Ucraina come l’ex Jugoslavia: la bandiera russa sventola sul Parlamento in Crimea

par francesco latteri
venerdì 28 febbraio 2014

 
La bandiera russa sventola sul parlamento in Crimea. È uno scenario drammatico, già visto nella sua cruenza nella ex Jugoslavia, quello che va sempre più prendendo forma anche in Ucraina, o forse è già il caso di dire ex Ucraina, con la fuga di Janukovic in Crimea e la sua assunzione al potere lì, sostenuta con le armi dalla Russia di Putin.
 
La caduta - nel 1989 - del capitalismo di Stato e soprattutto il venir meno ideologico del comunismo marxista leninista cui diceva di rifarsi ha portato ovunque nell'ex Unione Sovietica e nei suoi Paesi satelliti al rinfocolamento dei nazionalismi, spesso ahimé permeati anche da elementi religiosi, i quali anziché sminuire hanno accentuato le divisioni ed i contrasti, come appunto nell'ex Jugoslavia.
 
Tito, come altri valenti leader politici comunisti era riuscito nella difficile impresa di contrastare queste tendenze evitando i massacri che ci furono poi. Similmente altri leader in altri Paesi dell'Est, Ucraina compresa. Compresa anche la stessa Russia, dove la tentata uscita dal comunismo con Gorbaciov e la sua Perestroika, ha visto, insieme alla sua estromissione, la lotta senza quartiere tra comunisti e ex comunisti ormai dichiaratamente nazionalisti. Lotta che si spinge radicalmente in tutte le istituzioni, comprese le multinazionali (le vicende di Gazprom sono le più tristemente note), e che hanno portato al potere infine Vladimir Putin, ex comunista connotato da una mentalità pregnantemente nazista.
 
Si tratta di una realtà tipicamente infciante l'uomo dell'Est, che, caduto il comunismo e con esso i suoi riferimenti ideologici, si è trovato a fronte un "vuoto" di coscienza al quale ha saputo reagire solo aggrappandosi a ciò che oltre a questo gl'era rimasto: la propria tradizione e anche la propria "religiosità". Ne è scaturita quella assolutizzazione iperlocalistica che necessariamente non può che essere scaturigine di divisioni anche violente. L'errore è stato quello - anche ai massimi livelli politico ideologici e culturali - di procedere con un semplicismo mentale quasi ridicolo: non l'interrogativo, peraltro assai complesso e difficile, tentato da Gorbaciov, di chiedersi cosa non andasse in un sistema per modificarlo e migliorarlo, quale fosse la realtà vera e non "pubblicitaria" di altri sistemi concorrenti e quali fossero però i loro limiti, bensì quello del semplicionesco scarto dell'uno a favore dell'altro.
 
E non è qui necessario tirar fuori Hegel per capire che incarnazione ideale di questi segni di questi tempi è Putin e quelli come lui: l'uomo che incarna sia i nuovi nazionalismi, sia - per il suo passato - il nostalgismo dell'imperial comunismo. Karl Marx vi avrebbe facilmente riconosciuto, in tutte le sue qualità, a cominciare dalla sua politica, praticamente eguale, il Luigi Bonaparte del suo Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte: "Un uomo assolutamente mediocre e squallido in tutto fuorché nell'abiezione, il quale, però, è la più autentica incarnazione dello spirito dei suoi tempi..."

 


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