Tutti i numeri del risanamento
par Lionello Ruggieri
martedì 29 novembre 2011
E' possibile uscire dalla crisi e sottrarsi alla speculazione finanziaria senza intaccare quello che resta del welfare italiano.
Il nuovo governo sta preparando nuovi sacrifici per tutto noi, nuovi più pesanti sacrifici che dovrebbero permetterci di superare il problema derivante dall'enorme debito pubblico e, ancor più, dai tassi di interesse sempre più alti e anche di scansare la tragedia di un "aiuto" dal FMI che ci costringerebbe ad un esborso proibitivo e alla cessione o distruzione della nostra economia.
Una patrimoniale chirurgica
Per un drastico taglio del debito pubblico e per ridurlo a meno del 100%, la via maestra (per rapidità e certezza dei risultati) è quella di applicare una relativamente modesta tassa patrimoniale, una tantum su quei 2,5 milioni di che possiede il 45% della ricchezza nazionale.
Poi si può applicare una tassa straordinaria alle società immobiliari, quelle società che non svolgono assolutamente nessuna attività produttiva e che, in realtà, si limitano ad impersonare le casseforti che racchiudono i patrimoni che fingono di non essere patrimoni personali. Per fini non sempre leciti.
Benefici immediati
Questi due interventi possono ridurre il debito pubblico di 400/425 miliardi, senza deprimere il mercato. Ma già la riduzione a circa 1.450 miliardi del debito pubblico comporterebbe la riduzione degli interessi per oltre 19 miliardi, ll rapporto debito/pil al 95% e il consolidamento del bilancio, alleggerito di quei 20 miliardi, comportai la contrazione dello spread a 100/150 punti base (co’era sino a poco tempo fa).
Il tutto comporta la successiva riduzione del debito, grazie al risparmio di interessi sempre più elevato man mano che i BOT vengono a essere sostituiti da nuove emissioni più vicine ai tassi tedeschi. Tanto più che lo Stato potrebbe rinunciare al beneficio del termine (data di scadenza) e pagare non i titoli in scadenza, ma quelli con più alto tasso di interesse.
Al completamento del ciclo, i residui 1.450 miliardi (in realtà meno, per via del risparmio sugli interessi) costerebbero non più 60 miliardi annui, ma 20/23 miliardi. Cosa che provocherà gradualmente l’azzeramento dello spread e ulteriori riduzioni del debito.
Tutto questo sarebbe possibile, senza ulteriori sacrifici e senza demolire pensioni e sanità. Senza ulteriori sacrifici a carico delle famiglie meno abbienti o addirittura povere, senza ticket, senza allungamenti della vita lavorativa.
Tutto questo sarebbe possibile, senza ulteriori sacrifici e senza demolire pensioni e sanità. Senza ulteriori sacrifici a carico delle famiglie meno abbienti o addirittura povere, senza ticket, senza allungamenti della vita lavorativa.
Intanto: 280 miliardi persi ogni anno
Un'ultima notazione: gli incidenti stradali costano annualmente 30 miliardi, quelli sul lavoro 40 miliardi, la corruzione 70 miliardi, l'evasione 140 miliardi (secondo i calcoli più cauti) ovvero, in tutto 280 miliardi persi ogni anno. Da anni ed anni. E siamo ancora in piedi. Perché ci raccontano che è il nostro welfare a creare problemi? Perché non recuperare quei fondi? Non tutti, non la metà, ma la metà della metà (70 miliardi) o, come si suol dire, la metà di un terzo (47 miliardi).
Invece da destra e da sinistra si batte sempre sul tasto su soluzioni errate, talmente errate o parziali da far pensare a menzogne dette al fine di consentire vantaggi inconfessabili, per pochi.
Salviamo lo stato sociale
Tutti ci dicono che causa del nostro problema è l'eccessivo stato sociale, che ha generato il debito pubblico e l'eccessiva pressione fiscale, che impedisce la crescita del PIL. Di qui le continue affermazioni sulla necessità di ridurre, se non di smantellare, lo stato sociale. Solo che le premesse e, quindi le soluzioni, sono false.
L’esempio del Nord Europa
Falso è sostenere che il nostro gigantesco debito pubblico è causato dal welfare . Falso è che la nostra mancata crescita deriva dalla eccessiva pressione fiscale.
Su tale falsità ci sono prove evidenti e le prove sono nei dati economici dei paesi del nord Europa.
Falso è sostenere che il nostro gigantesco debito pubblico è causato dal welfare . Falso è che la nostra mancata crescita deriva dalla eccessiva pressione fiscale.
Su tale falsità ci sono prove evidenti e le prove sono nei dati economici dei paesi del nord Europa.
Finlandia, Danimarca, Norvegia e Svezia hanno, nel complesso, 25 milioni di abitanti (il 40% dell'Italia), un PIL di circa 1300 miliardi (l’85% di quello italiano), crescita media annua, in questo periodo di fortissima crisi economica, del 2,6% (0% in Italia), pressione fiscale media intorno al 48,5% (47% in Italia), welfare onnicomprensivo da favola, un debito pubblico in calo (contro la nostra crescita dello stesso superiore allo 8% annuale ovvero 120 miliardi annui) e intorno al 42% del PIL (la Danimarca lo aveva del 30% prima della crisi, poi è salito al 52%, ma subito dopo si è affrettato a calare al 44%, il tutto contro il nostro 121%), reddito medio superiore a quello della nostra ricca Lombardia.
Tutto questo dimostra che le accuse al nostro modesto welfare sono false, forse menzogne volute. E da questo deriva anche che sono errate le ricette di risanamento tutte basate su tagli e massacri della qualità della vita di milioni di italiani.