USA: scontro in mare con sottomarino a propulsione nucleare. In Italia era successo nel 2003

par Harvey Vent
lunedì 15 ottobre 2012

Si sarebbero scontrati nel corso di un’esercitazione, al largo della costa est degli Stati Uniti, un incrociatore della Marina militare statunitense con un sottomarino a propulsione nucleare.

Lo scontro tra la Uss San Jacinto ed il Uss Montpelier sarebbe avvenuto intorno alle 15:30, quando l’equipaggio della San Jacinto ha avvistato un periscopio emergere dall’acqua a circa 200 metri dall’imbarcazione ed ha tentato di invertire la rotta. Le manovre sono state inutili e la collisione ha distrutto la cupola sonar della nave da guerra provocando altri danni, ma nessun ferito. La Marina ha precisato che il reattore per la propulsione nucleare non ha subito danni.

In Italia, ricordiamo come nel settembre del 2003 si sfiorò il disastro nucleare sempre a causa di un sottomarino, l’Hartford. Il mezzo urtò il fondale durante una manovra nei pressi della base della Maddalena in Sardegna. A denunciare la pericolosità dell’accaduto fu il professore del Politecnico di Torino Massimo Zucchetti, ordinario di impianti nucleari, il quale riportò dati allarmanti acquisiti dalla propria squadra, che segnalavano una concentrazione di materiale radioattivo - in particolare plutonio - in certe alghe dell’arcipelago.

Il 5 aprile scorso mentre un gruppo di persone assisteva all’attracco nel porto di Messina della nave da crociera Splendida, poco distante dalla costa, emerse un sottomarino nucleare della classe Virginia. L’evento scatenò le proteste degli ambientalisti spaventati dal transito di tali mezzi in tratti mare molto affollati.

Negli ultimi quarant’anni sono state registrate oltre cento emergenze nucleari o radiologiche causate da reattori nucleari navali che hanno interessato unità di Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna e Francia. Lo stesso Zucchetti denunciò come la sicurezza dei reattori su imbarcazioni a propulsione nucleare era secondaria rispetto ad esigenze di flotta e di strategia: 

“Mentre in campo nucleare civile esistono sistemi di sicurezza che sono obbligatoriamente presenti e senza i quali l’impianto non ottiene il permesso di funzionamento da parte delle autorità, su un sottomarino, la presenza di questi sistemi di sicurezza è limitata, per ragioni di spazio, di peso e di funzionalità. Essendo vascelli militari, sono soggetti all’approvazione e alla responsabilità esclusivamente delle autorità militari. Ci ritroviamo quindi col paradosso di reattori nucleari che non otterrebbero la licenza di esercizio civile in nessun paese, e che circolano invece liberamente nei nostri mari”.


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