Un criceto, Corrida # 21

par Riciard
sabato 22 novembre 2008

L’unico racconto pubblicato a puntate sulla rete che è un po’ come la vita: si sa quando e come inizia, ma non si sa mai bene dove vada a finire.

(leggi il capitolo 1, capitolo 2, capitolo 3, capitolo 4, capitolo 5, capitolo 6, capitolo 7, l capitolo 8, capitolo 9, capitolo 10, capitolo 11, capitolo 12, capitolo 13, capitolo 14, capitolo 15, capitolo 16, capitolo 17, capitolo 18, capitolo 19, capitolo 20, capitolo 21)

(appunti di percorso di Alex)

.21

Per vomitare vomitai, e se non fossi razionalmente ateo, direi "anche l’anima". Ma sarebbe più opportuno dire che quella crisi di panico, vomito o cosa fosse, mi avrebbe probabilmente portato a spargere le interiora sulla sabbia, se non fosse intervenuto un benvenuto svenimento.
Mi risvegliai con un po’ di sabbia addosso ed i vestiti malconci in una specie di medicheria del tredicesimo secolo, buia, umida e sporca. Feci per alzarmi di scatto, ma i sensi mi tradirono, facendomi perdere completamente l’equilibrio.

Appoggiandomi al muro mossi i miei passi verso l’uscita di questa piccola e maleodorante anticamera dell’inferno, per rigettarmi in strada, alla ricerca di Amalia, forse, comunque fosse, negli ultimi sospiri della fiesta, ormai giunta a conclusione.
Poca gente fuori, ed un caldo insopportabile, avevo sete e mi rifugiai all’ombra della bettola più vicina. Ovviamente vino, non ci fu verso di bere acqua, e offerto, da un tizio che mi invitò al suo tavolo.
Ringraziai mi sedetti e cominciai a bere.

"Tu... sei un bastardo" disse il tizio con aria non troppo amichevole.


Era il fratello di El Cabesa, uscito da poco dall’ospedale per trovare il torero, e, sembrava, tutto intenzionato a rifarsela con me.

"Ti ho riconosciuto subito lurido bastardo, ma che cazzo ti è preso, eh? Cosa cazzo vai in giro a vomitare per le arene?"
Trasalii, non riuscii a rispondere, non ero in forma e quel poco vino che avevo ingerito non aiutava la discussione. Fui una preda fin troppo facile. Nel giro di pochi secondi mi ritrovai il tavolo rovesciato addosso e qualche pugno di troppo sul viso.

Persi conoscenza, nuovamente, il che, forse, mi farà passare da femminuccia davanti ai vostri occhi, ma posso garantire che in quelle condizioni da vegetale, anche voi avreste risposto con la mia stessa impreparazione e codarda flemma.

Ovvio che mi risvegliai in un’altra anticamera infernale, stavolta su di un lettuccio, con un po’ di gente sfuocata che mi guardava, tocchicciava e commentava. Una cavia. Niente di meno del criceto che alcuni fanno girare nelle ruotine apposite.
Un criceto.

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