Trent’anni di scandali nel football italiano

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venerdì 17 giugno 2011

Il calcio nostrano è da tempo segnato da cricche, combine, doping e maneggi vari

In questi mesi imperversa sui mass-media nazionali “Calciopoli 2”, lo scandalo legato alle partite truccate e alle scommesse irregolari, che sta coinvolgendo varie squadre di serie B e di prima divisione. Si tratta, in verità, dell’ennesima iattura che, nell’ultimo trentennio, si è abbattuta sullo “sport più amato dagli italiani”.

Senza entrare nel merito delle vicende odierne (su cui stanno ancora indagando sia la magistratura ordinaria che quella sportiva), vediamo brevemente quali sono stati gli scandali passati più eclatanti del football nostrano.

Il “Calcio-scommesse 1” – Il 23 marzo 1980 la Procura di Roma, in seguito alla denuncia presentata da Massimo Cruciani e Alvaro Trinca (due degli organizzatori di scommesse clandestine), mette sotto inchiesta svariati calciatori, accusati di aver truccato diverse gare e di aver scommesso forti somme di denaro. Si tratta di atleti piuttosto noti, alcuni dei quali nel giro della Nazionale (come Bruno Giordano e Paolo Rossi). Gli inquisiti vengono in seguito scagionati, perché all’epoca i fatti non costituiscono reato. La giustizia sportiva, però, infligge dure sanzioni: ventuno calciatori sono squalificati (da tre mesi a sei anni), mentre è radiato il presidente del Milan, Felice Colombo. Lazio e Milan sono retrocessi in serie B. Avellino, Bologna, Palermo, Perugia, Taranto, vengono penalizzati di cinque punti da scontare l’anno successivo. Rossi usufruisce, in appello, di uno sconto di pena, che gli permette di partecipare ai Mondiali di Spagna del 1982, vinti dall’Italia anche grazie alle sue reti. E il trionfo azzurro induce la Figc a concedere un’amnistia…

Il “Calcio-scommesse 2” – Nel maggio 1986, in seguito ad alcune intercettazioni telefoniche effettuate dalla Procura di Torino, si scopre un giro di scommesse e di partite truccate che porta all’arresto di Armando Carbone, collaboratore di Italo Allodi, dirigente del Napoli. Sono coinvolte diciannove squadre di serie A, B, C1 e C2 e quarantacinque tesserati, tra allenatori, calciatori e dirigenti di club. Anche in questo caso, però, non scattano le condanne penali, ma solo quelle sportive: il Perugia viene retrocesso in serie C2; il Vicenza in serie B; Cagliari, Lazio, Palermo e Triestina sono penalizzati con vari punti da scontare nel campionato 1986-87. I ventotto calciatori coinvolti nello scandalo prendono squalifiche variabili tra un mese e cinque anni. Fa molto scalpore il coinvolgimento di alcuni presidenti, nonché di qualche noto allenatore (Aldo Agroppi del Perugia e Renzo Ulivieri del Cagliari).

L’abuso di farmaci – Nel luglio del 1998, sulla base delle denunce di ZdenÄk Zeman, il giudice Raffaele Guariniello apre un’indagine sull’abuso di farmaci e il ricorso a sostanze dopanti, che coinvolge svariati club italiani, anche se, alla fine, solo la Juventus sale sul banco degli imputati. Il processo si chiude nel 2007 con la sentenza della Corte di Cassazione che, pur assolvendo il medico sociale juventino Riccardo Agricola e il dirigente bianconero Antonio Giraudo dall’accusa di aver somministrato eritropoietina ai loro atleti, ritiene però provata l’illecita assunzione di medicinali, peraltro non più perseguibile per l’avvenuta prescrizione del reato.

