Tu quoque, Napolitano (Seconda parte)

par paolodegregorio
martedì 24 settembre 2013

Sabato 21 settembre il Consiglio direttivo della Associazione nazionale magistrati, all’unanimità, ha approvato un documento di dura risposta a Napolitano, la cui sostanza è la protesta per essere stati “lasciati soli” e messi sullo stesso piano degli imputati e dei condannati, in nome del conflitto fra politica e magistratura.

La cruda realtà invece ci racconta di un politico condannato per reati comuni che parla a reti unificate: “Questa magistratura si è trasformata in un contropotere e ha una missione quella di realizzare la via giudiziaria al socialismo”, a fronte di una magistratura che ha parlato solo con le prove e le sentenze, che poi dovrebbe essere il suo mestiere per cui è pagata dai cittadini.

Vedere un “conflitto” come fa Napolitano in questa vicenda in cui vi è un solo aggressore e parecchi aggrediti, significa legittimare Berlusconi, un pregiudicato, e non svolgere il proprio compito istituzionale di Capo del Consiglio Superiore della Magistratura.

La cosa che non vi va proprio giù (e sono venti anni) è che nessun magistrato, a fronte delle innumerevoli calunnie, sempre generiche, pronunciate da Berlusconi e dai suoi pretoriani, abbia querelato per calunnia o vilipendio, costringendo i calunniatori a mostrare in Tribunale le prove delle loro affermazioni.

Cari magistrati, se vi aspettate di essere difesi da Napolitano siete degli illusi. Difendetevi da soli, in tutte le sedi, fatevi sentire come cittadini offesi, vilipesi, non chiudetevi in un dignitoso silenzio. Chiedete l’impegno e la mobilitazione dei cittadini onesti, perché nel nostro Paese i perseguitati dai ladri e dagli spolpatori della cosa pubblica, così numerosi in politica, sono i cittadini, che non vedono l’ora di liberarsi da questi parassiti, incapaci, responsabili della crisi, della disoccupazione, dell’evidente declino.

 


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