Uccisi i presunti responsabili dell’assassinio dei tre ragazzi israeliani

par Fabio Della Pergola
martedì 23 settembre 2014

E’ finita come ci si poteva immaginare.

I militanti palestinesi sospettati di essere gli assassini dei tre ragazzi israeliani - assassinio che ha causato l’ultima guerra di Gaza - sono stati uccisi dalle forze di sicurezza andate ad arrestarli.

Dire che ha “causato” il conflitto non è del tutto esatto, naturalmente: il rapimento e l’uccisione sono stati il casus belli, ma è chiaro a tutti che le ragioni vere dell’ultimo sanguinoso scontro stanno altrove: stanno nell’asfissia in cui è costretta la Striscia di Gaza e, prima ancora, nel fatto che a Gaza governa Hamas con la sua suicidale strategia politica (qui un ottimo articolo sul gruppo islamista).

E, in particolare, nella decisione egiziana di far saltare oltre duemila tunnel tra Gaza e il Sinai su cui si reggeva l'economia della Striscia.

I fatti sono ormai evidenti: gli autori presunti dell’assassinio dei ragazzi (che molti si ostinano a definire “coloni”, ma che coloni non erano perché risiedevano al di là della Linea Verde, quindi in territorio israeliano internazionalmente riconosciuto) erano già stati individuati da tempo e ricercati dalle forze di polizia nella West Bank. Con la consueta rudezza, che aveva provocato sommosse e, a sua volta, numerose vittime durante gli scontri.

Non si può certo dire che la polizia sia stata aiutata a trovare gli assassini, tutt’altro, anche se furono proprio forze dell’ANP a individuare i corpi semisepolti dei giovani ebrei.

Ma degli assassini nessuna traccia fino a ieri, quando sono stati finalmente individuati e circondati. Poi conosciamo solo la campana dell’esercito: hanno aperto il fuoco e "noi abbiamo risposto" uccidendoli. Non si sa quanta verità ci sia in questa versione: forse è davvero andata così o forse qualcuno in alto ha deciso che la cosa andava chiusa subito e senza tanti strascichi capaci di alimentare ulteriori tensioni.

Così è finita la storia, potremmo dire in perfetto stile Mossad, proprio nei giorni della morte del suo più conosciuto agente diventato famoso per la caccia (ed eliminazione) agli autori della strage di Monaco; ma in realtà dovremmo parlare dello Shin Bet, il sistema di spionaggio interno, o, meglio ancora, della nota Unità 8200, di cui si è recentemente parlato per il caso dei 43 “refusenik”.

Ma c’è un ultimo appunto da fare e riguarda di nuovo Hamas perché “Citando fonti arabe, il sito web Ynet scrive intanto che Hamas ammette adesso che Qawasmeh e Abu Aysha militavano nel suo braccio armato, le Brigate Ezzedin al-Qassam”. Cosa confermata anche dall’agenzia di stampa libanese al Manar

Il che sarebbe la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, di quanto già si sapeva: “La responsabilità di Hamas nel loro rapimento era stata già rivelata settimane fa dal rappresentante di Hamas in Turchia, Saleh al-Aruri”.

Non un assassinio maturato nelle menti confuse di qualche giovane palestinese arrabbiato, dunque, ma una strategia di provocazione "alta" pianificata a tavolino dal gruppo islamista.

Una strategia che pochi giorni fa perfino la giornalista israeliana filopalestinese e pacifista Amira Hass ha severamente censurato.

 

 


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