Un daltonico napoletano: ovvero Napoli vista da un napoletano
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sabato 29 agosto 2009
Da un po’ di giorni sto leggendo e rileggendo con un pò di affanno, un paio di punti di vista su Napoli.
Daniele Martinelli nel suo blog, e Sarah Zuhra Lukanic per l’Internazionale, descrivono nei loro articoli alcuni giorni passati a "zonzo" per le strade partenopee. E pretendono di conoscere Napoli. Anzi no, i Napoletani.
Distinguere la città dai suoi cittadini, per quanto mi riguarda, è d’obbligo. Ora vaglielo a spiegare questo ad una croata o ad un bergamasco. Abito qui da 25 anni e ancora faccio difficoltà io ad analizzare ed a comprendere la forma mentis dei miei concittadini, figuriamoci loro.
Allora voglio provare con calma a mettere un pò d’ordine, e provare a spiegare io come la penso, ma soprattutto come vivo la mia città. Prima di tutto bisogna dire che io la mia città la amo.
Già la mia città. E i miei concittadini? Ma soprattutto ho dei concittadini? Questo è un bel punto di domanda. Mi spiego. Ci provo. Tutti i Napoletani compreso me amano Napoli.
Visceralmente. Spasmodicamente. Se lo scrivono sulle t-shirt, sui costumi da bagno, sulle pantofole, sui cappelli, sulle mutande, se lo tatuano addirittura sulla pelle, casomai dovessero dimenticarselo.
Ma i Napoletani amano i Napoletani? Be’, assolutamente No. Questo è il punto. A Napoli esiste l’amore per la propria città, ma l’indifferenza tra i suoi cittadini.
Ho letto da qualche parte che Napoli è così brava ad attirare turisti, così come i suoi cittadini sono bravi a farli scappare.
Tutto sommato c’è un lato di noi Napoletani che in parte adoro ed in parte mi affascina, che talvolta provo a studiare per provare a capire se un domani potesse servire veramente a qualcosa.
Il lato Anarchico. A Napoli crediate ci siano una Iervolino o un Bassolino qualsiasi, ma la verità è che a Napoli governa l’Anarchia. Cioè tutti, ma nessuno.
Se questa benedetta, anzi maledetta anarchia, fosse spesa in maniera diversa, ad esempio per ogni cazzata di un politico una rivoluzione accompagnata da una miriade di calci in culo, l’anarchia di noi Napoletani sarebbe una virtù. Un qualcosa di cui vantarci anche all’estero. Invece è l’esatto contrario.
L’anarchia di noi Napoletani è un danno, anzi una vergogna. E non è tanto un problema del classico "cà nisciun è fess", è un problema di egoismo. La scaltrezza non è tanto un problema, quanto l’egoismo. La scaltrezza ti rende poco tranquillo, ma ti dà la possibilità di essere sempre lucido, vispo, attento, vivendo attivamente ciò che ti circonda. L’egoismo invece ti dà la possibilità di badare solo a te stesso, servendoti su un piatto d’argento la possibilità di metterlo in culo a tutti. Tranne che a te stesso.
E poi se c’è una parola che odio in assoluto, che mi fa venire la nausea quando la sento, questa è la "Napoli Bene".
La gente per bene di Napoli.
La gente di Napoli, che si autodefinisce per bene, è una gente per bene relativamente particolare, tutta a modo suo. Come se lavorare onestamente, fare la raccolta differenziata, pagare le tasse, rispettare il codice stradale, ti diano la possibilità di sentirti per bene.
Essere un cittadino per bene, prima di tutte queste cosuccie carine, vuol dire essere altruisti. Vorrei poter chiedere a tutti i miei concittadini quanti di loro hanno assistito a soprusi o a carognate in diretta ad altre persone, e quanti di loro hanno allungato un dito. Anche solo per digitare 113 sul telefonino.
Essere un cittadino per bene, vuol dire soprattutto essere coerenti. La propria casa è la propria città, rispettarla, anche senza adorarla, ma soprattutto senza sporcarla. Invece le strade di Napoli rispecchiano a pieno lo stato d’animo e gli umori della gente. Disordine, caos, rabbia e indifferenza.
E poi è arrivato il momento di toccare l’estremo tasto dolente.
LA CAMORRA. Una fortuna per pochi, forse pochissimi.
Ma un alibi, per tantissimi.
Paolo Borsellino diceva che politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d’accordo. Ora vorrei dire a voi tutti, cari napoletanologi dell’ultim’ora, che per capire Napoli e i Napoletani, dovete accettare e comprendere una verità sostanziale, e cioè che a Napoli sono tutti d’accordo. Con chi, se ci riesco, mi toccherà spiergarvelo tra altri 25 anni.
"Napoli è mille culure." Altra stronzata. Napoli è un milione di colori. Uno per ogni suo cittadino. Se ci fossero solo due colori uguali potremmo avere la fortuna di usare una tinta in meno. Invece la verità di Napoli ha tante sfaccettature quanti i suoi colori. Consuma tutti i suoi preziosi pennarelli, tant’è che tutti hanno sempre ragione.
Ora dopo tutto questo "papiello" che ho scritto potrebbero criticarmi, potrebbero urlarmi leghista, cafone, vigliacco anonimo, settentrionale, fascista.
Ed io gli risponderei pure, sai perchè? Sono DALTONICO.