Un declino lento e inesorabile

par Angelo Cerciello
giovedì 7 giugno 2012

La crisi dell'euro non sembra risolversi, anzi sembra peggiorare sempre più. Oltre al “problema Grecia” e altri paesi come Irlanda e Portogallo che “fanno fatica” a sostenere la moneta unica si è aggiunta anche la Spagna: le banche spagnole devono essere ricapitalizzate a causa della “bolla immobiliare” scoppiata non molto tempo fa.

Per quanto riguarda l'Italia le cose non vanno molto meglio: il debito pubblico da pagare è enorme e la recessione economica si fa sempre più grave.

Molti in Italia cominciano a considerare l'opzione dell'uscita dall'euro: opzione che scatenerebbe una catastrofe; poi, con il passare degli anni e con una svalutazione della nuova moneta nazionale, ci sarebbe la ripresa economica, un po' come è accaduto in Argentina nei recenti dieci anni.

Quindi per l'Italia l'uscita dall'euro avrebbe come conseguenza uno shock iniziale, seguito poi dalla ripresa economica.

Restare nell'euro costerebbe all'Italia immani sacrifici da aggiungere a quelli attuali.

Inoltre la nostra economia, lo stato sociale e la popolazione tutta (soprattutto le classi più deboli) farebbero ogni anno dei passi indietro rispetto ai paesi “forti” dell'euro, come la Germania, l'Olanda e il Belgio. Il nostro sarebbe un declino lento e inesorabile, il quale è già in atto e di cui si avvisano i molteplici aspetti. L'Italia, la Spagna e altri paesi del sud Europa ormai costituiscono un Europa di serie B, per usare termini calcistici. E pensare che 30 anni fa l'economia italiana era tra le più forti d'Europa!


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