Tsunami Renzi (40,81%) e Grillo doppiato

par paolo
martedì 27 maggio 2014

La botta è di quelle che lascia tramortiti. Certo nessuno poteva prevedere un risultato così eclatante ma a questo punto anche il ruolo degli istituti di sondaggio dovrà essere riconsiderato. Non è possibile che il primo partito doppi il secondo senza che nessuno di questi "esperti" se ne accorga. Continuavano a propinarci pochi punti di differenza tra PD e M5S, alimentando le attese di chi sognava addirittura il sorpasso.

Consumata la disfatta, il comico- leader Beppe Grillo, apparso un po' stranito in un video messaggio sul suo blog e probabilmente inconsapevole di avere definitivamente annichilito il M5S, se ne esce con una dichiarazione surreale come questa: " Abbiamo perso, anzi siamo andati oltre la sconfitta, ma vinceremo poi ".Vinceremo poi? Ma cos'è un Risiko? A proposito, ma non aveva promesso di ritirarsi a vita privata se falliva il sorpasso sul PD? Ma allora ciurlava, insomma ci prendeva tutti per i fondelli.

Poi per non porre limite al peggio raddoppia con una dichiarazione tra il demenziale e l'esilarante: "Gli italiani sono un popolo di pensionati che non hanno voglia di cambiare, ma noi insistermo ecc...". Insomma la più classica menata della volpe che siccome non arriva all'uva conclude che è acerba.

A questo punto, siccome lo stesso Grillo cerca di consolare i suoi adepti dicendo che in fondo sono pur sempre il secondo partito, cerco di spiegare perché io invece reputo il risultato del M5S un risultato fuorviante in quanto sovradimensionato e drogato dal particolare contesto in cui sono avvenute queste elezioni che, è bene ribadirlo, lo stesso Grillo aveva caricato di un significato politico decisivo (duello finale).

Nella situazione estremamente liquida del quadro politico italiano, con la scomparsa dei partiti storici, la contesa elettorale si giocava tutta sulle figure carismatiche di Renzi, Grillo e Berlusconi. Mentre Berlusconi, alle prese con i suoi guai giudiziari e le oggettive limitazioni a cui era sottoposto, continuava la sua patetica narrazione del "baluardo al comunismo", prometteva pensioni di mille euro per tutti, dentiere gratis per tutti e genitori adottivi per tuti i Dudù d'Italia, Grillo poteva disporre di una manovrabilità politica unica contando su messaggi populistici e demagogici che potevano far presa facile sia su un elettorato di sinistra che di destra. La sua campagna da euroscettico fondata sulla promessa di aprire il Parlamento europeo come una scatola di tonno e di mettere la Merkel alle strette, pena l'uscita dell'Italia dall'euro, poteva essere un potente richiamo per un vasto elettorato deluso da questa Europa.

La controprova è che tutti i partiti euroscettici hanno avuto risultati importanti in tutta l'eurozona che conta di più. In Francia Marine Le Pen è il primo partito, così come in Inghilterra l'Ukip di Nigel Farage e perfino la Lega in Italia si è risollevata dal penoso 3% per arrivare ad un promettente 6,2%. Quindi per un demagogo illusionista come Grillo l'occasione per sfondare era data quasi per scontata e questo evidentemente ha tratto in inganno anche gli istituti di sondaggio più qualificati. Questo evidentemente non è avvenuto ma la molla dell'euroscetticismo ha agito da paracadute nel limitare la perdita di voti. Insomma, e i primi risultati delle amministrative lo confermano, la campagna gridata fondata sulle offese, le minacce e le promesse di purghe da Khmer rossi nel caso di vittoria, hanno ridotto il M5S ad un peso specifico politico reale attorno al 12-15%, che è esattamente il suo zoccolo duro di movimento antisistema. In sostanza Grillo ha stecchito il M5S, riportando l'orologio indietro di almeno tre anni.

La sua ultima comparsata in giacca e cravatta da Bruno Vespa ed il suo tono pacato non hanno affatto convinto e tranquilizzato quel ceto medio, quel ceto produttivo che vuole un cambiamento ma non vuole lo sfascio, non vuole il salto nel buio.

Credo che la storia politica del M5S, che non ha saputo affrancarsi dal duo Grillo-Casaleggio, sia ormai arrivata al capolinea nel senso che non vedo prospettive di ritorno a consistenze tali da essere forza di governo alternativa in Parlamento. A meno che "riformino Renzi", che dopo la stravittoria ha dato abile sfoggio di equilibrio e moderazione, non fallisca clamorosamente oppure che qualcuno spieghi a Gianroberto Casaleggio che la strategia alla Pol Pot non paga.


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