Tiro al "piccione radicale"

par Fabio Della Pergola
lunedì 17 ottobre 2011

La cosa se non fosse demenziale sarebbe davvero una gran comica. Franceschini prima e Bersani poi l’hanno detto chiaro. Più chiaro ancora Roberto Giachetti, deputato PD, su Agoravox: i Radicali non sono stati determinanti, né nella votazione sulla fiducia al governo né sul raggiungimento del quorum.

Ma quella brava donna della Rosy Bindi non ha sentito ragioni e si è messa ad inveire (così dicono le cronache) con imprecazioni a soggetto coprolalico. E il can can dei soliti commentatori da demenzial-web si sono scatenati fin dalla mattina, lapidando i cinque parlamentari sulla pubblica piazza virtuale per aver “salvato Berlusconi” e il suo governo che, a sentir loro, era in procinto di crollare miseramente sotto i colpi dell’assenteismo di sinistra (e un pò anche di destra), nemmeno fosse il governo di un paese normale.

La ridda di voci contrastanti sul quorum ha reso ancora più confuse le menti già offuscate dalla noiosa prassi parlamentare della chiama. L’Ufficio della Camera verso l’una aveva indicato una soglia a 265 o giù di lì, ma poi – non si sa bene secondo quali calcoli – si sarebbe arrivati a quota 315.

Gli accusatori puntano il dito contro i cinque disgraziati accusati di essere entrati in aula – disubbidendo ai diktat della presidenza PD (ma qualcuno poi ci dirà per quale motivo qualcuno lì dentro dà disposizioni anziché discutere e convincere ed altri devono ubbidire come soldatini: non è quello che si rinfaccia sempre ai peones berlusconiani ?) – prima che la soglia di validazione del voto fosse stata raggiunta dalla maggioranza.

Ma, dice Giachetti che era lì, i giochi si erano già chiusi quando prima dei Radicali, ha votato l'incerto Milo del PDL. A quel punto "a tutti coloro che conoscevano la situazione è stato chiaro che la partita era chiusa".

L’accusa parla di "effetto traino" per cui il quorum sarebbe stato raggiunto perché i 17 filogovernativi si sarebbero fatti trainare, trascinare, coinvolgere, dal turbinio radicale che entrava.

Io credo di non aver mai sentito – e non sono più così giovane – delle stupidaggini così travolgenti (queste sì che fanno un discreto effetto traino).

Un governo come quello di Berlusconi è pieno di plurinquisiti, di pluricondannati, di amici e di amici degli amici, di malpancisti che stanno sempre con un piedino di qua e uno di là per strappare al paperone di turno quanto più gli riesce e con un tot di (decisivi) saltapicchi di provenienza PD e IDV (tanto per dirsele tutte); gente con l’etica di un coccodrillo insomma, si sarebbe fatta trainare dalla decisione di votare dei cinque individui più sfigati (senza offesa) dell’universo politico mondiale.

E se anche non fosse stato raggiunto il quorum qualcuno pensa davvero che il governo sarebbe caduto per questo? Ma via! I 316 voti a favore ci sono stati oggi e ci sarebbero stati anche domani in caso di nuova votazione. Il governo cadrà quando la vecchia corazzata democristiana avrà messo a punto la rotta, imbarcato l'equipaggio, scaldati i motori e mollati gli ormeggi, altro che gli infidi radicali.

Per giorni ci hanno raccontato tutte queste panzane e un sacco di gente li ha presi sul serio andando subito a rivangare i voltagabbana storici che dalle file pannelliane sono passati al nemico. Le Roccella, i Quagliarello, i Vito, i Pera e i Capezzone, i Taradash e i Della Vedova tanto per ricordare i più noti. 

Scordandosi che sugli scranni del centrodestra siedono ben più numerosi gli ex comunisti e gli ex-extraparlamentari di sinistra. Verificare prego. Ma di questi è meglio non dire. Sarebbe scomodo, imbarazzante e anche un po' poco elegante.

La cronaca raccontata dal Fatto ci illumina quando scrive ”c’è chi non accetta scuse e va giù pesante. A partire dal deputato democratico, Enrico Farinone, vicepresidente della Commissione Affari Europei, da sempre contro l’inclusione dei radicali nelle liste del Pd “perché contraddittoria con la presenza nel partito di noi ex Popolari, che del Pd siamo co-fondatori. Quello è stato il peccato originale”, ha detto Farinone rilanciando l’incompatibilità tra “la nostra cultura e quella radicale. Non si può stare insieme nello stesso gruppo parlamentare”.

Eccolo qua, dov’è il problema. La cultura radicale è incompatibile con quella degli ex popolari. Cioè di quei baciapile cattolici co-fondatori del PD, tipo la Binetti - ve la ricordate? - Quella che a starla a sentire avrebbe trasformato ogni peccato in un reato. Gente che i radicali proprio non li possono vedere.

Magari perché sono un po' anticlericali? Magari perché vogliono imporre l’ICI anche ai locali commerciali gestiti dalla Chiesa? Magari perché vogliono vederci chiaro su quella questioncella della pedofilia, un po' insabbiata dalle gerarchie d’Oltretevere? O solo perché non gestiscono nemmeno l’ombra degli affari, affarucci, affaroni che i partiti seri, quelli affidabili, sono soliti gestire?

E così la Presidente del PD cede ad un linguaggio da osteria, digrigna i denti, si perde l’aplomb, le si smotta la faccia di solito così atteggiata nel classico sorriso da sagrestia. Solo perché cinque parlamentari eletti dal popolo italiano hanno deciso di agire secondo la propria coscienza e volontà, senza arrecare alcun danno reale né ai propri elettori né alla loro parte politica di riferimento.

I politici cattolici non sopportano proprio i delitti di lesa maestà, questo è sempre stato il loro problema. Tanto più quando la maestà credono di incarnarla loro. E quando se la sentono minacciata comincia la disinformacjia. E un sacco di gente se la beve.


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