Tremate atei, il Vangelo sempre e dovunque

par Gian Carlo Zanon
martedì 19 ottobre 2010

Cari atei c’è veramente da preoccuparsi. Non solo c’è da mettere in dubbio persino l’identità umana di chi è ateo, ma anche la sua normalità sociale.

Lo affermano Ratzinger nella sua Lettera Apostolica Ubicumque et semper e il suo fedele “giornalista/teologo” Leonardo Lugaresi sulle pagine de L’Osservatore Romano del 14 ottobre: l’incontro tra paideia greca e il cristianesimo primitivo. Badate, non c’è scritto “pedofilia” ma paideia, cioè l’educazione dei fanciulli, i quali, come scrive Eva Cantarella nei suoi libri, fino a che non apprendevano il logos, a suon di violenze pedofile, non venivano assimilati al genere umano.

La dotta elaborazione del nostro/vostro, fate come vi pare, Lugaresi Leonardo ci fa attraversare la cultura greca e quella dei cristianesimo primitivo giungendo a delle conclusioni a dir poco sorprendenti: "L'uomo è uomo non in quanto sa, ma in quanto ama, e può amare perché prima è stato a sua volta "creativamente amato". L'uomo è uomo perché è l'amore di Dio a costituirlo come tale. È l'amore creativo della Trinità che lo costituisce nella sua umanità, non la cultura".

Dunque, vediamo, se possiamo essere d’accordo che non è certo la cultura che costituisce l’umanità di un individuo, ma è certamente la sua nascita da un essere umano… siamo tutti d’accordo, vero …, non siamo più d’accordo, con il buon Leonardo L., sul fatto che è il dio dei cattolici o un qualunque altra divinità a costituire l’essere umano come tale. Ecco da adesso usiamo la dizione “essere umano” anziché “uomo”, come fa il nostro Lugaresi, che così facendo esclude dall’umanità le donne, come d’altronde facevano i suoi cari filosofi greci, e tutta la cultura patriarcale fino a i giorni nostri, i quali escludevano le stesse dalla cultura perché, secondo Aristotele le donne erano “anomalia della specie”. Le escludevano esattamente come fa ora et semper il Vaticano dalle gerarchie ecclesiastiche.

Proseguendo l’articolo ci si rende conto che il campanello d’allarme della nostra intuizione non aveva suonato il rifiuto invano. Già l’allarme era reale perché sentite un po’ cosa scrive il prode Lugaresi: "Il fatto è che la relazione di Dio con l'uomo, di cui sopra abbiamo detto che è costitutiva dell'identità umana …" Caspiterina, direbbe Totò, e cribbio un altro attore comico, ma allora questo Lugaresi Leonardo crede veramente che un essere umano se non crede alle stesse cose che egli ha nella sua scatola cranica non ha identità umana? Crede veramente che può quindi essere percepito, in modo delirante, alla stessa stregua di un animale? Egli crede veramente che il Dio cattolico che lui ha nella mente dia agli esseri umani l’umanità?

Mah, forse sarebbe il caso di prenderlo da una parte e suggerirgli da buoni amici: “lo so che da bambino hai avuto dei problemi, però vedi... ", insomma, qualcosa del genere. Ecco bisognerebbe spiegare a lui, e a quelli che credono come lui in questa cosa, che l’identità umana viene da una nascita umana; può sembrare semplice ma non è detto che le cose semplici siano meno vere di quelle complicate.

Certo che questo cecchino mediatico che, con una sola cartuccia, elimina donne e atei dal genere umano, ha le spalle ben coperte da chi, in alto alla gerarchia ecclesiastica la crede come lui; stavo per dire “pensa”, scusate.

Si perché nella sua Lettera Apostolica Ubicumque et semper, Ratzinger fa questa affermazione, udite, udite: "Ora l'indifferenza religiosa e la totale insignificanza pratica di Dio per i problemi anche gravi della vita non sono meno preoccupanti ed eversivi rispetto all'ateismo dichiarato". Capito? Cari atei dichiarati siete tutti degli eversivi.

Poi la preoccupazione si amplia sempre di più alla sua citazione: (Mt 28, 19-20) "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato". E uno pensa: “Ma non è che sta partendo una nuova crociata, come la prima, voluta da Innocenzo III, mai menzionata dagli storici, che, nel tredicesimo secolo, distrusse tutte le corti catare della Linguadoca, provocando circa un milione di morti, al grido di Dio lo vuole?”, ma poi ci si tranquillizza, perché dopo si contraddice affermando: "alla radice di ogni evangelizzazione non vi è un progetto umano di espansione, bensì il desiderio di condividere l'inestimabile dono che Dio ha voluto farci…".

Beh, se è così, se non si vuole espandere, cioè allargare, basta rifiutare la gentile offerta di “condivisione dell’inestimabile”, e siamo a posto. Ognun per sé, dicono a Roma gli atei: a voi la credenza a noi il pensiero... e amici come prima.


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