Un Bavaglio a Cape Town

par L’89
lunedì 5 luglio 2010

Come mai i giornalisti Rai in Sud Africa si accaniscono contro i potenti del calcio mondiale? Ovvio: perché sono stranieri, e non sono politica. Credevate fossero dei professionisti integerrimi?

Trovo sorprendente come in Rai i giornalisti inviati in Sud Africa si facciano beffe dei “potenti” del settore, spernacchiando il presidente della Fifa Blatter con caricature e richieste di dimissioni. E criticando, più sommessamente (non sia mai) ma facendolo, il numero uno della Federcalcio italiana Abete.

In una cornice di sfrontato umanitaresimo stile Disney, quale è questo mondiale (laddove gli speciali in stile “Anche questo è il Sud Africa” la fanno da padrone – ne parleremo? Boh) i nostri ricordano quant’è brutto odiare il diverso, e apostrofano con parole forti – per esempio – quell’enclave che richiede l’indipendenza dalla Repubblica Sud Africana abitata soltanto da bianchi ultra razzisti.

Una Padania subsahariana, che Costanzo - buongiorno! – verga schifato “peggio delle scimmie”. Non riferendosi evidentemente a Calderoli.

Diabolici, velenosi, perfidi: come animati da una rabbia secolare. Un accanimento che neppure Cicchitto riuscirebbe a qualificare, senza “network dell’odio” che possano tenere. Dosi a perdere di libertà di critica, punti di vista plurali, mazzi grossi così. Da qui, o l’una o l’altra:

Ci sarebbe anche una terza opzione, ovvero che i giornalisti sportivi Rai si sono fatti portavoce del malessere dell’intero comparto e fungono da valvola di sfogo al di là dell’equatore (come Fantozzi che urla il dolore nel bosco – riferimento aulico), in un campo meno periglioso della politica. Implicazioni: per sentir cazziare qualcuno in una qualche trasmissione dovremmo aspettare che la nostra rappresentativa se ne torni a casa. Che nella fattispecie sarebbe il Governo.
U‘


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