Tripoli, bel suol d’amore

par paolodegregorio
martedì 22 marzo 2011

Come al solito, vi è un abisso incolmabile tra le dichiarazioni ufficiali e le reali intenzioni di chi oggi attacca la Libia, purtroppo dovremo attendere i dispacci di Wikileaks per sapere quale è il fumo e quale è l’arrosto.

Una cosa però possiamo escludere con certezza, che siano motivi umanitari a muovere l’apparato militare d’attacco occidentale, aiutato dalla ottusa e sanguinaria reazione di un dittatore, che il nostro volpino presidente del consiglio si vantava di avere come amico e ha omaggiato e armato fino all’altro ieri.

In termini di prestigio e di affari, la stupida politica berlusconiana verso Gheddafi, ci costerà parecchio, poiché gli umanitari anglo-franco-americani hanno tutta l’intenzione di marginalizzare l’Italia e l’ENI dalla posizione di privilegio in materia di gas e petrolio, prendendosi già ora agli occhi dei libici il merito di aver salvato l’insurrezione popolare. I giochi politici e gli affari li faranno solo loro, visto che l’Italia viene già considerata superflua o poco influente, comunque sputtanata da una politica estera assolutamente fallimentare.

Bisogna anche tener conto che quello che Napolitano definisce retoricamente il “Risorgimento arabo” è, più modestamente, una rivolta antidittatoriale, senza la temuta componente islamica, che guarda all’Occidente nella speranza di partecipare ai consumi, alle libertà occidentali, anche in riferimento alle libertà sessuali che oggi sono tanto compresse nei paesi musulmani.

Mai per l’occidente capitalista si è presentata una situazione più favorevole e i giovani del “Risorgimento arabo” hanno già dimenticato che quei regimi dittatoriali erano fino a ieri foraggiati e armati dai “liberatori umanitari” occidentali.

Per inglesi, francesi, americani che, per secoli hanno praticato il più bieco colonialismo, sarà una passeggiata insediare una leadership politica che obbedisca ai loro interessi, proprio ora che il petrolio vale doppio, visto che la politica del nucleare sarà ridimensionata in tutto il mondo dopo la tragedia di Fukushima.

Fanno un po’ sorridere i bamboccioni pacifisti, momentaneamente a cuccia, che ci spacciavano le loro marcette dietetiche e le loro bandiere della pace come soluzione ai problemi, o gente come Gino Strada la cui ricetta per la pace è quella di rendere più umane le guerre facendo ospedali dove esistono conflitti.

Purtroppo, ancora oggi, la politica globale si fa con la forza militare e questo è un messaggio per tutti, visto che sia la Russia che la Cina e l’India aumentano le loro spese militari.

L’unica strategia possibile è quella di uscire da ogni alleanza militare, trasformare gli eserciti in guardia nazionale con solo armamento difensivo, rendersi indipendenti dal petrolio con la rivoluzione delle rinnovabili, rendersi indipendenti alimentarmente con una agricoltura che produce tutto quello che può soddisfare i consumi interni, fare una politica demografica sostenibile, in cui vi sia un rapporto armonico tra numero di abitanti e risorse della nazione.

Solo ciò può portare pace durevole e la fine di ogni mira colonialista, fine della globalizzazione, fine dei flussi migratori, fine della distruzione dell’ecosistema e del suo ormai precario equilibrio.


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