I passaporti falsi – Nel campionato 2000-01 scoppia lo scandalo dei passaporti falsi, che coinvolge quattordici giocatori, colpendo sei squadre di serie A (Inter, Lazio, Milan, Roma, Udinese, Vicenza) e una di serie B (Sampdoria), ree di aver aggirato il divieto di tesserare più di cinque calciatori extracomunitari. Le società hanno falsificato i dati anagrafici dei parenti di alcuni dei loro giocatori, onde consentirne la registrazione come atleti comunitari. I calciatori implicati, però, ricevono blande squalifiche, e Juan Veron viene addirittura prosciolto. I club sono sanzionati solo con ammende e i dirigenti coinvolti vengono assolti o inibiti per un periodo inferiore ai due anni.

“Calciopoli 1” – Il più grande scandalo della storia del calcio italiano esplode nel 2006, allorché la Procura di Torino avvia un’indagine su trentanove partite relative al campionato di serie A 2004-05, raccogliendo migliaia di intercettazioni telefoniche. Viene a galla l’esistenza di una cricca che ha pilotato gli arbitraggi, condizionato i calciatori (attraverso la Gea World, un’agenzia di procuratori) e ingannato i tifosi, truccando persino le moviole televisive. Vengono indagati, tra gli altri: i dirigenti di club Andrea e Diego Della Valle (Fiorentina), Adriano Galliani (Milan), Giraudo e Luciano Moggi (Juventus), Pasquale Foti (Reggina), Claudio Lotito (Lazio); i capi della Federcalcio Franco Carraro e Innocenzo Mazzini; il presidente dell’Aia Tullio Lanese; i designatori arbitrali Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto; tredici arbitri e cinque guardalinee.

Le sentenze penali… – Il processo penale si tiene in due sedi separate, a Napoli (per la frode sportiva) e a Roma (per i reati della Gea World). A Napoli, nel dicembre 2009, vengono condannati Giraudo, Lanese e gli arbitri Dondarini e Pieri, che hanno scelto il rito abbreviato, mentre è ancora in corso il processo ordinario per gli altri imputati. Il dibattimento romano, giunto al secondo grado, riconosce Moggi e il figlio Alessandro colpevoli di violenza privata e tentata violenza privata verso i calciatori Nicola Amoruso e Manuele De Blasi, condannandoli, rispettivamente, a un anno e a cinque mesi di detenzione.

…e i giudizi sportivi – La giustizia sportiva infligge a gran parte degli inquisiti squalifiche variabili tra quattro mesi e cinque anni. Vengono assolti solo alcuni arbitri e guardalinee, mentre l’ex presidente della Figc, Carraro, prende un’ammenda di 80 mila euro. La Juventus è privata di due scudetti e viene retrocessa in serie B con nove punti di penalità da scontare nell’annata 2006-07; la Fiorentina, la Lazio e il Milan perdono trenta punti nel campionato 2005-06 e subiscono un’ulteriore penalizzazione, rispettivamente, di quindici, tre e otto punti, scontata nel torneo successivo; la Reggina e l’Arezzo nell’annata 2006-07 vengono penalizzati di undici e di sei punti.

Si deve cambiare registro – Altre bufere, seppur di minore entità, si sono abbattute nell’ultimo decennio sul mondo del pallone: false fideiussioni, frodi fiscali, finte operazioni di compravendita dei calciatori, falsificazioni dei bilanci societari, faide per i diritti televisivi. Anche per questo motivo una certa disaffezione è cominciata a serpeggiare tra i tifosi. Occorre, dunque, cambiare registro, innanzi tutto inasprendo le pene: coloro che, senza ombra di dubbio, risultino far uso di sostanze dopanti, truccare le gare o anche solo scommettere su di esse vanno subito squalificati a vita! Si dovrebbe, inoltre, educare la gente a una diversa mentalità sportiva, all’insegna del fair-play, onde restituire agli avvenimenti agonistici il loro valore ludico, riducendo il giro di affari che ruota attorno al calcio e regolamentando con severità l’intricato mondo delle scommesse sportive.

 

L’immagine: dentro lo stadio “Granillo” di Reggio Calabria.

Giuseppe Licandro

(LucidaMente, anno VI, n. 66, giugno 2011)


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