Trieste: caso Porto vecchio, facciamo un referendum consultivo

par Marco Barone
venerdì 28 settembre 2012

E' una storia lunga, che attraversa secoli di passioni e sentimenti, di guerre, di tragedie umane e disumane, di interessi economici e di poteri . 

Quella del porto vecchio di Trieste è una questione di interesse internazionale che parte dal lontano 1719, da quando l'imperatore Carlo VI dichiarò la città di Trieste porto franco, poi venne lentamente ultimato il porto vecchio ove, con accordi internazionali la cui natura è ancora oggi soggetta a dubbi interpretativi, è stato imprigionato il punto franco. Franco da ogni intento univoco e condiviso, colmo di interessi di varia natura. Ma sembra di essere giunti ad un bivio.
 
A breve il Sindaco della città sfiderà la legalità internazionale, con una passeggiata che condurrà i cittadini di Trieste all'interno di quel luogo che con i suoi circa settecentomila metri quadrati di mera archeologia industriale, storia, passione ed emozione, rappresenta il "che fare?" tutto triestino. Questa sarà l'ennesima conferma del labile confine tra il legale ed il legittimo. 
 
Cosa fare del porto vecchio con il suo punto franco? Alberghi, negozi, spazi espositivi, porti turistici? O semplicemente un porto franco? Tra ostruzionismi, conflitti, burocrazia, autorità contro autorità, politica contro politica, in pieno periodi di crisi speculativa ed economica, forse sarebbe il caso di dare, anche in modo non legalmente ma sostanzialmente vincolante, la parola ai cittadini.
 
Perché non realizzare un referendum comunale consultivo sul Porto Vecchio e Punto Franco di Trieste? Un referendum che dovrebbe prevedere, tra i suoi quesiti, anche i progetti che si vogliono realizzare nell'una o nell'altra direzione. Visto che si parla tanto di democrazia partecipativa, questo potrebbe essere un buon passo per la realizzazione di quel processo di democrazia di cui si parla a volte sottovoce a volte ad alta voce.

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