Terremoto sugli appalti per la ricostruzione: l’Abruzzo perde la gara per 10 giorni

par Emilia Urso Anfuso
venerdì 5 giugno 2009

 
E’ andata. Le gare d’appalto per la costruzione delle prime piattaforme antisismiche, che offriranno le basi per la costruzione dei primi alloggi per i terremotati, è stata vinta. Questa è una buona notizia. Che sa di risoluzione di uno dei tanti problemi che assillano gli sfollati, i politici ed il mondo economico nazionale. Ma nella buona notizia, alberga un’altra notizia, che potrà far riflettere su come a volte, le scelte si compiano per parametri diversi da quelli che la cittadinanza avrebbe preso in considerazione. Le cifre in ballo sono alte e la notizia nella notizia, riguarda “chi” ha vinto le gare d’appalto. In corsa, erano diverse Imprese del Nord e del Centro. Una unica Abruzzese. Si è vista soffiare la gara, non per la proposta economica – che era ben al di sotto di quella vincitrice – bensì per la dichiarazione dei giorni attraverso il quale i lavori sarebbero stati portati a compimento.
 
Così, la Imar s.r.l. impresa abruzzese del settore, pur proponendo un preventivo che sta al di sotto di ben due milioni di euro rispetto all’impresa concorrente vincitrice, il Gruppo Bison - in associazione temporanea d’impresa con la Gdm costruzioni di Milano e alla Zoppoli e Pulcher spa del Nord Est – si è aggiudicata l’appalto per aver proposto la definizione dei lavori entro 70 giorni dal loro inizio. Dieci giorni in meno rispetto alla concorrente abruzzese. Che vede così sfumare la possibilità di condurre un’opera che avrebbe non solo contribuito alla rinascita delle zone distrutte dal sisma, ma anche dato aria nuova allo sviluppo dell’economia regionale che necessita largamente di nuova linfa.
 
Oltretutto c’è da tenere in considerazione il fatto che, l’impresa lombarda dovrà portare in Abruzzo, per la realizzazione dei lavori, 400 operai propri per i quali sarà necessario realizzare alloggi di cantiere, serviti di acqua e di luce. Quindi, con ogni probabilità, i giorni dichiarati dal preventivo, saranno molti di più, in considerazione del fatto che si dovrà appunto organizzare la creazione degli alloggi dei dipendenti del nord. Un piccolo esercito che si va ad aggiungere a quello più grande e mortificato dalla stanchezza di vivere nelle tendopoli ora roventi ora acquitrinose, o che nel migliore dei casi soggiorna in strutture alberghiere che saranno certamente più confortevoli, ma restano comunque una pallidissima idea di Casa.
 
Ecco così sfumare per gli abruzzesi, una fonte di guadagno ma anche la conferma della realizzazione dei lavori in tempi brevi. E stiamo parlando soltanto della realizzazione delle basi antisismiche, sulle quali andranno poi eretti gli alloggi che potranno essere di legno o vere e proprie abitazioni in cemento. Tempo che si aggiunge al tempo. Fra proposte economiche e valutazione dei tempi di realizzazione che sforano allegramente, perché non si dichiara la necessità di altri giorni necessari ad organizzare la vita agli operai che realizzeranno il progetto. 
 
Un’altra ferita che si aggiunge ad una regione martoriata. Dal sisma, che ha creato morte, distruzione, dolore e disperazione. Dagli scandali sulle costruzioni, create con materiali di terz’ordine e che ancora oggi non trova colpevoli noti. Dagli interrogativi sulla ricostruzione stessa, che vede protagonista un decreto, il N° 39 creato ad hoc dal Governo, ove si palesano falle nella organizzazione stessa della ricostruzione (vedi ad esempio i finanziamenti che non verranno elargiti ai non residenti che non potranno quindi ricreare i propri appartamenti distrutti, e che in questa maniera offenderanno la ricostruzione delle case attigue a chi in quegli alloggi vive tutto l’anno). E dai finanziamenti, che non trovano collocazione ne chiarimento: ad oggi per esempio, nessuno ha dichiarato quale sia l’ammontare dei versamenti spontanei che i cittadini italiani hanno effettuato attraverso le cento e passa organizzazioni preposte. E nemmeno da dove verranno tratte le somme necessarie al progetto stesso di ricostruzione.
 
Falle. Scandali. Bizzarrie. Vuoti normativi. Fondi che si perdono nelle parole dichiarate e non avallate dai fatti.
 
Una volta in più, siamo spettatori di un Sistema fallace che non riesce a garantire ne a chiarire. E di questo, si è colpevoli tutti: la politica, le imprese. …gli Italiani.

Leggi l'articolo completo e i commenti