Ukip, identikit di un partito

par Mattia Bergamini
mercoledì 4 giugno 2014

We cannot have any form of manage migration into Britain and remain a member of the European Union because we have an opened door to nearly half a billion people and the argument I'm putting is this: will be far better to have an immigration policy that didn't -as it currently does- discriminate against engineers from India or doctors from New Zealand in favour of anybody regardless of skill levels or background who's coming from Southern and Eastern Europe.

Non abbiamo alcun modo di controllare l'immigrazione in Gran Bretagna se continuiamo ad essere membri dell'Unione Europea in quanto abbiamo una porta che è aperta a mezzo miliardo di persone. Con ciò voglio dire che sarebbe molto meglio avere una politica d'immigrazione che non discriminasse - come fa attualmente - gli ingegneri dell'India o i dottori della Nuova Zelanda in favore di chiunque arrivi dal sud o dall'est Europa, a prescindere dalle capacità o dalla formazione.

Farage intervistato da James O'Brien su LBC Radio

"Non andiamo là per rendere l'Unione Europea migliore, più potente o aiutarla nell'approvare ulteriori leggi" ("we don’t go there to make the EU better, more powerful, and help it pass more laws"): questo è ciò che si legge nel manifesto per le elezioni europee dell'Ukip, che si apre con l'immagine di uno squarcio nella terra e il titolo esemplificativo di "Creare un terremoto" che, nell'evocare l'immagine di una calamità naturale, ricorda, in questo sì, lo "tsunami" dei 5 Stelle.

E di un terremoto in effetti s'è trattato, essendo la prima volta in oltre un secolo che un partito terzo, rispetto ai Tories e ai Labour, vince una tornata elettorale. Ma cosa vogliono quelli dell'Ukip? E quali sono le idee del loro leader Nigel Paul Farage? Travaglio sul Fatto Quotidiano l'ha definito nazionalista, xenofobo e nuclearista ed è stato definito da vari settori della stampa italiana ed estera come "eurofobosessistaomofoborazzista, fascista, neo-fascista". Questo mentre alcuni componenti dell'Ukip sono arrivati a definirsi anarco-capitalisti. Tutto ciò ha contribuito a creare molta confusione e ha reso più difficile la comprensione del "fenomeno Ukip"

L'Ukip è sicuramente un partito nazionalista, in sintonia con la monarchia e contrario all'indipendenza della Scozia, accompagna idee economiche liberiste e antistataliste con i temi dell'antieuropeismo e delle destre tradizionali, un complesso d'idee difficile da definire ma che forse assomiglia più al paleolibertarianismo americano che ai vecchi fascismi rispolverati dal Front National (dal quale Farage s’è sempre voluto distinguere) o a certe tendenze ultraliberiste.

"Tackling Mass Immigration", contrastare l'immigrazione di massa

Il Regno Unito ha un flusso migratorio netto di circa 200mila persone in entrata su base annuale. Gli italiani, secondo le stime del consolato italiano a Londra sono più di mezzo milione. Accanto alla lotta contro gli apparati dell'Unione Europea che Farage porta avanti da vent'anni (è stato uno dei fondatori dell'Ukip nel 1993) il punto focale della campagna elettorale del UK Independence Party è stato il tema dell'immigrazione europea. Farage ha additato in particolare i romeni, con dichiarazioni che l'hanno portato ad essere accusato di razzismo, come "non ho nessun problema con i Romeni, ho un enorme problema con la Romania" o "mi preoccuperei se un gruppo di romeni venisse a vivere di fianco a me". Dichiarazioni che in Italia - ahimè - forse non avrebbero nemmeno avuto l'onore delle cronache, ma che nella patria del "political correctness" hanno creato scalpore.

Se Farage ha preso i cittadini romeni come emblema della criminalità d'importazione, del resto come accaduto in Italia con la complicità dei media a partire dai primi anni 2000, il suo discorso ha incluso tutti i paesi del sud ed est Europa maggiormente colpiti dalla crisi economica (Italia inclusa), i cui flussi migratori, in virtù della libertà di movimento all'interno dell'Unione Europea, sono ora impossibili da controllare. Ha anche indubbiamente giocato sulla paura dei britannici di perdere il lavoro a discapito di altri cittadini dell'Unione disposti a lavorare per salari più bassi, i quali s'avvantaggerebbero comunque di ogni beneficio o protezione sociale.

