Trecento mani senza lavoro perché la multinazionale fa "shopping selvaggio"

par Isola dei Cassintegrati
martedì 6 dicembre 2011

E’ sempre difficile mantenere la lucidità quando poi conosci le storie, e sai che Sonia ieri sera ha lasciato a casa la madre sola con l’Alzheimer o che Valentina invece ha portato il suo bimbo di tre mesi per quattro ore a due gradi “perché è bene che si abitui a quando faremo la fame”.

Dicevo, si rischia di non essere obiettivi nell’analisi se si considerano le storie di queste donne, di molti mariti che hanno già perso il lavoro e dei loro figli: “alla piccola ho detto senza guardarla negli occhi, mi spiace, ma tu all’università non ci potrai andare”.

Il punto è che anche se l’empatia stesse a zero, questa storia vale comunque 500 milioni di dollari. Tanto la multinazionale americana Medtronic – quotata al NY Stock Exchange, 120 sedi nel mondo – ha pagato l’italiana Invatec, specializzata in prodotti biomedicali, solo un anno e mezzo fa.

Un investimento che in parte serviva per ripianare debiti precedenti, in parte per acquistare i brevetti dei dispositivi salvavita prodotti dalle centinaia di maestranze del gruppo bresciano.

Due settimane fa, però, arriva la notizia che nel nuovo piano “strategico” alcune linee di produzione cesseranno e si trasferiranno in Messico. Il motivo è facile, e poi è sempre lo stesso: il costo del lavoro.

Trecento donne – servono mani piccole per fare saldature millimetriche – non saranno più necessarie. E pazienza se solo tre mesi fa le avevano premiate con il riconoscimento “Star of Excellence” o se per arrivare a produrre quei gioielli di tecnologia da impiantare nelle coronarie avevano fatto una formazione lunga e costosa.

“Pazienza anche se molte di noi hanno smesso di allattare per fare i turni di notte che ci chiedeva l’azienda” mi racconta Nicoletta “sì perché noi le regole di Medtronic le abbiamo sempre rispettate, ma le uniche regole che sembrano valere sono quelle del profitto, allora io mi chiedo: ma non ci dovrebbero essere delle regole imposte dallo Stato per evitare questo shopping ai danni dei lavoratori?

La questione è delicata e chiama in causa un sistema economico “globale” che, non va dimenticato, ha portato anche benessere e infatti nessuno ieri lo ha messo in discussione. Quello che però le trecento donne chiedevano alla politica (e a chi, senno?) è di mettere dei paletti, di non consentire questo “shopping selvaggio” e parallelamente alleggerire (come chiedeva Luisa Todini in studio) il cuneo fiscale che fa si che per soli 1100 euro al mese che finiscono nelle loro tasche, l’azienda ne spenda altrettanti tra tasse e contributi.

E se Medtronic se ne va, il “delitto” è doppio: si disperde un patrimonio di competenze e si fa un danno all’economia italiana “perché se io non compro le scarpe nuove a mio figlio per Natale o risparmio persino sulle mie medicine, i consumi rallentano e la crisi si allarga, e non ci vogliono i professori e gli economisti per capirlo” spiega Sonia, che aggiunge: “vorrei fare un appello alla nuova ministra del welfare, perché si ricordi di noi, e di tutte le donne che se perdono il lavoro adesso non lo ritroveranno più”.

Non sapeva Sonia che poche ore prima la neo-ministra Elsa Fornero nella sua prima uscita pubblica aveva chiesto alle medie e grandi imprese “di non abbandonare l’Italia” .

Che sia di buon auspicio, allora. Perché il nostro Paese se vuole crescere, di quelle trecento mani ha bisogno.

(Eva Giovannini)


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