Terremoto in Abruzzo. Quando l’immagine prevale su tutto. Anche sulla vita della gente

par Emilia Urso Anfuso
mercoledì 8 aprile 2009

Fra le tante bizzarrie che ruotano intorno al drammatico terremoto in Abruzzo, ci sono da segnalare alcuni punti.

Ieri 6 aprile 2009, al Tg Uno in diretta da L’Aquila, il giornalista David Sassoli, con accanto il professor Boschi, era contornato da un folto gruppo di operatori della Protezione Civile, rimasto completamente inattivo, a braccia conserte, di fronte alle telecamere, per tutta la durata del servizio televisivo.

Oltretutto, intervistato per primo dal giornalista, il comandante del gruppo della Protezione Civile, ha dichiarato un paio di volte: "In questo momento, stiamo continuando le opere di soccorso che dureranno per tutta la notte".

Forse, i telespettatori ipnotizzati dall’orrore della visione di tanta disperazione, vista nei servizi passati dalla tv nelle ultime ventiquattro ore, possono non averci fatto caso: ma è ciò che si è palesemente potuto appurare, seguendo la trasmissione televisiva. Peraltro, nell’immagine di gruppo, spiccava un grosso ombrello rosso, a proteggere dalla pioggia incalzante.

Il professor Boschi, visibilmente alterato - causa forse il freddo della sera - ha risposto senza in verità rispondere, alle domande del cronista, dichiarando peraltro, una possibile nuova ondata di micro e macro scosse telluriche.

Cosa ci facessero questi operatori a braccia conserte per tutto questo tempo, davanti alle telecamere del Tg uno, non è dato sapere. Aspettavano un cambio turno?

Coperti dalle giacche imbottite, piuttosto che scavare con le mani alacremente, nella speranza di poter salvare ancora qualche vita umana, sembravano piuttosto pronti per una parata d’onore con tanto di Generale d’Armata.

Ma torniamo a bomba, sui fatti ed eventi.

Il tecnico Giampaolo Giuliani, grazie ad alcuni macchinari da lui stesso progettati, è in grado di rilevare e misurare la quantità di gas Radon. Si tratta di un gas pesante e radioattivo, formato dal decadimento del radio e dell’uranio sul suolo, quindi presente in ogni caso in piccole quantità sul terreno. Le misurazioni di questo gas renderebbero possibile la prevedibilità di un sisma.

Il Presidente del Consiglio, durante la conferenza stampa tenutasi ieri 6 aprile all’Aquila, ha dichiarato che "al momento, vi sono altre priorità, non certo quella di confermare o meno, l’attendibilità della comunicazione preventiva ad opera di Giuliani".

Peccato che nel frattempo, Giuliani sia indagato per "procurato allarme", cosa che peraltro, visto l’atteggiamento di totale chiusura nei confronti della possibilità di prendere in seria considerazione la sua tesi, fa pensare ancor più, che la sua possa essere più, molto più di una tesi astratta.

A poco servono le negazioni del professor Boschi (forse abbattuto dal fatto, di non essere stato lui, l’autore di tale tesi e premonizione) e di Bertolaso (anch’egli forse preso da raptus di non accettazione per tutto ciò che non lo vede protagonista).

Giuliani, almeno per ora, è indagato, e possiamo prevedere con una certa sicurezza - questo si - che non ne uscirà molto bene, da questa storia.

Proviamo a pensare: la Commissione creata nel 2002, dopo il grave sisma di S. Giuliano in Puglia, ha creato una mappatura delle zone a più alto rischio sismico. A tale mappatura dovevano seguire opere di consolidamento delle strutture architettoniche, tali da renderle antisismiche.

Tutto ciò, come spesso avviene in Italia, non è avvenuto.

Come dare quindi credito pubblicamente, ad uno sconosciuto tecnico dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, con la passione della ricerca votata alla prevenzione delle forti scosse telluriche?

Lui, piccolo tecnico, contro i bisonti del potere sismologico e vulcanologico e della stessa Protezione Civile?

Non se ne parla. Se mai questa tesi avesse realisticamente una base scientifica, questa metterebbe nel ridicolo, fior di scienziati e gli stessi soccoritori nazionali, che non possono certo perdere la faccia, di fronte ad una nazione in lutto.

Le ore scorrono. La disperazione della gente no. Non potrà scorrere. Tutta l’Italia è sgomenta. Unita in un unico tormento.

Momento collettivo di riflessione, e finalmente scopre l’umanità, che è ormai sbiadita dietro diatribe vuote, che hanno per protagonisti, personaggi ancor più vuoti, almeno per ciò che riguarda l’espressione di un voler governare a pieno titolo, non soltanto le tasche della nazione, quanto le necessità più vere.

Quanto durerà l’onda, non del sisma, ma di questa ennesima tragedia che forse - ma ne siamo davvero sicuri? - non poteva essere preannunciata, ma che già da tempo, poteva essere smorzata? Magari, con qualche opera, non grandiosa come un Ponte sullo Stretto di Messina o la Tav, ma con un paziente e continuo risanamento delle strutture edili, laddove già si sapeva esserci un forte pericolo.

Si sa, le piccole cose non promuovono l’immagine di nessuno. E pur di apparire grandi, si lascia il passo e la possibilità di morire così facilmente, alle stesse persone che magari, hanno contribuito a render bello e grande il nostro Paese e che oramai non ci sono più.


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