Taxi a Milano: no english, sorry!

par Mauro Martini
venerdì 11 marzo 2011

à cronaca di qualche giorno fa quella che evidenzia dei limiti di mentalità di noi Italiani.

I conducenti di taxi a Milano tre anni fa avevano promesso di imparare l’inglese, così come previsto dai loro accordi di categoria, e invece solo 18 conducenti, su un campione approssimativo di 230, hanno superato il “gradino inglese”, o “english step”, se preferite. Ma i sindacati non ci stanno. Secondo le associazioni, infatti, gli accordi vanno rinegoziati perché la crisi del settore produce, su base annua, il 30% di incassi in meno.

La Regione Lombardia però non è disposta ad aumenti sostanziali, ma solo a un adeguamento delle tariffe chilometriche del 1,37% e di 5 euro per le tratte che vanno dalla città agli aeroporti. Come dire, “no english, no money!”.

Ve li immaginate i turisti, sui nostri taxi milanesi da Piazzale Udine fino alla stazione, che devono armarsi di pazienza, tanta gestualità e un italiano maccheronico. Tutto questo perché, niente da fare, il tipico tassista meneghino "no speak english".

Abbiamo voluto l'Europa, vogliamo dimostrare di essere moderni ed aperti, sempre all'altezza di un "International meeting", e poi non siamo in grado di sorprendere con un semplice "where are you going"?

Ve la ricordate l'accoppiata De Curtis-De Filippo in piazza del Duomo, con il generale austriaco di vago accento milanese, cui si rivolgono con il loro "noio volevon, volevan, savouar l'indiriss"? la Pellicola risale al 1956, i fratelli Caponi erano una macchietta nata dal genio italico scritturato da De Laurentiis.

Oggi a noi rimane solo affidarsi all'esortazione del vigile urbano di quella pellicola: "Eh, ma bisogna che parliate l'italiano, perchè io non vi capisco". Però di questo passo "the policeman" rimarrà sempre "el ghisa".

Chissà se il conducente del taxi nella foto parla italiano.

 


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