UE prudente: rinviato l’ingresso della Croazia. Congelata adesione dell’Albania
par Sergio Bagnoli
giovedì 11 novembre 2010
Nel periodico rapporto in ordine all’allargamento del suo territorio, ieri a Bruxelles l’Unione europea si è dimostrata molto prudente: bruciano ancora le critiche giunte da Olanda e Germania, che pur hanno votato in senso favorevole, alla decisione di abolire i visti d’ingresso con Albania e Bosnia, decisione fortemente caldeggiata da Roma, perché l’esecutivo guidato dal portoghese Barroso si possa permettere ulteriori salti nel buio. Meglio dunque rimanere realisti soprattutto ora che saranno le turbolente Nazioni balcaniche quelle chiamate ad entrare nella Confederazione oggi a ventisette. Tra le nove Nazioni che attualmente sono in lista d’attesa per compiere il gran balzo verso Bruxelles, il rapporto della Commissione ci dice che il Paese più evoluto, la sua legislazione è infatti già in gran parte informata a criteri europei, è l’Islanda. Reykjavik potrebbe senza difficoltà già entrare a far parte dell’Unione fin da domattina ma alcune diatribe che la oppongono alle nazioni vicine quali il dossier sulla pesca hanno consigliato il Commissario all’allargamento, il ceco Stefan Fule, a non indicare alcuna data in ordine alla sua piena integrazione. Nessuna data è stata neanche fissata per l’ingresso della Croazia dopo che per molti anni tale data storica era stata fissata al 2012.
Sinora Zagabria ha chiuso con successo venticinque dei trentacinque capitoli previsti dall’accordo di adesione ma il diffuso tasso di criminalità che si rileva nel Paese balcanico e la profonda corruzione che interessa le sue istituzioni hanno portato la Commissione a procrastinarne ancora la piena integrazione. Non depongono certo a favore di un rapido ingresso di Zagabria nell’Unione le dichiarazioni rese dal Primo Ministro croato, è in carica dal Luglio 2009, Jadranka Kosor che più volte ha sottolineato come il suo paese non accetti di entrare a far parte dell’Unione alle stesse condizioni di Romania e Bulgaria. In poche parole la Croazia rifiuta alcuna limitazione ai suoi concittadini di poter emigrare in Europa in cerca di lavoro e non vuole sentir parlare dell’applicazione nei suoi confronti di alcun meccanismo di cooperazione e verifica "Noi siamo ad uno stato di progresso civile, economico ed umano maggiore rispetto a Bucarest e Sofia" osservano i croati e dunque intendono entrare sin da subito a pieno titolo nell’Unione. Ciò ovviamente ha irrigidito la Commissione ed alcuni suoi alti funzionari informalmente fanno sapere che a queste condizioni un rinvio di qualche anno è addirittura obbligato. Se ne riparlerà nel 2013 quando anche Romania e Bulgaria non saranno più sorvegliate speciali. La Commissione poi, oltre ad aver riconosciuto i progressi compiuti dal Montenegro che oggi inizia il suo lungo viaggio verso l’integrazione, ha congelato la posizione dell’Albania rigettandone la richiesta di adesione. "Troppa instabilità parlamentare, criminalità organizzata, corruzione in ogni sfera della pubblica amministrazione e dell’economia" hanno concluso i commissari per poter far sperare a Tirana di potersi fregiare del titolo di paese candidato. Bloccato anche il processo di avvicinamento all’Unione della Turchia, paese islamico, che Parigi e Berlino non credono possa neanche in un futuro remoto essere integrato nell’Unione europea. Bruxelles è poi separata da Ankara dall’annosa e fondamentale questione di Cipro, membro effettivo dell’Unione, la cui parte settentrionale dalla metà degli anni settanta è militarmente occupata dai turchi e che, in quest'ultimo trentennio, è stata capillarmente islamizzata. Sarà comunque ancora molto lungo, ammesso e non concesso che approdi ad un'evoluzione positiva, il cammino di Ankara verso Bruxelles. Forse tra vent'anni potremo parlare di un'Europa a trentacinque, chissà se mai potremo parlare di un'Europa a trentasei.