Una dedica alla mafia, alla camorra e a chi muore in silenzio
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martedì 29 settembre 2009
Allora prima di tutto vi vorrei parlare delle 3 notizie di ieri.
1) Quel buontempone del Presidente dell’Akragas, una squadra di calcio di Agrigento, ha dedicato la vittoria in campionato a Nicola Ribisi, rampollo di una famiglia mafiosa, arrestato dieci giorni fa."La dedica mi è stata chiesta da tutta la società, giocatori e tecnici". Si è giusitificato il presidente.
-Dedicata a chi vince e convince-
2) Per protestare contro le nuove assunzioni, un gruppo di lavoratori precari dei consorzi di bacino hanno effettuato a Napoli un presidio presso la sede della struttura commissariale di governo per l’emergenza rifiuti.
Hanno esposto uno striscione provocatorio: "W i Casalesi". Con l’ingresso nel mercato dei rifiuti di aziende private, si favorirebbero secondi i sindacati delle aziende legate alla criminalità organizzata.
-Dedicata a chi provoca e a chi sa stare allo scherzo-
3) A Palermo oggi c’era la commemorazione del giudice Cesare Terranova e dell’agente Lenin Mancuso: ospite Renato Schifani. Il presidente del Senato ha dichiarato: «Siamo a buon punto per debellare questo cancro».
-Riferendosi alla mafia, ovviamente-
Questo qui in foto era il magistrato Francesco Pescetto.
Il 19 settembre scorso è morto a 45 anni, stroncato da un infarto. Come avevo segnalato in un mio precedente post, Pescetto era sotto scorta dal mese di maggio, poichè era il titolare di alcuni fascicoli delicatissimi riguardanti le attività della criminalità organizzata del ponente ligure.
Pescetto è morto per problemi cardiaci, ed è morto in silenzio.
Nessuno ne ha parlato.
Nessuno l’ha ricordato.
Per Mike Bongiorno, l’eroe della Resistenza Videocratica, dieci giorni prima c’erano stati i Funerali di Stato.
E’ inutile che vi ricordi che ogni giorno c’è un buon motivo per vergognarci di essere italiani, piuttosto a Francesco vorrei dedicare lo striscione di apertura del corteo contro le mafie del 20 marzo 2009: "Sono morti perché noi non siamo stati abbastanza vivi".
Tra trent’anni spero di dedicargli le parole di Schifani.
Oggi mi sa che è ancora presto.