Tre studenti di Legge sfidano Facebook: “Prende in giro i suoi Utenti”

par 0punto2
venerdì 21 ottobre 2011

Max Schrems, studente di 24 anni iscritto alla facoltà di giurisprudenza di Vienna, si trovava tempo fa negli USA. L’incontro con un dipendente di Facebook, gli permise di venire a conoscenza che tutti gli iscritti al social network di Palo Alto che risiedono al di fuori degli USA e del Canada (i quali sono circa il 70% della gigantesca community sociale) sono “gestiti” dalla sede irlandese di Facebook Inc. Schrems e ci mise poco a dedurne che la gestione della privacy di quel mare di iscritti fa riferimento alle leggi irlandesi. Il giovane studente, in erba ma evidentemente piuttosto determinato, decise di approfondire la vicenda e verificare se Facebook rispettasse tali leggi.

Schrems e due suoi compagni di corso che hanno sposato la causa, utilizzando un apposito form presente sul sito di Facebook, richiesero una copia dei loro dati archiviati online. Il sistema elettronico restituì via mail dei file PDF di migliaia di pagine, che contenevano un’impressionante quantità di informazioni relative ai tre ragazzi. Molte di queste informazioni però, non avrebbero dovuto essere presenti, poiché eliminate da tempo: “C’erano un sacco di dati che io avevo eliminato: messaggi, note, amici bannati, poke, i miei nickname precedenti, gli indirizzi mail che usavo all’inizio, tag e foto cancellate” ha dichiarato Schrems nel corso di un’intervista.

Dopo questa scoperta, i tre ragazzi decisero di inviare alla DPC (Data Protection Commissioner) irlandese una segnalazione riguardante differenti violazioni compiute da Facebook in materia di raccolta dei dati e privacy. La commissione ha accolto la segnalazione a fine agosto e ha richiesto un’audizione ai rappresentanti del quartier generale irlandese di Facebook, che dovranno rispondere alle domande della DPC nei prossimi giorni.

I tre ragazzi inoltre hanno messo online il sito Europe Versus Facebook, nel quale illustrano gli obiettivi dell’iniziativa e forniscono informazioni sull’andamento dell’indagine della DPC: “È quasi impossibile per l’utente sapere realmente cosa accade ai propri dati personali quando utilizza Facebook. Per esempio un contenuto “rimosso” non viene veramente cancellato da Facebook ed è spesso poco chiaro cosa il social network faccia esattamente con i nostri dati” si legge sul sito, dove si invoca maggiore trasparenza da parte della società di Palo Alto.

“Facebook sostiene spesso che tutti gli utenti hanno acconsentito all’uso dei loro dati personali. Ma in realtà gli utenti sanno che Facebook è più che altro un sistema “opt-out”: se non cambi tutte le impostazioni preimpostate della privacy, la maggior parte dei dati privati sarà visibile senza restrizioni” si legge ancora sul sito Europe Versus Facebook. Per questo, Schrems e compagni chiedono che il sistema da “opt-out”, diventi prevalentemente “opt-in”.

Gli autori di Europe Versus Facebook vedono nella condivisione dei contenuti sul social network un’ulteriore fonte di pericolo per l’autonomia e la privacy degli iscritti a Facebook: “Ci sono persone che non vogliono condividere troppe informazioni on line. Ma Facebook ha trovato un modo per ottenere i loro dati lo stesso: Facebook sta incoraggiando altri utenti a fornire i loro dati. Un esempio di questa pratica è la possibilità di sincronizzare i telefoni cellulari, importando gli indirizzi e-mail o “taggando” altri utenti nelle foto, nei video o anche in determinati luoghi”.

“Io penso che sia uno scandalo” ha dichiarato Schrems “che Facebook dica agli utenti che possono rimuovere facilmente i contenuti, se lo vogliono, ma in realtà continuino a conservarli. Da come la vedo io, stanno semplicemente prendendo in giro le persone”.


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