Torture in Siria nella prigione militare "Branch 261" di Homs

par davide zanin
mercoledì 9 aprile 2014

Un recente report pubblicato online dal Violation Documentation Center fa luce sui crimini commessi nella prigione militare di Homs, denominata Military Security Branch 261.

 

Il Violation Documentation Centre è l'organizzazione indipendente formata da attivisti dentro e fuori la Siria che si è presa il compito di documentare tutte le morti, le sparizioni, le violenze che sono avvenute in Siria dal 2011. Contare i morti, intervistare i parenti, assicurarsi dell'identità di quella e quell'altra persona, raccogliere i video e cercare informazioni da testimoni oculari per contestualizzare, datare e confermare quanto viene ripreso: un'impresa che richiede tempo e che viene considerata utile per un futuro in cui si dovrà fare i conti con cosa è successo in questi anni e con chi a fatto cosa. Per questo il VDC non fornisce quotidianamente il numero delle vittime del giorno precedente ma compie un lavoro più approfondito, in una prospettiva più storica che giornalistica.

Quest'ultimo report si basa sulle testimonianze dirette di tre ex-detenuti e una guardia, cosa questa di non poco conto. Abu Yamen, questo il suo nome, ha prestato servizio nella prigione da giugno 2011 a luglio 2012, dunque per un periodo abbastanza lungo e ha conosciuto il personale impegnato nella prigione, fino ai ranghi più alti.

Così sappiamo che il Generale di Brigata Abulkareem Sallum (da al-Qurdaha, Latakia) è al vertice della prigione. Molte delle persone arrestate vengono giustiziate, specie quelle accusate di essere a capo di gruppi ribelli armati.

Stando alle parole di Abu Yamen, queste esecuzioni non vengono compiute da militari in servizio e di stanza nella prigione, ma da soldati di Hezbollah, fatti venire da fuori.

Il report nella versione inglese (che consigliamo di leggere qui) contiene anche la testimonianza di Layal al-Homsi, arrestata a Damasco a ovembre 2012 ma quasi subito trasferita nella Branch 261 di Homs, con l'accusa di aver prestato aiuto umanitario agli sfollati di Homs. Rimasta nella prigione fino a gennaio 2013, la ragazza racconta in maniera dettagliata le molestie subite da parte delle guardie ma fa anche rifermento alla sorte ben peggiore toccata ad altre detenute e di cui è venuta a conoscenza.

Non c'è niente in questo report che non fosse purtroppo cosa nota e temuta relativamente alle carceri del regime. Tuttavia si rimane davvero colpiti da una parte del racconto di Abu Yamen, la guardia:

"A inizio di giugno 2012 ci fu ordinato di portare uno dei detenuti, il cui nome era Khan Sheikhoun (di Idlib) all'Ospedale Militare dopo che gli avevano staccato le unghie e lo avevano sottoposto a torture molto pesanti. Si rifiutarono di riceverlo. Allora io insistetti. L'ufficiale incaricato allora lo afferrò per una mano in maniera così brutale che lo fece cadere e sbattere la testa sul marciapiede. E quello morì subito, così, perché era già in condizioni critiche. Un'altra volta portammo all'Ospedale un detenuto già morto sotto tortura: un ufficiale gli vide un dente d'oro in bocca, e glielo tolse via.”

Dall'inizio della rivoluzione il VDC ha raccolto una serie agghiacciante di testimonianze (interviste) e prove (fotografie delle cicatrici rimaste sui corpi dei prigionieri rilasciati) per cui si possono contare a migliaia gli arresti di cui i militari di questa prigione sono responsabili e a centinaia gli assassinii commessi all'interno.

Sapere che alla fine dell'incubo della tortura ci sarà non la liberazione ma la morte, e che nessuno da fuori può far nulla: il senso di questi report è di illuminare questo buio in cui sono state gettate queste persone. E di recuperare, se non i loro corpi, almeno i loro nomi.

Gli edifici che costituiscono la Branch 261 a Homs:


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