Terremoto Giappone: le conseguenze sull’economia

par Libero Mercato
martedì 15 marzo 2011

Storicamente i terremoti producono due effetti opposti sull'economia: da una parte frenano la crescita nell'immediato, dall'altra attraverso la ricostruzione generano una consistente ripresa economica, come accadde sempre in Giappone dopo il terremoto del 1995.

Questa volta l'impatto negativo all'inizio sarà inevitabile, basta considerare che la regione più colpita dalla catastrofe produce circa il 4% del Pil giapponese.
 
I grandi gruppi come Toyota, Nissan, Sony, Honda, Toshiba, Kirin hanno già chiuso o bloccato molti stabilimenti produttivi. Se aggiungiamo il disastro nucleare ed i danni al territorio i conti sono presto fatti.
 
In un'economia globale ed interconnessa la crisi del Giappone porta con sè una serie di conseguenze negative. Il governo potrebbe essere costretto a ridurre gli acquisti di titoli di stato americani, e non è poco se consideriamo che la banca centrale nipponica detiene, dopo la Cina, il maggior debito Usa con 882 miliardi di dollari. Oppure ci potrebbe essere un rimpatrio di capitali dall'estero per sostenere la ripresa interna.
 
Intanto il governo potrebbe aumentare la spesa pubblica per finanziare la ricostruzione e stimolare l'economia, ma con inevitabili danni alla tenuta dei conti pubblici, già traballanti (Il Giappone ha un preoccupante rapporto debito/Pil del 220%).
 
La prima decisione è stata presa dalla Banca Centrale, che ha iniettato nel sistema bancario la cifra record di 15 mila miliardi di yen (circa 131 miliardi di euro) e contemporaneamente ha raddoppiato, da 5 a 10 mila miliardi di yen (87 mld di euro) il programma di acquisto di obbligazioni.
 
I mercati però devono tener conto della recessione: imprese chiuse, infrastrutture distrutte, zone devastate e danni per 14-15 mila miliardi di yen rosicchieranno quote importanti del Pil giapponese.
 
Lunedì 14 febbraio la Borsa di Tokyio ha chiuso con un -6,18%, raggiungendo i minimi dal 2008 e trascinando al ribasso i principali listini: Wall Street -0,6%, Londra -0,92%, Parigi -1,29%, Francoforte -1,65%, Milano -0,27%.
 
Le principali società nipponiche hanno chiuso la sedute con ribassi consistenti: Toyota -7,93%, Nissan -9,52%, Sony -9,12%.
 
A livello globale si sono registrate pesanti cadute per le società che gestiscono impianti nucleari: Cameco ha perso il 12,7% e Usec Incl l'11,05%.
 
Deboli anche le performances delle società legate ai comparti energetici, compreso l'italiana Enel (-1,69%).
 
Infine, sul mercato delle polizze assicurative, i disastri naturali nel paese asiatico potrebbero comportare perdite tra i 15 ed i 35 miliardi di dollari a carico delle imprese assicuratrici e riassicuratrici di tutto il mondo.
 
In Giappone le più esposte sul ramo danni, che rappresentano ben l'86% del mercato, sono tre: Tokyo Marine Group, MS&AD Insurance Group e Nksj Group.
 
Sullo sfondo resta aperta la partita nucleare: gli eventi drammatici del week end hanno alimentato il dibattito negli altri paesi, mettendo in dubbio la fattibilità dei piani futuri e di quelli attuali.
 
In Germania la Merkel ha annunciato la sospensione per tre mesi della decisione di prolungare la vita degli impianti nucleari del paese.
 
L'Austria chiede di effettuare stress test sulle centrali europee in attività, la Svizzera blocca le autorizzazioni e ordina un'analisi degli standard di sicurezza, in Italia il solito dibattito confuso funge da preludio al refendum anti-nucleare promosso a metà giugno.
 
Non intende invece fare marcia indietro la Francial'atomo produce l'85% dei consumi elettrici.

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