Terapia genica nella Talassemia

par Maurizio
martedì 23 novembre 2010

La talassemia è una malattia genetica, nel nostro paese sono 7 mila i pazienti e oltre 3 milioni i portatori sani. Eâ una malattia ereditaria del sangue, legata all’incapacità dei globuli rossi di produrre emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno ed elimina anidride carbonica.

Nella forma major, il paziente si deve sottoporre a trasfusioni ogni due/tre settimane per mantenere valido il livello d'emoglobina. La guarigione definitiva è rappresentata dal trapianto di midollo osseo (primo intervento nel 1982 negli Stati Uniti), ma l'aspetto delicato è la non facile reperibilità dei donatori, anche in ambito familiare. Proprio per questo si è passati dal trapianto di cellule staminali da donatore correlato a quello da donatore non correlato. La sopravvivenza attuale è del 90%.

Poco meno di un mese fa, il 29 Ottobre per la precisione, si è tenuto a Taranto il convegno “Talassemie: il futuro nelle mani della ricerca”, organizzato dall’amministrazione comunale e dall’Associazione per il bambino Thalassemico. Il convegno è stato aperto dal sindaco Ippazio Stefàno, sia in qualità di primo cittadino, sia in quella di studioso di questa malattia da oltre 40 anni, che ha spiegato l’importanza della genoterapia e l’interesse per le cellule staminali che, combinate con quelle del cordone ombelicale, potenziano la speranza di guarigione per diverse patologie.

L’intervento più atteso è stato quello del prof. Aurelio Maggio, direttore Ematologia II dell’Ospedale V. Cervello di Palermo, che collabora con i centri di Roma e Cagliari e con gli Usa nello specifico con Michael Sadelain, direttore del dipartimento di genetica umana del Memorial Sloan Kettering Cancer Centre di New York.

Il prof. Maggio ha spiegato il nuovo approccio terapeutico, che si basa su una strategia tutto sommato semplice e che punta a risolvere il problema alla radice: “In laboratorio, ha spiegato, abbiamo creato un vettore virale, un lentivirus, nel quale cioè sono state eliminate le sequenze patogene inserendo al loro posto le sequenze terapeutiche; il vettore è stato poi trasferito nelle cellule di topo in coltura e nelle cellule staminali del midollo osseo di dieci pazienti siciliani”. Entusiasmanti i primi risultati, pubblicati sulla rivista “Nature biotechnology”. Si è dimostrato che le cellule trattate sono state effettivamente corrette dal vettore virale: coltivate in laboratorio, hanno raggiunto la completa maturazione con produzione di globuli rossi sani.

Questo nuovo vettore offre quindi ottime prospettive per la cura genetica dell'anemia falciforme e della talassemia, con rischi per il paziente molto ridotti. Tuttavia esistono diversi vettori virali e diverse strade che si stanno precorrendo. In Francia sono già stati effettuati i primi due trapianti di terapia genica. In un caso non c’è stato attecchimento ed il paziente è tornato al suo stato precedente. Nell’altro caso tutto è andato per il meglio e il paziente è da 27 mesi trasfusione-indipendente.

Esiste però un problema. A un certo punto, i ricercatori si sono accorti che tra le cellule corrette ce n’era un gruppo particolarmente folto caratterizzato dalla sovrapproduzione di una particolare proteina chiamata HMGA2, che è stata associata ad alcune forme tumorali benigne e anche ad alcuni casi di leucemia.

Facciamo un passo indietro: quando i ricercatori iniettano in una cellula un vettore virale con il suo carico genetico, questo va a inserirsi nel genoma ospite. In alcuni casi, quindi, può inserirsi all’interno o nei pressi di un gene che regola la moltiplicazione cellulare, alterandolo. A sua volta, questa alterazione può provocare l’innesco di un processo di tumorigenesi. Per il momento non sembra esserci alcun segno di sviluppo tumorale o pretumorale, ma ovviamente la situazione va tenuta d’occhio. I ricercatori di Palermo, hanno messo a punto un sistema per rendere la terapia più efficace e sicura usando degli isolatori, ricavati dal DNA dei ricci di mare. Gli isolatori sono barriere che impediscono ai geni trapiantati di venire a contatto tra loro.

Tra un paio di mesi avrà inizio il “trial” clinico per i primi cinque pazienti. I trial si svolgeranno a New York e tra questi ci saranno anche dei pazienti italiani.


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