Scambiando il sud dell'Europa con il nord dell'Africa, avremmo praticamente la campagne elettorale della Lega Nord, partito con cui Farage condivideva la stessa casa comune in Europa, l'EFD, prima che Salvini fosse folgorato da Marine Le Pen e dalle ultra-destre nazionaliste per la grande gioia di Borghezio e degli elettori di Casa Pound, altro strano connubio in seno al Parlamento europeo.

Le soluzioni proposte dall'Ukip sono in primis l'uscita dall'Unione Europea, poi il congelamento dell'immigrazione per 5 anni, un sistema di visti lavorativi a punti sul modello australiano, l'obbligo per gli immigrati di avere un'assicurazione sanitaria privata al momento dell’ingresso nel paese, l'assegnazione di alloggi popolari solo a chi ha genitori e nonni con cittadinanza britannica. 

Affinità e divergenze con il Movimento 5 Stelle

Grillo si è speso a favore di Farage, pubblicando a cadenza giornaliera uno o più post in sua difesa. Il punto di maggior distanza tra i due è forse quello dell'energia: l'Ukip sostiene che uscendo dai programmi di sviluppo delle energie rinnovabili dell'Unione Europea (energia solare ed eolica in particolare) si abbasserebbero i costi dell'energia in generale, con beneficio delle famiglie e delle imprese; sostiene che il "Climate Change Act" costi al Regno Unito 18 miliardi di sterline all'anno e che la chiusura di impianti a carbone e petrolio potrebbero provocare un black-out del sistema elettrico nazionale. Vorrebbe inoltre avviare la produzione commerciale di gas da argille (tema al quale Report dedicò un'interessante puntata, qui). 

Farage sostiene l'idea che il riscaldamento globale sia una menzogna, anzi dice che entreremo presto in un periodo di 15-30 anni di "raffreddamento globale". È chiara la distanza con un movimento che pone fortemente l'accento sui temi dell'ecologia e sulla necessità di ridurre se non abbandonare le energie fossili inquinanti.

Il punto di maggior contattato sembrerebbe essere la rabbia contro le politiche di austerità imposte dalla Troika con l’avallo di un'Europa a propulsione tedesca. Eppure, nella pratica, l'Ukip non ha nessun interesse a discutere di una nuova Europa o di meccanismi d'aiuto o di crescita per i paesi in difficoltà. Tanto per citare un esempio, Godfrey Bloom, ex-politico dell'Ukip poi espulso per aver chiamato "puttane" ("sluts") le attiviste del partito, aveva definito nel 2012 gli Eurobond un "sentiero per l'inferno", paragonandoli ai subprime americani. 

Consideriamo poi l'importanza data dal Movimento 5 Stelle a una politica "nuova" fatta da gente lontana dai circoli del potere (da cui derivò il rifiuto netto ad ogni ipotesi d’allenza con il PD), la richiesta di istituzioni trasparenti e una classe politica produttiva, intransigente ma responsabile: per presenza alle votazioni durante l’ultima legislatura europea, Farage era 759imo su 766 parlamentari; l'Ukip nel suo complesso era ultimo, 76imo su 76 partiti. Non sorprende che l'Ukip sia a favore di una fantomatica "loose association" visto che, una volta su tre, in parlamento i suoi rappresentanti non sono nemmeno presenti.

Sorprenderebbe invece che due partiti che parlano lo stesso linguaggio, come l’M5S e gli spagnoli di Podemos (il cui leader Pablo Iglesias parla di temi come la "casta" dei politici, il reddito di cittadinanza, politiche di partecipazione condivisione e trasparenza, politiche anti-austerità e per lo sviluppo dei paesi in crisi), finiscano – se Grillo stringerà un’alleanza con Farage passando attraverso la ratifica del voto online - per sedersi ai due lati opposti del Parlamento europeo.

 


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