Teologia della Liberazione e crisi del capitalismo moderno
par morias
sabato 21 marzo 2009
Il 24 marzo di ventinove anni fa, nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza, veniva ucciso il monsignor Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador.
La condanna a morte gli era stata dichiarata dall’allora potere governativo a causa della sua denuncia delle continue violenze nei confronti della popolazione civile che chiedeva un miglioramento della sua condizione sociale.
Oggi sono in molti, tra intellettuali ed ecclesiastici, a chiedersi quale ruolo debba avere la Chiesa cattolica nella crisi morale che investe le società politiche e finanziarie occidentali.
La crisi capitalistica attuale trae certamente origine dall’egoismo della classe dirigente e dal culto del potere e del denaro, più volte denunciato dallo stesso Pontefice.
Secondo Riccardo Perissich, esponente per anni di primo piano della finanza italiana e aderente all’Aspen Institute, il ruolo della Chiesa nel superare la crisi sarà certamente marginale: vista la pericolosità, aggiungiamo noi, di una apertura verso le rivendicazioni economiche e sociali che giungono da più parti del mondo.
Perissich scrive: << Gli appelli attuali non sono più messaggi che si rivolgono all’interno di un mondo tutto cristiano, ma si rivolgono a quella parte della società che si è allontanata dalla religione e che le chiese tentano di riconquistare. Le chiese devono però sapere che anche in questo caso il movimento può sfuggire di mano e prendere strade non desiderate, dalla crescita di gruppi fondamentalisti al risveglio di teorie "sovversive" coma la "Teologia della Liberazione">>.
Quindi secondo Perissich il vero pericolo corso dalla Chiesa è rappresentato dalla possibilità che essa perda la sua capacità di influenzare in maniera unilaterale, secondo una Verità rivelata, la vita di coloro che bene o male si ritengono cristiani: a causa delle pressioni della popolazione povera del pianeta che rivendica riforme economiche, politiche e sociali che migliorino le proprie condizioni, come sta in parte accadendo in America Latina.
La Teologia della Liberazione ha origine dopo il Concilio Vaticano II, nel 1968, e vede come padre fondatore il teologo peruviano Gustavo Gutierrez.
Nasce un metodo diverso di interpretare i precetti evangelici, spiegati non secondo il metodo tradizionale della Chiesa cattolica: cioè non in maniera deduttiva, adattando la Scrittura al contesto attuale.
Ma si parte da un metodo induttivo: si parte cioè dalla realtà, soprattutto sociale, che ci circonda e si trova una conseguente rispondenza nel testo biblico.
Il messaggio di Cristo è rivolto ai poveri, ed è ai poveri che bisogna prestare la massima cura: la povertà è un peccato sociale; non vi sono solo peccatori ma anche persecutori che opprimono le vittime del peccato che chiedono giustizia.
Per queste concezioni, ritenute dai massimi esponenti vaticani vicino alle teorie marxiste, i fautori ed i sostenitori della Teologia della Liberazione sono stati, nel corso degli anni, tenuti lontani dalle alte sfere della Chiesa.
Fu lo stesso Giovanni Paolo II a sollecitare nel 1984 da parte della Congregazione per la dottrina della fede, presieduta dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, due studi su tale nuova teologia.
Le conclusioni alle quali si pervenne furono che malgrado la Chiesa cattolica fosse vicino ai poveri, la tendenza della Teologia della Liberazione ad accettare postulati marxisti e di altre ideologie politiche non era compatibile con la dottrina sociale della Chiesa cattolica, specialmente nell’assunto in cui quella teologia sosteneva che la redenzione fosse ottenibile attraverso un compromesso con le esigenze di riscatto sociale dei poveri.
Lo stesso monsignor Romero fu ritenuto vicino alle posizioni della Teologia della Liberazione e perciò emarginato da Roma.
In una nota lasciata a Paolo VI durante l’udienza concessogli nel 1978, Romeo dice: "Lamento, Santo Padre, che nelle osservazioni presentate quì in Roma sulla mia condotta pastorale prevale un’interpretazione negativa che coincide esattamente con le potentissime forze che là, nella mia arcidiocesi, cercano di frenare e screditare il mio sforzo apostolico".
Romero venne ucciso mentre denunciava il governo di El Salvador che aggiornava quotidianamente le mappe dei campi minati, mandando avanti bambini che restavano squarciati dalle esplosioni.
Meriterebbe un’analisi anche il contesto storico in cui questa nuova dottrina è nata ed a cui è stato impedito di svilupparsi: gli anni ’70 ed ’80 erano quelli del blocco sovietico, dell’ateismo di stato, della voglia polacca di liberarsi dalla morsa di Mosca attraverso Solidarnosc, della paura per l’avanzata del comunismo totalitario in sudamerica (anche se i regimi che hanno martoriato quella terra erano tutti di stampo fascista).
Oggi queste paure dovremmo essercele buttati alle spalle, ma non è così per quella classe politico-istituzionale che ancora attacca chi non la pensa allo stesso modo dandogli del comunista.
Oggi non c’è tempo per pensare ai poveri: gli sforzi dei governi occidentali sono tutti rivolti a salvare un Sistema immorale, senza etica e dignità, che da tempo è stato screditato dai fatti, ma ancora tenta di sopravvivere come un cancro ancora capace di infettare le poche cellule sane rimaste.