Terremoto. Il bisogno delle polemiche

par Ettore Scamarcia
giovedì 9 aprile 2009

Proprio quando i giornali e i politici invitano a non fare polemiche e ad essere solidali, allora bisogna attaccare veementemente. Non polemiche politiche, quelle sì inutili e dannose. Ma che partano dal basso, dai cittadini, e che portino davvero a qualcosa di costruttivo. Perchè una volta che sarà finito l’interesse mediatico sulla tragedia in Abruzzo, tutto ritornerà come prima.

Quante belle parole piene di speranza per il futuro si leggono sui giornali e si ascoltano in televisione. D’un tratto sembra quasi che i giornalisti siano le vere vittime del terremoto in Abruzzo e non le comunità locali. Per esempio sull’E Polis del 8 Aprile, a pag. 6 si legge: serve ora un grande patto nazionale che metta al centro il territorio, una nuova edilizia sicura, la difesa e il consolidamento dei centri storici. Cose che certamente non avverranno mai, ma l’importante è la retorica.

Maggioranza e opposizione fanno finta di partecipare al dolore degli Abruzzesi, mentre Silvio Berlusconi continua imperterrito a dire idiozie e a trasformare la sua presenza tra gli sfollati in una commedia grottesca: "Andate al mare, negli alberghi della costa, là c’è tanto posto" oppure "“Hanno tutte le attenzioni del caso, cure mediche, pasti caldi. Lo dovrebbero prendere come un week end di campeggio”.


I politici imperversano su tutte le trasmissioni televisive dedicate al sisma del 6 aprile, preoccupati di tenere l’etere sotto controllo e l’opinione pubblica, inferocita con Bertolaso e con l’intera classe dirigente che non ha mai fatto nulla per costruire case antisismiche e per ostacolare l’abusivismo edilizio. Infine la beffa è arrivata con l’annuncio di ieri del ministro Brunetta: il piano casa obbligherà le persone che vorranno ampliare i propri caseggiati a rispettare una serie di norme per prevenire i danni prodotti dai terremoti. Ci sono insomma voluti i morti, i feriti e gli sfollati perchè il governo decidesse di inserire delle pur sempre blande regole all’interno del decreto legge. Ovviamente non saranno assolutamente rispettate, questo lo sappiamo tutti; si continuerà a costruire in barba ad ogni vincolo paesaggistico e a rischio e pericolo di chi vive negli edifici più recenti. Bisognerebbe mostrare a quei politici che quotidianamente promettono senza mantenere, i grafici del livello di corruzione presente in Italia e del gigantesco fatturato della mafia prodotto ogni anno. In questa situazione non può proprio cambiare niente, inutile aspettarsi interventi del governo volti a risanare il mercato edilizio.

Ma ora bisogna essere solidali, dimentichiamo le polemiche. E’ questo lo slogan più gettonato, dove si ribadisce anche che gli Italiani sanno reagire alle catastrofi naturali e ai momenti di grande difficoltà. Invece no, le polemiche devono essere feroci! Basta tacere, basta continuare a dire che le cose vanno da sempre così e che non si può fare nulla. Bisogna farne e di pesanti, ma che non siano di certo quelle fatte dai politici nei salotti televisivi e nelle fosche aule del Parlamento. Deve scaturire necessariamente qualcosa di nuovo altrimenti non sarà affatto vero che gli Italiani sono un popolo in grado di reagire. Sappiamo sopportare all’inverosimile le ingiustizie e sappiamo anche mobilitarci quando una parte della Nazione è stata colpita da una catastrofe naturale. Ma questa virtù non deve trasformarsi in un difetto. Che vi siano dunque roventi polemiche da parte dei cittadini, che attacchino tanto l’intera classe dirigente quanto il sistema mediatico italiano, quest’ultimo interessato solo ai dati dell’auditel e a mantenere in vita lo status quo attuale instaurato da un potere corrotto. Se nulla verrà detto prima che si spengano i riflettori sull’immane tragedia, allora sarà stato tutto inutile: i morti saranno stati sacrificati per nulla.

Lo sciacallaggio vero è quello che stanno preparando le imprese e le ditte edilizie, pronte a piombare su L’Aquila e su tutti i paesi rasi al suolo dal terremoto. Berlusconi ha infatti annunciato la realizzazione di cento cantieri in Abruzzo e sono già stati stanziati i primi trenta milioni di euro. In tempo di crisi, come affermato anche da Roberto Saviano il giorno prima del terremoto del 6 aprile, le uniche aziende in grado di cavarsela sono soprattutto quelle edili ed in particolar modo quelle legate alle organizzazioni criminali, in grado di competere in momenti di difficoltà e in grado anche di acquistarsi il favore di imprenditori rovinati dal crollo finanziario. Pioveranno miliardi di euro e si ricomincerà a costruire dissenatamente.

Raccontino questo i giornali e le televisioni, non l’audience riscossa per le dirette in Abruzzo.


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