Un declino inevitabile

par antonio cianci 251039
mercoledì 16 marzo 2011

Un qualsiasi avvenimento di cronaca, un evento disastroso come il terremoto in Giappone, la guerra civile in Libia, l’annuncio di una riforma come quella della giustizia, una manifestazione in difesa della Costituzione, la voglia di stigmatizzare il comizio in piazza di un pubblico ministero, l’urgenza di prendere atto della inesorabile ed inarrestabile diffusione della corruzione e del dilagare della malavita, che è emergenza quotidiana, si risolve nell’unica cosa che ci piace fare e che sappiamo far bene: chiacchierare.

Però ogni dibattito pubblico, fatto in tv o davanti ad un microfono, è spesso caratterizzato dalla cautela, dalla circospezione o dalla viltà di chi dirige lo spettacolo, e dal vaniloquio di chi partecipa, giacché bisogna disquisire con enfasi e sicumera, senza negarsi però una sicura e comoda via d’uscita, se dobbiamo continuare ad assicurarci la paga per il lesso – come diceva il Carducci.

Assistiamo quindi a discussioni accese ed inconcludenti tra rappresentanti di opposte e scomposte fazioni, abilmente selezionate per aumentare l’audience, ma che finiscono spesso per indispettire ed annoiare il pubblico, che non ha ricevuto vera e corretta informazione sugli avvenimenti,ma uno spettacolo chiassoso e volgare da parte dei soliti politici onnipresenti o dai loro giornalisti- schierati a difesa dello stipendio e della propria parrocchia.

Allora non siamo informati su come risolveremo i nostri problemi energetici del futuro, se potremo mai avere una giustizia che funzioni, se i giovani potranno avere una piccola speranza di vedere migliorare le prospettive per il futuro o devono rassegnarsi ad emigrare, come già fanno in molti.

Se possiamo sperare di veder migliorare le condizioni della nostra scuola, la tutela del nostro immenso patrimonio artistico e culturale, veder combattere con serietà i privilegi, la disonestà, le mille inefficienze che ci affliggono quotidianamente. Se vedremo qualche utile infrastruttura necessaria all’economia del Paese e ad attirar qualche investimento straniero.

No! Dobbiamo sorbirci le solite rappresentazioni.

Il bunga-bunga del padrone, le presuntuose intemerate del ministro Tremonti, le insofferenze di giudici e procuratori pro domo sua, le astuzie di professionisti ed imprenditori abituati all’obolo di Stato ed a spolpar le aziende a danno dei piccoli azionisti, le interessate, sottili e vuote disquisizioni di servili e proni operatori dei media, che si affannano o addirittura si pavoneggiano nel compiacere il politico o il padrone di riferimento. E la rappresentazione quanto mai volgare del dolore delle famiglie come quelle di Yara e Sara, i cui processi si celebrano ormai quotidianamente sui set televisivi.

Che pena fa questo Paese stanco, rassegnato, ed assuefatto a tollerare uno spettacolo inconcludente e noioso.

E’ forse il segno di un declino inevitabile.


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