Umanesimo - Umanità
par Rosario Grillo
sabato 21 luglio 2012
L'Umanesimo che tutti conosciamo è un crogiuolo culturale che occupa uno spazio temporale, principalmente quello del XV secolo, con anticipazioni nel XIV e proiezioni successive. Spazio geografico: l'Europa. Terra natale: l'Italia. Al di fuori di varianti territoriali nelle diverse contrade europee (Francia, Germania, isola britannica), la matrice enuclea temi come valore della humanitas, uso della prospettiva e relatività delle culture (Mointagne).
Dentro le molteplici sfaccettature della società europea, che si va liberando dalle angustie del Medioevo, si ritrovano spinte protocolonialistiche assieme alla percezione già chiara del valore intrinseco a ciascun essere umano, indipendentemente dal colore della pelle, con l'invito al riconoscimento e al rispetto delle altrui usanze. Spicca la difesa che l'arcivescovo Bartolomeo de Las Casas fece degli indios, perorando, in virtù della innata docilità, la loro liberazione dallo stato di schiavitù.
Questo Umanesimo, che in gran parte si condensa dentro l'istanza dell'imprescindibile misura terrena della natura umana, attento a leggere le diverse angolature della radice immanentistica (storico-politiche, etico-religiose,filosofico-teologiche) dell'esistenza, consegna alla storia della cultura il concetto di Umanità (humanitas). Solo per inciso ho l'obbligo di chiarire che non si tratta di un movimento di idee anticristiano: basta solo notare che l' "umanesimo evangelico" ne è parte integrante.
Fermo ora la mia attenzione sull'ambivalenza (Umanesimo - Umanità) per focalizzare lo spettro dei diritti/doveri che vi sono iscritti. Al di là della pura problematica culturale, infatti, l'Umanesimo fa tutt'uno con Umanità, senso della dignità universale dell'uomo, portatore naturale di diritti inalienabili. A questo fine concorre la pedagogia, che andò sviluppandosi nell'epoca e che darà frutti maturi tra il Settecento e l'Ottocento, imperniandosi fondamentalmente sul tema dell'autonomia (libertà) del bambino. Il tema non è semplicemente aggiuntivo, perchè riflette un'unità-continuità dentro la durata biologica, tra bambino ed adulto, a conferma della unitarietà dell'esistenza umana. Si può così osservare che, nel seno di questa pedagogia, viene promossa un'educazione attenta ai valori dell'umanità.
Da questa altezza possiamo misurare e valutare il peso della degradazione valoriale e pedagogica, quando ai giorni nostri si affermano e si propongono comportamenti offensivi e denigranti nei confronti di altri uomini, dietro la scusante della minaccia alla nostra sicurezza. "E' una strisciante, quotidiana educazione alla disumanità che rischia di farci precipitare in un modello sociale dove le differenze non sono più iscritte solo nella condizione economica, ma addirittura in quella umana" (L.Ciotti, la speranza non è in vendita, p. 30).
Nella baraonda del battage politico - cattiva politica, attenta solo agli umori superficiali, proiettata alla raccolta indiscriminata del consenso, indifferente verso il rispetto delle sfumature delle sensibilità e spregiudicata nell'uso dei mezzi d'informazione - si assiste ad una lenta (e grave) smobilitazione dei canali, fondamentali ma delicati, d'apprendimento (più che teorici, pratici) dei valori insiti nella natura dell'uomo. Nelle nostre scuole, senza che vi si faccia attenzione, si perpetra una sistematica diseducazione, quando da migliaia di piccole sfumature emerge una discriminazione di fatto di quei discenti, che, per provenienza soprattutto, risultano diversi. Tutto ciò avviene al di sopra dei miracolosi e disperati tentativi del corpo docente di attutire e/odi ovviare a questa discriminazione.
L'opera di diseducazione è parte di un programma politico-ideologico di immediata presa populistica, perché fa leva sugli istinti immediati (paura, ricerca del puro interesse individuale), non certo sulla parte razionale, che invece evidenzia l'inutilità di tutti i provvedimenti contrari a movimenti migratori abituali nelle fasi di transizione, davanti a sperequazioni così vistose. La crisi, che stiamo attraversando, comunque, ci obbliga a modificare radicalmente il nostro sistema (ad ogni livello). Per questo registro, dietro la raccomandazione ad affrontare tale questione nella prospettiva non solo nazionale ma europea, la proposta è quella di una riconsiderazione dei metodi e dei contenuti del governo dell'immigrazione sotto l'insegna dell'umanità. Necessità urgente, viste le recenti sciagure nei mari dell'esodo, vista la riproposta di un accordo con la Libia, che sembrerebbe andare nel senso del rimpatrio forzato e dei respingimenti in mare.