun investimento dall’estero, mentre imprese italiane delocalizzano addirittura in Svizzera, ma ai nostri politicanti non pare sia il caso di spiegare cosa intendano fare per cambiare questo stato di cose.

Un tempo avrebbero commentato: “I problemi reali sono ben altri”. Oggi?

Ricordate la scorsa campagna elettorale? L’Italia era già in crisi da un ventennio e solo la congiuntura internazionale ancora favorevole mascherava, e solo parzialmente, la gravità delle sue condizioni. Bene, nel paese più sicuro d’Europa o quasi, e con una percentuale d’immigrati bassissima, allora si discusse solo d’immigrazione e sicurezza. Un’assurdità.

Oggi, in attesa di trovare un qualche tema (quello delle unioni civili tra persone dello stesso sesso potrebbe andare benissimo) su cui i nostri capi e capetti possano lasciarsi andare a roboanti dichiarazioni senza troppo temere di scontentare il proprio elettorato, il dibattito avviene, in punta di fioretto, attorno alle questioni della più vezzosa ed inutile politica politicante, tra partiti post-moderni impegnati in una continua ridefinizione della propria identità.

Tutti precisano d’essere di sinistra, destra o centro e accusano avversari ed alleati di essere invece troppo di qui o di là, ma nessuno spiega in cosa si concreti il proprio stare da questa o quella parte.

Siamo di X e appoggiamo Y. Benissimo, ma per fare cosa?

Silvio Berlusconi, l’uomo che ha governato più a lungo durante questo ventennio perduto (la nostra economia è tornata ai livelli dei primi anni ’90) è l’unico ad avere la risposta pronta. Lui non ha sbagliato proprio niente, ha capito sempre tutto e se dovesse tornare al potere, magari per interposta persona, continuerebbe a fare quel che già ha fatto: un bel niente, almeno per il paese. Può permetterselo: è quello che da lui si aspetta il suo elettorato, convinto che l’Italia non abbia in realtà alcun problema, se non quelli causatigli dai comunisti sempre in agguato.

Gli altri svicolano. Non metteranno nuove tasse. Benissimo. Nessuna patrimoniale (l’ha detto oggi Bersani), in attesa di far pagare gli evasori. Bene ancora, anche se la lotta all’evasione andrebbe fatta prima e contabilizzata solo poi. Fine. Al massimo dicono (ancora Bersani) che “bisogna muovere un po’ l’economia per far riprendere i consumi”. Grazie.

La verità è che nessuno può onestamente promettere agli italiani altro che sudore e lacrime, e che l’unico dibattitto che abbia senso dovrebbe avvenire attorno al modo in cui distribuire questi sacrifici. Tutto il resto è aria fritta. E’ discutere di filatelia al capezzale di un moribondo.

Ma con certi discorsi non si vincono le elezioni?

Un malato grave, deve solo essere informato della natura della propria malattia, e di quali scopi questi si prefiggano, perché accetti di sottoporsi and interventi anche molto dolorosi.

Un medico, magari benintenzionato, che per distrarlo gli parli d’altro, ben difficilmente se ne guadagnerà però la fiducia. Riuscirà, molto più probabilmente, solo ad insultare la sua intelligenza.

Quello che i nostri politicanti stanno facendo da decenni con le nostre.


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