Il momento di tirare le somme arriva per chiunque, prima o poi. Stavolta tocca ad
Antonio Bassolino.
Il mandato del governatore cominciò 20 anni fa, quando per la prima volta venne eletto sindaco di Napoli scavalcando al ballottaggio l’avversario
Alessandra Mussolini. Al suo fianco la compagna di sempre; non la consorte Anna Maria Carloni senatrice del Pd ma lei,
Rosa Russo Jervolino, tuttora primo cittadino della pur sempre splendida città partenopea.
Durante il
Ventennio Bassoliniano si è visto di tutto: le guerre e le stragi di camorra, le infinite emergenze rifiuti, gli arresti coatti di intere giunte regionali, le decine e decine di commissariamenti dei Comuni, il
divieto di dimora in Campania per Sandra Lonardo presidente del consiglio regionale (candidata col Pdl nell’Udeur quest’anno), il suicidio dell’assessore Giorgio Nugnes, la svendita di Napoli all’imprenditore miliardario Alfredo Romeo, la militarizzazione della regione.
Un dramma epico.
Era il 1993, Antonio Bassolino aveva acquistato notorietà grazie alle sue feroci
invettive contro la Democrazia Cristiana e la classe dirigente italiana. Divenuto sindaco intraprese una serie di provvidementi molto discutibili, ma in fondo erano in molti che lo apprezzavano. Sembrava una faccia pulita: non dimentichiamoci che era l’epoca del dopo-Tangentopoli
Il
G7 del 1994 fu un evento apparentemente fortunato per Napoli:
miliardi di lire piovvero sulla città, partì la progettazione della metropolitana, vennero restaurati
centinaia di palazzi e siti archeologici abbandonati, vennero avviati imponenti
lavori pubblici e lo slargo principale della città,
Piazza del Plebiscito, venne sgomberata dalle automobili e restituita alla fruibilità dei cittadini. Il
Rinascimento napoletano sembrò finalmente cominciato, i media poterono sbandierare per tutta Italia il miracolo bassoliniano.
Ad oggi di quel breve e illusorio periodo restano meno che le
briciole e l’amara constatazione di un pesante inganno che infuse speranze in tantissimi napoletani, culminate poi in una orribile beffa. Il nuovo sistema di finanziamenti pubblici creò presto un vortice clientelare, come già successo per la Cassa del Mezzogiorno e la ricostruzione nel dopo terremoto in Irpinia, e l’abisso della corruzione cominciò man mano ad allargarsi. Bassolino continuava a drenare
fiumi di denaro a gruppi politico-imprenditoriali per intraprendere continuamente progetti ed opere pubbliche. Spesso questi gruppi erano in contatto con elementi della
criminalità organizzata. Voleva lasciare un segno tangibile della sua presenza, un ricordo indelebile della sua amministrazione. Voleva accostare il suo nome alla città. Ci è riuscito: difficilmente rievocando il nome di Bassolino non si potrà non ricordare i
cassonetti stracolmi e i sacchetti in fiamme.
Nel 2000, in seguito all’elezione di governatore, Bassolino venne designato Commissario per l’emergenza rifiuti in Campania. In breve divenne l’uomo più
potente della regione. Furono quattro anni di afflusso pressoché ininterrotto di fondi europei per realizzare le impalpabili bonifiche del territorio. Il Commissariato, lungi dal voler risolvere il problema, cercò invece di prolungare il più possibile la crisi permettendo così l’arrivo di ingenti risorse pubbliche e la creazione di un’immensa
pastoia da cui tutti potessero attingere. All’animalesco banchetto prese parte anche
l’Impregilo, grossa società implicata in numerosi altri scandali italiani.
Alle speculazioni emergenziali si aggiunsero quelle ordinarie:
consulenze, progetti di dubbia utilità, apertura di cantieri mai conclusi o abbandonati. Insomma una stagione di irripetibili banchetti e bagordi quella commissariale, ovviamente a spese pubbliche, mentre nelle strade si combatteva la
guerra dei rifiuti.
Al termine del mandato di Commissario, a
Scampia scoppia la faida. E’ soltanto la prima di numerose faide, come quella della
Sanità. Il sindaco Rosa Russo Jervolino si rivela del tutto impotente, il governo
esautora sempre più spesso gli enti locali per cercare di frenare gli spargimenti di sangue, ma le misure vengono accompagnate da un senso di accettazione "fatale" della realtà: i politici nazionali ritengono in fondo che la violenza dei clan sia
organica alla città, dunque, come al solito, non mettono troppo impegno e nulla cambia.
- Al centro Giorgio Nugnes al momento dell’arresto, a destra l’agente Savarese, accusato di essere "la talpa" nella DIA
Il 2008 è l’anno della stoccata al potere di Bassolino. L’emergenza rifiuti raggiunge limiti estremi, nel quartiere di Pianura scoppiano violenti scontri contro l’apertura della discarica di Contrada Pisani. Alla sacrosanta protesta dei cittadini si affianca quella di un gruppo della tifoseria organizzata napoletana, comandata a distanza da due politici: l’assessore Giorgio Nugnes, Pd, e il consigliere Marco Nonno, An. Si parla del coinvolgimento del clan Lago, interessato a proseguire la guerriglia per coprire i propri interessi sulle speculazioni edilizie. L’ipotesi sembra avvalorata dalle recenti dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, ma le indagini sono ancora in corso.
Il nuovo governo Berlusconi prende le redini in mano, creando una struttura governativa guidata da Bertolaso e scavalcando Bassolino. Il piano prevede discariche e inceneritori ovunque. La discarica di
Chiaiano viene aperta tra la durissima protesta dei cittadini e soltanto con l’ausilio dell’esercito, posto
a difesa della cava. Bassolino ovviamente approva.
Il 29 novembre giunge una notizia-choc: l’assessore Giorgio Nugnes viene trovato
impiccato in casa, a Pianura. Aveva 46 anni ed era padre di due figli. Uno degli agenti della DIA che lo aveva arrestato un mese prima nell’ambito dell’inchiesta sugli scontri
verrà a sua volta arrestato per aver creato una
centrale di spionaggio all’interno della struttura investigativa e per aver comunicato all’assessore dell’arrivo di una nuova inchiesta, la
Global Service di
Alfredo Romeo che nel frattempo aveva messo le mani sulla città, e averlo così indotto al suicidio. In seguito i pm constateranno legami con i Servizi Segreti. Anche qui le indagini sono ancora in corso.
Nel corso degli anni la magistratura ha
epurato consigli e giunte bipartisan, e tuttora ne sta indagando altre.
Antonio Bassolino è arrivato al capolinea. Fra meno di una settimana si tornerà alle urne. Il 28 e il 29 marzo decreteranno il volere(?) del popolo italiano.
Molti opinionisti hanno riconosciuto in lui un pessimo amministratore, ma un abilissimo uomo politico in grado di fungere da
collante delle forze di centrosinistra e in grado di zittire l’opposizione del centrodestra. Più semplicemente andrebbe detto che Bassolino ha offerto
mangime per tutti.
L’avversario interno è stato più volte
Vincenzo De Luca,
sindaco di Salerno e candidato del Pd alla Regione. Tra
condanne e imputazioni di ogni sorta De Luca non ha da invidiare assolutamente a nessuno.
Ma sotto il mandato elettorale di Bassolino sono nati, politicamente, i due
ras della destra campana,
Nicola Cosentino e Luigi Cesaro. Il primo si nasconde dietro il candidato del Pdl
Stefano Caldoro, il secondo
manda silenziosamente avanti gli affari di famiglia.
Il futuro della Campania è nelle mani di questi uomini...