Trivelle: Sì al referendum, contro il comitato d’affari di Palazzo Chigi
par Aldo Giannuli
giovedì 14 aprile 2016
Domenica prossima voteremo sulla legge che consente le trivellazioni al largo delle nostre coste. Bloccare le trivellazioni è una misura di buon senso e già per questo motivo è auspicabile una vittoria del Sì.
In primo luogo esiste il fondato dubbio che, non sempre ma a volte, lo sfruttamento di gas e petrolio a quelle profondità può provocare movimenti tellurici ed è per lo meno disonesto l’atteggiamento dei mass media in queste settimane che tacciono o mettono in ombra casi del genere o l’esistenza di movimenti di opinione su questo tema. Per non dire del rischio di inquinamento di falde più o meno profonde. Non sono per principio ostile allo sfruttamento del petrolio di scisto, ma non sarebbe il caso di studiare meglio i rischi e la prevenzione contro essi prima di avventurarsi su questo terreno? Per approfondire alcuni temi legati al referendum inoltre,segnalo questo articolo che mi pare ben fatto.
Anche perché, se ci trovassimo nella situazione di 10 anni fa, quando il petrolio da 40 dollari al barile galoppava verso i 170, la cosa avrebbe una certa urgenza, ma siamo in una situazione in cui il petrolio oscilla fra i 30 ed i 40 dollari e questa situazione probabilmente non cambierà ancora per alcuni anni.
Al punto che le compagnie petrolifere del settore, negli Usa, ne sono disperate, perché a quei prezzi il loro fallimento è certo e ci sono da pagare le banche che hanno finanziato le trivellazioni. Già, perché estrarre petrolio a quelle profondità ha un costo molto superiore ai 40 dollari e, quindi significa ora significa produrre in perdita. Insomma, anche economicamente sembra una bestialità: mentre gli altri frenano la produzione, noi conduciamo ricerche (per giunta rischiose) proprio in questo settore, per cui, questi giacimenti, non sono economicamente convenienti per ancora diversi anni.
Vice versa, la strada più opportuna sembra quella delle energie rinnovabili per le quali siamo all’avanguardia e, perciò stesso, conviene che proseguiamo, mentre, se si consumano risorse per trivellare poi le si sottrae allo svulippo delle rinnovabili (anche se, poi, in questo caso, le spese sono delle compagnie petrolifere che, poi intendono rifarsi più con giochi finanziari che altro).
Dunque, ci sono ottime ragioni, tanto ambientali quanto economiche, per cui un governo assennato opterebbe per il blocco delle trivelle. Ma il nostro governo è sensibile ad altre ragioni che si sono rese evidenti a Potenza. A proposito: Renzi è un genio! Pescano un ministro con le mani nella marmellata grazie ad una intercettazioni e lui che dice? Che bisogna dare una stretta alle intercettazioni telefoniche. C’è poco da fare: questo Renzi pensa con la testa dell’imputato. Mi ricorda un altro signore…
E dunque c’è anche un’altra ottima ragione per andare a votare e votare Si: colpire il governo del malaffare. Non si tratta solo di inquinamento ambientale da petrolio, ma anche di inquinamento della vita politica da interessi privati.
Una sconfitta del governo su questo terreno sarebbe un ottimo esordio prima delle amministrative e poi del referendum istituzionale di ottobre, per preparare la cacciata del fiorentino. Ma potrebbe anche avere altri riflessi di cui si parla poco. Come è noto il referendum è stato sostenuto in particolare dal Presidente della Regione Puglia Emiliano che, nel congresso di tre anni fa fu fra i sostenitori di Renzi, ma oggi si candida come suo concorrente. Una vittoria referendaria lo trasformerebbe in un personaggio nazionale intorno al quale potrebbe agglutinarsi quella corrente di “centro” capace di mettere in minoranza Renzi forse prima ancora del congresso. E non mi pare poco.
Dunque, diamoci sotto e che questo referendum sia il primo chiodo sulla bara del fiorentino.